C'era un bambino strano all'asilo. Aveva i capelli color pece e se ne stava sempre in disparte a disegnare o a giocare con le costruzioni. Nessuno gli si avvicinava per via del suo carattere aggressivo, avevamo paura.
Eravamo piccoli e volevamo solo giocare e fare amicizia. Con lui era impossibile. Quando stava solo non dava fastidio a nessuno, anzi sembrava un bambino innocuo. Appena ti avvicinavi, bastava un suo sguardo a farti allontanare perché non aveva lo sguardo d'angelo che solitamente hanno i bambini. Era il più alto di tutta la classe, si alzava e senza dire una parola ti spingeva con tutta la forza che aveva fino a farti cadere. Poi ti toglieva le scarpe e le buttava dalla finestra.
Lo ha fatto due volte con due bambini diversi e da quel momento nessuno gli si è avvicinato per giocare.
La maestra non si accorgeva di niente, troppo occupata a controllare i bambini che giocavano in cortile. Ci lasciava giocare e disegnare tutto il tempo. Lei comunque aveva parlato con la sua baby sitter, dopo gli accaduti.
"Il bambino è aggressivo e non si adegua alla classe. Gioca sempre solo e non lascia avvicinare nessuno. " avevo sentito per sbaglio.
Mia madre era venuta a prendermi e mi stava chiudendo il cappotto con i bottoni color crema. Eravamo fuori dall'aula, li sentii solo per questo.
A me non interessava. Non era un mio amico e sembrava anche antipatico.
Il giorno dopo mentre giocavo con una mia compagnetta, la quale mi stava rincorrendo, mi cadde l'occhio nel foglio di quel bambino, di cui non ricordo neanche il nome. Sembrava più uno scarabocchio ma i tre cerchi colorati di nero mi fecero pensare subito ad un teschio.
Così, cauta e curiosa, mi avvicinai a lui. La mia amichetta se ne andò subito lasciandomi sola con lui.
<<È un teschio?>> non so con quale coraggio aprii bocca.
Il bambino girò la testa nella mia direzione <<Lasciami in pace. Vai via>>
<<È carino sai. Però metti un po' di colore>>
<<Ti ho detto di andartene>>
Ricordo il suo sguardo furioso e le labbra serrate. Per così poco. Non avevo fatto nulla di male. Mi rattristai ma non mi mossi da lì.
Ricordo di essermi ritrovata per terra con il sedere dolorante e senza una scarpa. Le mie preferite, erano rosa con le principesse.
<<Sei solo uno sbruffone>> urlai piangendo.
Non ho molti ricordi di me da piccola, ma quello è stato un trauma e lo ricordo bene. In quell'asilo sono rimasta poco. Io e mamma viaggiavamo spesso per il suo lavoro, tra una galleria all'altra. A volte ero felice, altre volevo farmi degli amichetti come tutti i bambini.
Vedo Scott indurirsi in viso. Lo sguardo angelico catapulta in uno serio. Vuole rispondergli, lo noto dal groppo in gola che manda giù. Non si tratta di paura.
Non vedo bene il ragazzo di fronte a me, copre quasi completamente la luce dei faretti che abbiamo di fronte. Noto il suo profilo. Ha le spalle larghe e muscolose. Ha la voce roca, decisa.
Sicuramente questi due si conoscono, non voglio interrompere questa cosa tra loro. Un po' imbarazzate forse. Nessuno fiata.
Scott mi guarda con il viso dolce che aveva un attimo prima <<Ho finito la pausa. Ci vediamo dopo la serata>>
<<O..ok>> farfuglio. Si alza e mi lascia li. Da sola. So che sta lavorando ma se ne è appena andato perché uno glie lo ha ordinato e non gli ha neanche detto una parola.
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Rose e diamanti
ChickLitLa doppia vita di Aster la metterà a dura prova quando si imbatterà in Danny Esposito, conosciuto da tutti come il figlio del boss. I due faranno un patto e si useranno a vicenda fino a quando qualcosa cambia e le emozioni verranno a galla. Aster è...