Under our starlight - A Solangelo Wolf AU Story -

Prologo

Era una notte maledetta.

Era così che i lupi chiamavano le notti senza Luna, quando l'unica luce sono le fioche stelle, che senza la Luna sembrano vuote, come un albero natalizio con solo le decorazioni, ma senza qualcosa in cima.

Bello, ma senti che qualcosa manca.

Ma quella notte in particolare era peggio delle altre.

Una giovane lupa bianca candida, con gli occhi del colore del tronco degli alberi che la circondavano, correva.

Correva libera, come un'ombra sulle pareti di un palazzo, quando il proprietario è in ritardo per un incontro.

Dietro di lei, poco distante, la seguiva una lupa grigia, con zampe, muso e gola bianchi.

I due animali sembravano amici, e si stavano chiaramente divertendo.

Dietro di loro, un po' distante, le seguiva una figura nera, nascosta tra le ombre.

Le giovani lupe arrivarono in uno spiazzo più libero, senza alberi, lontano dal territorio del loro clan, in un punto neutro, libero, senza nessuno.

L'ombra sogghignò appena.

Bianca e la sua amica Zoe guardarono il cielo, vicine, godendosi una notte maledetta ma libera, dato che la scarsa luce permetteva ai lupi di sgattaiolare fuori, alla luce delle stelle.

Peccato che permetteva a ombre tra le ombre di compiere ciò che erano state mandate a fare.

"Stupidi, giovani lupi... sgattaiolare fuori dal territorio del loro clan nel cuore di una notte maledetta, specialmente quando uno di loro è diretto nella linea di sangue per il comando... sangue del suo sangue, libero di scorrere..."

L'ombra si avvicinò, un passo. Un altro. Sempre più vicina.

Bianca rideva, gioiosa. "Potremmo scappare assieme! Non desidero diventare leader, e tra qualche giorno il mio destino sarà segnato... scappiamo... stanotte?" la lupa bianca fisso negli occhi quella argentata.

"Non... non saprei, Bianca... non sono sicura di voler abbandonare le mie sorelle così, e poi, che ne sarà di tuo fratello e tua sorella?" chiese Zoe, con un'espressione preoccupata.

"Hai ragione Zoe... non posso lasciarli, sono ancora piccoli..." Bianca guardò il cielo.

Le stelle si riflettevano nei suoi occhi, luccicando.

"Vedremo cosa Licaone e Lupa chiedono di noi. Il destino è scritto, non si può cambiare, dopotutto."

L'ombra lo sapeva. Era il momento.

Approfittando della distrazione delle giovani lupe, con un balzo si scagliò su di loro.

"Attenta!" gridò Zoe notando l'ombra e spostandosi dalla sua traiettoria.

Bianca non fu altrettanto fortunata.

Il lupo scagliò un fulmine su di lei, che la uccise sul colpo.

Quindi si voltò verso Zoe, con gli artigli scintillanti di sangue ed elettricità.

"Hai visto troppo, giovane lupa... purtroppo per te, sarà l'ultima cosa che avrai fatto"

La luce scintillante dei fulmini illuminava quella notte maledetta.

A Nico i fulmini non piacevano.

Hazel dormiva accanto a lui, la sua pelliccia marrone-ambrato che luccicava alla luce delle saette che solcavano il cielo.

Il giovane lupo allungò la zampa fuori dalla grotta e toccò l'erba, quindi annusò la rugiada che gli bagnava la zampa.

"Ma non piove..."

A Nico quei fulmini sbagliati non piacevano.

I fulmini dovevano cadere con la pioggia e i tuoni, suo padre lo diceva sempre.

Se i fulmini non venivano con la pioggia, allora qualcosa era sbagliato.

Nel loro clan un solo lupo sapeva creare i fulmini, di un giallo abbagliante, molto potenti.

Il suo nome era Zeus, ed era il fratello di suo padre, che un tempo aveva il comando, ma il desiderio di una vita più tranquilla con sua moglie e sua figlia l'aveva portato ad abdicare.

Il posto sarebbe spettato a Poseidon, l'altro suo fratello, ma lui aveva avuto da poco un figlio e voleva dedicarsi a lui, perciò il comando era passato a Ades, l'unico dei fratelli senza figli.

Però i fulmini nel cielo non erano gialli.

Erano azzurro-bluastri, come se il lago si fosse messo a scintillare nell'aria, creando ramificazioni degne di un albero.

A Nico comunque non piacevano.

Cercò di addormentarsi, nonostante le strane luci dei fulmini e la sensazione che qualcosa di sbagliato e terribile stava accadendo, che gli avrebbe cambiato la vita.