3 - NIKLA

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L'edificio del Detroit Free Press è in assoluto uno dei luoghi che più adoro. Certo, a parte i boschi, i parchi, i fiumi e i laghi. Non sono molte le costruzioni che mi appassionano, eppure, il mio posto di lavoro sì.

Composto da dieci piani, il DFP mi permette di ammirare la splendida vista su Detroit già dalle prime luci del mattino. A volte, mi piace arrivare al lavoro intorno alle sette, quando gli uffici sono ancora vuoti e il caffè è ancora fresco. Adoro poter sgraffignare dalla sala break ciambelle appena sfornate senza fare la lotta per accaparrarmene una.

Sul serio, a volte anche arrivare puntuali come un orologio svizzero, alle nove, si rivela una maledizione. Sembra che tutti abbiano il tuo stesso pensiero e così eccoci lì, intrappolati in ascensore, diretti al quinto piano e pronti a sfrecciare verso la nostra colazione.

Ho imparato a care spese che è meglio svegliarmi prima e fare colazione nel mio appartamento non troppo lontano. Situato all'80 di West Montcalm Street, in una vecchia palazzina di cinque piani, è il mio posto preferito.

Non è un attico super lussuoso, è vero, ma ho tutto quello che mi serve per sopravvivere: una cucina, un bagno, due camere, un soggiorno e una sorta di sgabuzzino adibito a lavanderia. Per quello che pago, è più di quanto potessi sperare. E la parte più bella è che dista solo cinque minuti in auto dal lavoro. Anche se, devo ammetterlo, la maggior parte delle volte preferisco prendere la metropolitana, ci impiego circa un quarto d'ora in tutto ad arrivare ma è sempre meglio che restare imbottigliata nel traffico delle otto.

Raggiungo la mia scrivania a passo svelto e crollo sulla sedia girevole. Sulla gonna si formano all'istante delle grinze, eppure non me ne importa un fico secco. La mia bella figura l'ho fatta, adesso posso anche poltrire qui tutto il giorno e...

«Nikla? Il signor Green ti vuole nel suo ufficio» sorride Pam, piazzandosi davanti alla mia scrivania, la sua solita agendina stretta tra le braccia.

Aggrotto la fronte, confusa. «Non avevamo appuntamento, l'articolo su Worboys deve essere revisionato.»

La donna fa spallucce, segno che ne sa tanto quanto me. «Andiamo, lo sai che non gli piace attendere.»

«Certo, a lui piace farsi attendere. Giusto?» La punzecchio mentre ci avviamo verso l'ascensore. Nell'istante in cui si aprono le porte, la chioma scura del mio amico, Silver, fa capolino dall'altro ascensore.

«Che hai combinato?» domanda, sempre dritto al sodo.

«Non ne ho idea, ma sto andando a scoprirlo» ribatto.

«Mmh,» arriccia le labbra, «non farti licenziare. Spettegolare in questo posto è difficile.»

Lo ignoro e filo all'interno del cubicolo insieme a Pam. Arrivati al decimo piano, percorro il breve corridoio e mi fermo davanti alla porta. Pam bussa e compie un passo indietro.

«Avanti.»

La donna apre la porta e si fa da parte. «Signore, la signorina Stevens è arrivata.»

«Ah, grazie, Pam. Falla accomodare.»

«Prego.»

Ringrazio Pam e raggiungo una delle due sedie posta davanti alla grande scrivania in legno massiccio. Pagherei quattrini pur di averla in casa o raggiugere la posizione del signor Green per poterne avere una tutta mia.

«Buongiorno, signore» asserisco mentre mi accomodo.

«A lei, signorina Stevens» sorride l'uomo, prima di rivolgere lo sguardo allo schermo del suo computer. «Questi affari sono incomprensibili» borbotta. «Ma come... ah, ecco. Bene!» esclama.

𝐇𝐈𝐃𝐃𝐄𝐍 [𝐃𝐞𝐭𝐫𝐨𝐢𝐭 𝐃𝐢𝐥𝐨𝐠𝐲 𝐕𝐨𝐥.𝟏]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora