Capitolo 3

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L'altro capo della corda
Adele

Il riflesso della luce del mattino si spandeva sulla pelle di quello che sembrava un angelo dal meraviglioso corpo femminile, irradiava angoli sinuosi di un universo donna dalla pelle morbida di un corpo inghiottito a tratti da capelli lunghissimi biondo dorato, che l'avvolgevano come una Eva del paradiso.
Viso liscio e delineato, labbra dalla sagoma corposa, occhi ammantati di uno colore tenebrosamente scuro, mani affusolate e lunghe con un corpo perfettamente omogeneo da cui sfociava un seno non prorompente ma proporzionato al suo corpo come un sole che sorge al centro perfetto dell'ombra di due picchi rocciosi.
La sua bellezza era il riflesso di una natura incontaminata una purezza del creato, dopo la cui creazione Dio fu giustificato al riposo dopo una tale opera meravigliosa.

Completamente nuda come una dea ella era avvolta tra le mani di serve che con delicatezza estrema, in una danza pacata, erano intente a levigare le sue forme con piccoli stracci imbevuti di acqua ed essenze profumate dai mille odori.
In quella posa avrebbe destato il sonno di chi da tempo era già oltre ogni palese incubo, avrebbe silenziato le orme di eserciti in battaglia lasciandoli ammutoliti davanti ad una tale danza di bellezza, era come in un dipinto vivente.

Poggiando il peso sulla sinistra la sua gamba destra era leggermente piegata evidenziando un meraviglioso polpaccio dal lineamento arrogante e breve, che s'intravedeva dalla trasparente vestaglia tenuta su con le mani, mentre una delle serve vi versava dell'olio profumato.
La curva che disegnava il collo del piede ricordava quelle delle statue romane nella propria perfezione e posa plastica.
I suoi seni sporgevano leggermente dall' incrocio dei lembi della vestaglia, evidenziando i capezzoli che urtavano quel tessuto leggero con una sensuale intermittenza, in base al movimento del suo corpo.
Quando poi passava le mani su di esso dava l'idea di una carezza sensuale ed erotica che trasmetteva una eccitazione sessuale involontaria, prodotta dai suoi movimenti lenti e avvolgenti.

Era in piedi dentro una piccola tinozza, cosa assurda, potendo avere a sua disposizione una vasca enorme appositamente costruita per lei, quell'immagine era come se un orafo avesse deciso d'incastonare uno zaffiro prezioso su una corona fatta di una vecchia corteccia di un antico e vecchio albero.
Ma l'incomprensibile situazione era dovuta al fatto che Adele aveva sempre odiato immergere tutto il suo corpo in un solo momento, le dava la strana sensazione di annegare pur non essendoci un motivo plausibile; probabilmente la sua paura era dovuta all'episodio legato alla nascita.

VENTIDUE ANNI PRIMA
Salvata da un pugnale


In una grezza stanza, attorniata da uomini enormi sudici dal lavoro nei campi, la cui forza risultava in quel momento inutile, e da donne ansiose come se ciascuna fosse la madre della pargola nascitura; una donna, bella ma provata dalla naturale battaglia di una prole pronta a nascere, giaceva su di un letto tenendo le lenzuola attorcigliate come funi ai propri gomiti, come a volere scappare senza trovare il giusto equilibrio tra forza e resistenza.
Era la madre di Adele
Persino nascere fu per la piccola una lotta per ottenere e afferrare il primo respiro, il suo primo vagito, un segno questo della sua futura vita non priva di lotte e cadute. Venuta al mondo dopo 7 mesi dalla gravidanza fu solo grazie all'intervento di una delle levatrici e della sua esperienza, che Adele riuscì a venire al mondo viva.
Nadine, questo era il nome della levatrice del piccolo villaggio in cui nacque Adele .
Lei si era accorta in tempo, che i dolori della madre, non corrispondevano a quelli usuali di un parto normale, scrutando il ventre di quella donna gravida, come un esperto medico udì nei lamenti esasperati della madre e nel raggomitolarsi all'interno della placenta la piccola, una profonda sofferenza.
Se avesse lasciato persistere la situazione, entrambe non avrebbero superato quel giorno e la piccola non avrebbe percorso alcun sentiero di vita.
Nadine correndo il rischio di ucciderle entrambi, quel giorno rinunciò all'egoismo umano per se stessa, scegliendo di essere l'autrice di una tragedia o di un lieto evento.
Prese un pugnale dal fodero di uno dei cacciatori fuori la stanza, lo passò su una candela sotto gli occhi increduli delle altre e infilandolo sotto il lato destro della pancia, bucò la placenta facendo rompere le acque, aveva capito che la bambina stava letteralmente affogando dentro il liquido amniotico.
Gli occhi di tutti si spalancarono alla visione di un tale gesto che sembrò orrendo, specchiando l'ignoranza di chi non sa cosa sta succedendo, ma il dolore del pugnale fu desto dimenticato e sostituito dal silenzio stanco della madre e da quello terrorizzante della nascitura.
La donna si sbarazzò del pugnale e infilò le dita nella bocca della piccola cercando di soffiarvi dentro aria attraverso le piccole labbra.
Prese a battere la sua piccola schiena come per destarla da un sonno non voluto, prima con delicatezza, poi con sempre più forza e irruenza, quasi a destare uno dei presenti ad intervenire sgomento per quella violenza.
Ma dopo pochi istanti quella silenziosa oscurità divenne sole luminoso dal di vagito della piccola.

Quel giorno una umile donna, Nadine, cambiò il destino di tutta la sua famiglia concedendo ad Adele di nascere.
E permettendo a quella madre di osservare per la prima volta il suo meraviglioso viso lercio di sangue e placenta ma che ai suoi occhi era il viso più dolce che avesse mai visto.


La fine del bagno

Terminato il bagno, Adele fece cadere involontariamente la vestaglia dietro le sue spalle per indossare l'abito di quel giorno, e se pur lo fece con un semplice movimento della sua schiena, fu come vedere un'angelo svestire le proprie ali davanti alla grandezza di Dio.

Quel giorno Adele e Adamo erano due sentieri che attraversavano un paesaggio totalmente diverso, inconsapevoli che di lì a poco avrebbero ricevuto una notizia importante, che irrimediabilmente avrebbe portato le loro strade ad incrociarsi.
Due persone all'apparenza totalmente opposte, frutti di alberi cresciuti all'ombra di un sole diverso, che aveva reso l'uno arido e violento l'altro solido e rigoglioso.


[La bellezza di una donna è come l'inchiostro di una penna, senza di essa solo pagine bianche]

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