Capitolo 2

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160 anni prima (Adam)

In una delle duecento stanze del palazzo, la più lussuosa e grande di tutte, quella mattina c'era un uomo, il suo nome era Adam, era immerso in una vasca enorme, in cui il vapore caldo risaliva verso il soffitto.
In mano un calice d'oro di vino rosso, intorno a lui tre donne nude dal corpo giovane e fresco, reggevano una brocca, un asciugamano e un vassoio di cibo.
Donne belle e giovani, ma dallo sguardo perso nel terrore per ciò che poteva loro accadere.
La stanza era davvero enorme con dei finestroni adornati da tende stupendamente lavorate senza lasciare nulla al caso.
Il letto sfatto da una notte di ingordigia e lussuria, ridotto ad un campo di battaglia tra lembi di setose lenzuola accartocciate come rovine di un palazzo che non aveva saputo ne voluto resistere alla tempesta che si era abbattuta , osservando i rimanenti lembi di vestiti e capi intimi alla battaglia non avevano pertecipato solo due rivali di sesso diverso, ma ben in numero superiore.
D'altronde lui era il figlio di re, Filippo Vargan, reggente in quel periodo, di tutte le terre che si estendevano intorno al palazzo per chilometri e chilometri, che comprendevano tutti i paesi limitrofi.

Se pur giovane e di una bellezza disarmante, era un uomo profondamente malvagio e diretto, cosciente di chi era e di cosa poteva fare:
Tutto!
Quel tutto, fatto di sottomissione, terrore per ciò che una reazione sbagliata ad un suo comando o ad una sua domanda avrebbe causato.
Paura nata da avvenimenti passati, nei quali i visi e le ombre di molti servitori, soldati e quelli reputati per breve tempo amici, erano scomparsi nel nulla o apertamente spostati in poco comode prigioni per aver osato contrastare il suo semplice volere.

Il bagno

Il principe Adam:

"Tu versa! cosa aspetti? Non ti sei accorta che il mio bicchiere è vuoto giò da tempo?
Devo forse far frustare quel bel corpicino che ti ritrovi per farti ricordare le cose?
"Attenta a non farne cadere neanche un goccia altrimenti ti farò frustare a sangue."
Questo vino deve essere per te come il tuo stesso sangue ogni goccia che sarà versata fuori sarà tolta a tè.

<La serva terrorizzata si avvicinò al principe cercando di versare il vino e riempirne il bicchiere.
Ma Adam, con un sorriso ironico, lo portò all'interno della grande vasca, allontanandolo da lei e costringendola ad avvicinarsi di più, poi le infilò le dita nella sua vagina prima sfiorandola poi con forza, facendola barcollare e dondolare pericolosamente il vino nella brocca.
Era una sensazione di terrore e piacere, un miscuglio di gusti opposti da cui dipendeva la sua stessa vita.

Adam era fermo e la guardava negli occhi, mentre si torceva su se stessa, nel tentativo di mantenere la brocca dritta e non farsi prendere dalla sensazione fisica di quelle dita dentro di sé.
Un pegno da pagare per una donna nata in quel regno tra le pallide braccia di una madre serva amorevole ora spezzate dalla cattiveria di quell'uomo e delle sue mani.

Si fece forza costringendosi a a versarlo lentamente, per resistere, mentre Adam le muoveva sempre più velocemente, fino a quando non venne nella sua mano, giusto all'ultima goccia di vino versata.>

Adam:
"Sei stata brava, piccola ancella a mantenere il controllo, avrei scommesso in un bagno di vino appena ti avessi infilato solo il mio indice dentro e invece hai resistito all'intera mano, ma ora non ho più sete, ho voglia di soddisfare il mio membro.
Hai due scelte a questo punto:
Esaudire il mio desiderio e succhiarmelo fino a farmi godere o lasciare che io provi quanto queste due ragazze al tuo fianco, resistono senza respirare con il mio cazzo in bocca.
A te la scelta!

La serva rimase immobile e dopo aver osservato le due donne nei loro occhi persi , mentre Adam si alzava dalla vasca, lei s'inginocchiò davanti a lui poggiando le mani sul bordo, il principe gli infilò il suo pene in gola, facendo cadere tutto il vino sul pavimento, e cominciò a spingere la testa della donna con forza sul su di esso, producendo un rumore liquido di saliva intenso, poi guardò le altre due e gli ordinò di baciarsi a vicenda.
Le serve costrette, obbedirono, cominciando a baciarsi ma solo sfiorandosi le labbra, Adam allora irritato, gridò verso di loro incitandole a mostrare la lingua entrare nella bocca l'una dell'altra, così iniziarono a baciarsi con foga e Adam ancor più eccitato da quella scena, venne subito nella bocca della prima serva, ricoprendo il suo viso di sperma.>

Poi come se nulla fosse accaduto, lasciò andare la testa della donna ormai senza fiato, per quella intima parte di lui che era stata costretta ad ingoiare suo malgrado.
Adam Prese il lenzuolo per asciugarsi, ponendolo sulla spalla come facevano gli antichi senatori romani, lasciando in vista solo il suo addome scolpito e una parte del suo petto.
Si diresse verso il grande specchio posizionato a lato del letto guardandosi con accondiscendenza, poi cacciò via tutte.
Fu come assorto in mille pensieri bramosi, osservando la perfezione di quelle naturali sporgenze sul suo ventre a cui facevano da armatura due braccia delineate da incavi profondi tra un muscolo e l'altro, come se la natura si fosse fermata durante la sua opera e avesse voluto dare a quel corpo l'essenza della potenza, unita alla bellezza e alla sagacia di possenti muscoli che avvolgevano la sua persona.
Poi alzò il suo sguardo verso il proprio volto e con un incedere curioso si osservò fino a giungere ad i suoi stessi occhi e fu solo in quell'istante che quell' l'odio e arroganza che pervadeva ogni angolo del suo essere fu come per un attimo sostituito dal tremore di pupille incognite oltre le quali si celavano stanze chiuse, oscure, serrature mai divelte, dove giacevano le profonde radici del suo essere malvagio e distorto.

(Un pensiero nascosto in una stanza semi buia, in cui da lontano osservava una culla dondolante e un bambino lamentarsi a piena voce e nessuno giungere a sedare le sue paure.)

Il tutto fu interrotto dalle nocche del suo pugno che sanguinanti lasciarono lembi di pelle mischiato a vetro divelto incavato sotto il peso di quel gesto, in cui Adam riversò per un breve attimo un odio feroce ma che in realtà sembrava rivolto a se stesso.
Cosa nascondeva quest'uomo all'apparenza sicuro di sé, cosa alimentava la sua continua ricerca del male e del diniego di ogni minima parvenza di umanità.
Forse un tempo cucciolo, aveva goduto anch'egli delle carezze affettuose di una madre amorevole o la sua vita era stata vissuta all'ombra di quercie oscure dove si era perso senza più ritrovarsi?
Una cosa era certa, sussurrata per disprezzo di molti o per alimentare leggende nei suoi confronti; si narrava che al suo incedere, persino le fiamme dei candelabri barcollavano svampite di terrore e all'invocare il suo nome il silenzio si erigeva senza fiato.
Questo era Adam, questo era il principe spavaldo.



La malvagita' dell'uomo a volte e' cosi grande perché grande e' il rancore che lo ha generato!

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