capitolo 1

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La fibbia squittì liberandosi dal morso dell'anello nel quale riposava inquieta. Strattonato con un movimento veloce e minaccioso, il cuoio si contorse, gonfiando e ritraendo le sue spire, avvolto in una soffocante e estrema morsa di dolore; si dimenava quasi avesse sofferto il colpo, o avesse intuito l'immediato futuro, con quell'istinto così profondo e inconscio, da poter competere solo con quello di una madre. La cintura scorreva veloce tra i passanti come tra fronde di una giungla, annunciata da un sibilo simile a un sonaglio. Quando scivolò via anche dall'ultimo passante, sembrò sfoderare due canini grondanti veleno e si levò in aria pronta a sferrare un attacco brutale. Il cuoio batté ancora contro la fibbia e furono come l'animale e la gabbia che contiene il suo delirio. Nel volo il muso schioccò contro la coscia di quella figura imponente, lasciando dietro di sé un boato che mi forò il timpano, come un sasso che fende la superficie dell'acqua e precipita piano sul fondo del pozzo. Come un proiettile mi sciolse tutto, increspandomi la mente e ogni idea che potessi formulare. È curioso come in quel momento di terrore puro, il mio pensiero andò subito ad Amy, avrei solo voluto che non sentisse e non vedesse quanto stava accadendo, ma quella preoccupazione, investita dall'adrenalina, subito si dissolse e non riuscii più a concentrarmi su nulla, se non su ogni singolo e impercettibile movimento e verso di quell'oggetto e delle dita che lo stringevano. Quando impugnò la cintura con entrambi le mani, a una distanza simile a quella tra le zampe di un uccello appollaiato su un cavo della luce, il mio cervello andò in poltiglia come neve al sole. Le tempie iniziarono a pulsarmi pericolosamente, come se stessero per partorire migliaia di vermi. Quelle mani ruvide e scolpite si avvicinarono in una mossa veloce e la cintura schioccò di nuovo, con un grido di battaglia che sembrò trivellarmi la testa da parte a parte e riecheggiare infinite volte dentro di me, irradiarsi in ogni estremità del mio corpo, passando prima per lo stomaco, risalendo poi per la trachea e passando per le braccia fino alle punte delle dita e per le gambe, fino alla pianta dei piedi.

Strizzai gli occhi così forte che non seppi se quando li avrei riaperti sarei stato di nuovo in grado di vedere. Il pellame colpì l'aria emettendo un fischio e seppi che si stava per avventare su di me, quando un leggero spostamento di aria più fresca mi solleticò le spalle. Con una semirotazione del polso preparò il colpo e la cintura stridette contro i jeans. Poi una fiammata mi percorse come un brivido, dal basso ventre fino alla base del collo, prima inarcai la schiena, poi mi ingobbii, dopo scrollai le spalle e nitrii imbizzarrito. Affondai le unghie nel pavimento in legno, i muscoli del viso dopo essersi contorti nelle peggiori smorfie si rimodellarono, allora digrignai i denti preparandomi al colpo seguente.

La frusta si risollevò per assestare un nuovo colpo, si sospese in aria con un sospiro, come mani leggere che si spostano sulle corde di una chitarra, cercando veloci il prossimo accordo. Io trattenni il respiro e un attimo dopo, ancora una volta, quel fuoco mi incendiò le spalle e mille formiche iniziarono a camminare su di me. Di nuovo inarcai la schiena, le mie unghie scivolarono sul legno graffiandomi i timpani, e come se fosse un movimento unico, simile a un'onda, alzai la testa al cielo e spalancai la bocca, liberando un grido che sembrò levarsi in aria da solo, senza alcun movimento delle corde vocali, come un getto d'aria. Poi la mascella superiore ricadde sull'altra e per sbaglio urtò la lingua, ma non ebbi il tempo di apprendere il nuovo dolore e sospirare o boccheggiare per esso, che altre fiamme, una dopo l'altra, ad intervalli sempre più brevi, mi aggredirono. Fu così doloroso che, prima di percepire lo strazio, per un secondo sfiorai il piacere, un po' come nel sesso prima del piacere si sfiora il fastidio.

Ad un tratto mi preparai alla prossima percossa, passò il tempo che le distanziava l'una dall'altra, ma il nuovo colpo non arrivò, invece colsi la cintura accarezzare il terreno, così scattai in piedi, corsi fuori dalla stanza e mi precipitai sulle scale, ma dopo un paio di gradini sentii afferrarmi i capelli e strattonare così forte da strapparne un'intera ciocca. Caddi all'indietro e venni trascinato dalla manica della camicia. Mi dimenai scalciando e grugnendo e con molti sforzi riuscii a liberarmi e correndo ad arrivare al piano di sotto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 27, 2023 ⏰

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