Dubbi (One Shot Orion Atlas)

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Sono giù d'umore e anche tanto. Doveva essere una scazzottata e mi sono ritrovata a far impazzire Atlas con alcune paranoie, che in parte sono anche mie. Perché, come al solito, quando sto male, corro a rifugiarmi da lui.
Pubblico di getto, senza nemmeno correggerla perché altrimenti la cancellerei.
Arriveranno altre allegre su loro due, forse. Boh, questa raccolta diventerà una valvola di sfogo, mi sa.
Scusate comunque per il momento e la poca allegria🫠

***

Atlas

Non ne posso più. È una giornata di merda.
Mi sono risvegliato già abbastanza nervoso in quel motel del cazzo. Il letto è scomodo, ma almeno non devo dormire sullo stesso materasso con Orion. Anche perché russa. Ho voglia di ucciderlo nel sonno.

Comunque, almeno siamo riusciti ad ottenere una stanza con due letti separati.

La tempesta non accenna a voler smettere da ieri sera. La pioggia batte furiosa sul marciapiede e ticchetta smaniosa sulle finestre. Mi metto seduto e lancio le coperte all'aria. Fissò le gocce che scivolano una sull'altra sul vetro, ingoiandosi tra loro.
Mi sento come quella tempesta, il poco di sole che avevo dentro si era trasformato in pioggia, lasciandosi ingurgitare dalle nuvole. L'amore era marcito in odio.

Quando andava così, c'era una vocina nella mia testa. Ed era così maledettamente simile a quella di Perez.

«Non provi niente. Sei un buco nero. Questa è la tua natura. Sei morto dentro, Jeremiah.»

Non so come mi sento. Non lo so più da tempo. Pensavo che, dopo tutto quello che era successo, lanciarmi in una missione non fosse poi una cattiva idea. Avevo accettato la missione che Killian mi aveva proposto, pur di farmi fare qualcosa. Perché, solo quando le mie mani si sporcavano di sangue, i miei pensieri si arrestavano.

E adesso mi ritrovavo a fare il corriere di droga, insieme a quell'idiota che Killian mi aveva affidato come collega. Orion non sa stare zitto, mi irrita.
Mi irrita perché, nonostante sia morto, c'è qualcuno che lo ama e lo aspetta. Che ci spera.

Mi chiedo io per cosa sia fatto. Perché io non trovo una risposta. Se sono ancora qui è perché sono anche troppo codardo per voler dire addio a questo posto. Mi piace essere solo o ci sono semplicemente abituato? Le vite degli altri vanno avanti, anche quelle dei miei amici. Il dispiacere per me dura per poco, com'è giusto che sia. Devono andare per la loro strada, è normale.
Ma mi chiedo a me cosa resti, dopotutto.

«Guardati, Jeremiah. Tutto solo. A te cosa resta?»

Forse la mia nuova coscienza, con la voce di Perez, ha ragione.
Cosa mi resta?

Sto frugando nella mia vita, alla ricerca di una risposta o sto fuggendo?

«Sei adorabile, così tutto solo.»

Il mondo continua a girare, con o senza di me. Il dolore può restare per poco, pian piano sbiadisce, come una piccola cicatrice.

Mi tiro di scatto in piedi, ma vado a sbattere col piede contro l'armadio e impreco. «Vaffanculo.» Tiro un pugno alla parete, che a quanto pare è di cartongesso e si sfracella sotto il mio colpo.

«Dio santo! Sono le tre di notte, perché non provi a dormire come una persona normale?» Orion sussulta.

Mi giro verso di lui, riservandogli un'occhiata truce. «Vaffanculo anche a te. Idiota del cazzo. Posto del cazzo.» Prendo il portafoglio e la mia giacca di pelle e mi precipito fuori dalla stanza.

Fa freddo e mi stringo nella giacca, affondando le mani nelle tasche. Il vento pare essersi calmato, ma sento il cuore in gola. Mi poggio contro la parete e tiro su col naso. Mi lascio scivolare a terra, nonostante sappia che il mio culo si bagnerà e mi lamenterò tutto il giorno per questo.

𝐑𝐚𝐜𝐜𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐎𝐧𝐞 𝐬𝐡𝐨𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora