La serata finì come molte altre si erano concluse prima e molte altre erano destinate ad avvenire in seguito: noi ubriachi, ma così rilassati e felici che anche Lucien, pur cercando di mantenere la sua facciata di imperturbabilità, non poté evitare di sciogliersi in una poderosa risata nel vedere che tentavo di far fare qualche tiro dalla sigaretta al ragazzo che mi stava davanti e che si allontanava sempre più infastidito.
Ghignai e poi, tirandolo leggermente per la manica della camicia, lo tirai verso di me, riuscendo finalmente a convincerlo. Lui, dopo aver compiuto ciò che tentavo di fargli fare da una decina di minuti, sbuffò e distolse lo sguardo fintamente offeso e allora gli scompigliai i capelli per prenderlo nuovamente in giro.
Mentre recitavamo, ormai biascicando, versi di poesie e battute di commedie ridendo, stropicciandomi gli occhi, allungai la mano verso di lui per sentire la sua presenza, improvvisamente impaurito che quel momento dove tutto sembrava così semplice, privo di alcuna complicazione, potesse non essere vero.
Quando lo toccai sul polso e spostai piano la mia mano verso il dorso della sua, lui mi guardò e sorrise confuso. Non gli spiegai cosa mi stava passando per la testa in quel momento, ma lui ormai abituato a quei miei particolari momenti mi lasciò fare.
Poi con la voce impastata e stanca tentò di iniziare un discorso che doveva essere serio, ma ormai tutte la parole per il troppo bere uscivano sconnesse: «Mon ami... Dorien... accetta il lavoro... ti prego...».
Staccai la mia mano da lui e la riportai al mio bicchiere che era quasi vuoto, lo sollevai e trangugiai il liquido rimanente: «Mon ami... ci penserò... je jure...».
Mi prese la mano tremando leggermente con gli occhi resi lucidi dall'alcol, stanchi, ma brillanti: «Mi fido di te... lo sai... cerca solo... di non illudermi troppo, d'accordo?». A quella frase piena di significati nascosti, mi limitai ad annuire e ritrarre la mano, dopo aver stretto la sua con la mia.
Passato qualche istante, dove cercammo di stare in piedi, barcollanti ci separammo nelle stanze adibite a noi per la notte e lì io crollai immediatamente, stordito dal mal di testa.
Il mattino arrivò troppo velocemente. Un brivido di freddo mi corse per tutto il corpo quando aprii la finestra per capire com'era il tempo. Ero stanco e i postumi delle bevute accumulate in quei giorni si stavano facendo sentire prepotentemente. Il mio corpo mi stava avvisando che era da un po' che non gli concedevo una dormita regolare e che ne avevo assolutamente bisogno, ma misi da parte questo problema.
Mentre mi avvicinavo per pagare, chiesi a Lucien, che si era già alzato, carta e penna e feci passare sotto la porta della camera del mio amico un biglietto per avvertirlo che mi sarei avviato a casa e che, ovviamente, avevo già saldato il conto. Conclusi quel breve messaggio con un sincero augurio di buona giornata e di buon lavoro per le prove del mattino e lo spettacolo della sera.
La strada verso casa fu troppo breve. Così distratto dal piacevole vento che pizzicava la mia pelle e dal profumo tipicamente invernale, non riuscii nemmeno a ricordarmi che una volta giunto a casa mi avrebbe accolto un padre entusiasta per l'imminente matrimonio del primogenito.
«Figlio mio, rallegrati con me! Tuo fratello si sposa!». Una forte nausea e un pungente disgusto mi inondarono lo stomaco a causa di quell'essere che dovevo chiamare padre, ma che di quella figura aveva poco niente.
Con la voce carica di disprezzo e sarcasmo sorrisi: «Padre, dovrei essere felice che finalmente quel donnaiolo di mio fratello sarà costretto a non illudere altre ragazze, dal momento che sarà impegnato per tutta la vita con una sola donna? Perché siete solo un materialista che non ha mai avuto il coraggio di prendere una decisione istintiva, ma ha sempre effettuato prima un calcolo dei profitti? Oppure perché tra poco questa sventura toccherà anche a me e voi non avete neanche lontanamente preso in considerazione l'idea che questo non sia ciò che voglio?» stavo sfidando la sua pazienza e mi piaceva. La sua rabbia mi dava gioia e non mi sentivo minimamente dalla parte del torto.
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Libertè et Amour
Ficção GeralFallace e dura è la vita dell'artista. Incomprese, strane e spesso folli sono ritenute le menti geniali. Tra pizzi e merletti Dorian spende gran parte del suo tempo... viaggiando con la mente e finendo gran parte delle volte col pungersi con l'ago...