Capitolo 1

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Quando ero piccola mia madre mi portava spesso nei musei d'arte, abbiamo girato gran parte dello stato di New York tra mostre e gallerie. Rimanevo incantata a guardare ogni minuzioso dettaglio dipinto nella tela, mi brillavano gli occhi di una luce chiamata libertà. Ricordo che il mio cuore cominciava a battere un po' più forte.

In realtà, cominciavo a pensare a come facessero i pittori a trasferire tutte le loro idee ed emozioni in quel telo bianco e mi chiedevo come facessero con tanta facilità.

Ho capito solo una volta cresciuta che si dipinge per far ordine agli intrecci dentro la nostra testa, è un modo per svuotarla, o almeno io riesco solo in questo modo.

Proprio perché l'arte fa parte di me ho scelto di studiarla nel mega campus che mi si presenta davanti.

Mi incammino nell'atrio della Columbia guardandomi intorno e non sapendo dove andare, riconosco qualche volto di sfuggita ma non conosco nessuno. Sembra che tutti sappiano dove andare, tranne io che continuo a guardarmi intorno. Vedo ragazzi che ridono e scherzano, altri leggono opuscoli e altri ancora sono mezzi addormentati..bhe..il ritorno ai banchi di scuola non è semplice per tutti, no? Decido di andare dritta dove vedo una calca di persone, probabilmente al primo anno come me.

Ci sono grandi vetrate il che rende l' interno dell'edifico molto luminoso, cosa che apprezzo perché il sole sulla mia pelle mi fa sentire bene e mi da una sensazione di serenità .

Arrivo in segreteria e mi metto in fila. Mi servono gli orari delle lezioni, potevo scegliere di farmeli mandare online ma uso i dispositivi il meno possibile, solo per le emergenze. Non voglio che qualcuno mi riconosca.

La fila avanza e vedo qualcuno sbracciarsi più avanti <<Aster!>> urla il mio nome.

Riconosco subito la chioma bionda, la saluto con la mano e le sorrido, non voglio urlare in mezzo alla gente. <<Vieni qui>> mi fa segno di andare da lei e non me lo faccio ripetere due volte. Salto la fila e sento le persone borbottare ma non mi interessa.

<<Ciao Clara>> le sorrido. Lei è bellissima come sempre, splende di luce propria e mi mette allegria. La conosco da un mese, ovvero da quando ho iniziato a lavorare nel bistrò appena fuori dall'università. <<Come sono emozionata, cavolo ci pensi, il nostro primo anno>> dice entusiasta <<Vado molto d'accordo con lo studio ma penso che diritto commerciale mi farà penare>> continua perplessa <<o forse statistica>>.

<<Ehi non abbiamo ancora iniziato, con calma >> avanziamo ancora. <<Si hai ragione. Pensavo che non ci vedremo molto qui, oltre che a lavoro intendo, abbiamo corsi diversi ma se abbiamo delle ore buche possiamo stare insieme e farti conoscere alcuni miei amici>>.

Sorrido <<Certo, mi farebbe piacere>> in realtà non mi interessa fare amicizia ma se questo la renderà meno logorroica allora accetto. Io e Clara siamo l'esatto opposto, forse per questo andiamo d'accordo. Io odio le persone, lei ama avere gente intorno. Io sono solitaria, lei fa amicizia anche con i pali della luce. Io non racconto nulla di me e dei miei segreti, lei mi ha raccontato la sua vita per filo e per segno.

Arriviamo allo sportello della segreteria e una signora di mezza età con dei grandi orecchini di perle da la chiave della stanza a Clara, mentre a me consegna un foglio con gli orari delle lezioni. La biondina minuta con dei strani stivaletti rosa e due valigie maculate accanto a me alloggerà in uno dei dormitori del campus, io ho scelto di prendere un appartamento qui vicino, in modo da non fare molta strada la mattina per arrivare alle lezioni. Non ho il problema dei soldi, anche se gli affitti sono alti, il mio vero lavoro mi fa guadagnare bene ma soprattutto non ho voglia di condividere nessuna stanza.

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