Capitolo 1

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Il primo respiro

Ci fu un tempo le cui lancette all'inizio rimasero sconosciute .
Il loro ronzio incessante cominciò a divenire un sibilo, poi in un vociferare lontano, fino a divenire un vero e proprio racconto.

Il legno

A milioni di chilometri oltrepassando oceani e montagne, in un una foresta folta come la chioma di un leone, un albero cadde schiantando il suo corpo sulla terra, come abbattuto da un oscuro pensiero.
Ma poi ne cadde un altro e un altro ancora, fino a quando il loro numero divenne denso come l'argilla di un vaso, che uno sconosciuto prese a modellare affinché da ciò che aveva una forma e un senso, si sarebbe trasformato in altro, con uno scopo totalmente diverso.

Uno di quei tronchi fu trasportato lungo un fiume tortuoso, giù per la valle, poi fu preso e portato in un luogo dove uomini, dalla fronte grezza e dalle mani logore, cominciarono a torturare la sua corteccia, con martelli e scalpelli, trasformando la sua forma e dividendo la sua essenza in parti uguali.

Quando quell'albero non esistette più, da esso nacque una tavola, che afferrata da mani umane fu inchiodata a una sagoma proprio come il Cristo alla sua croce.

Da quella tavola, e da tante altre, insieme a mattoni, fatica e sudore, nacque un palazzo maestoso.

Quel palazzo divenne residenza di uomini nobili, Principi
guerrieri e tiranni assassini.

Poi d'improvviso dal giorno alla notte qualcosa cambiò; qualcuno morì, le grida rimbombarono tra mura del palazzo, le lanterne divennero del sangue, le finestre vennero chiuse, inchiodate tra loro, affinché la luce non penetrasse.

Tutt'intorno ciò che era fiorito in passato, divenne arido per mai più rifiorire.

Fu come se una maledizione si fosse abbattuta su quel luogo. Qualcuno raccontò di aver visto un uomo dietro l'unica finestra che era rimasta aperta, ma nulla più; di lui non si seppe mai la verità, in realtà non si seppe neanche se esistesse davvero.

Una cosa sola era certa, la notte quando l'aria invernale soffiava sul palazzo, neanche la neve attecchiva sul suo tetto, c'era chi affermava che fosse per il semplice fatto che nella casa del diavolo, non esiste il freddo.

Un giorno non appena la primavera cominciò a spiegare le sue ali, un carro su cui viaggiavano un uomo e una bimba di sei anni, passò per una strada sterrata, il carro trasportava tessuti, ed era diretto al paese di Riquewihr. Durante il tragitto, l'uomo alla guida, si accorse che uno dei mozzi delle ruote si era allentato pericolosamente, capi che, se avesse proseguito, quel perno si sarebbe staccato, rovesciando il carro e il suo contenuto.
Decise, allora, di fermarsi proprio davanti a un misteriosa casa abbandonata, l'uomo fece scendere la  bimba, mise il freno e , con l'aiuto di una chiave iniziò a stringere il mozzo, chiedendo alla figlia di non allontanarsi dal carro.

Come tutti i bambini, Bella, questo era il nome della bambina, dimenticò in fretta di seguire il consiglio del padre e lasciando spazio alla voglia di esplorare, si avvicinò alla  casa.

Il cancello intarsiato di rose e steli in ottone, era chiuso con una catena, ma non era abbastanza stretta per impedire alla bambina di infilarsi tra le due sporgenze rimaste aperte.

Entrata, osservò con curiosità quelli che un tempo dovevano essere stati grandi vasi in muratura dove erano stati, a loro tempo, piantati fiori, alberi e cespugli di ogni forma e colore.

Bella, con la sua bambola, cominciò a impersonare una principessa, alla ricerca del suo principe.
E nell'imitare un festoso ricevimento, la piccola si avvicinò sempre di più alla porta centrale della casa, dal cui ingresso sporgeva una lunga e degradata scala.

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