XXXVI

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Sofia non ebbe il tempo di riflettere. Si aggrappò ad Akihito, terrorizzata dall'idea che fossero in pericolo, chiuse gli occhi ed entrò nell'altra dimensione. Il passaggio non fu svelto né liscio, come al solito. Non avendo tempo a disposizione, il corpo di Sofia parve non riuscire ad abituarsi al cambiamento, ad essere liberato dalla sua coscienza. Le sembrò divenire sottratta dalla sua carne.

Si piegò in avanti, una mano premuta sullo stomaco per impedire al vomito di avere la meglio.

Ricacciò indietro quel poco che aveva avuto per colazione e si impose di agire velocemente. Avendo l'aura di Akihito a portata di mano, l'attirò verso di sé, ordinandole di aumentare e permettergli di difenderli.

Completato il primo passaggio, spostò lo sguardo sui loro opponenti. Niles era partito alla carica, attirando su di sé la maggior parte dei loro avversari, lasciando ad Akihito solo due gruppi che allo stesso tempo si stavano combattendo tra di loro.

Sofia aprì l'altro palmo, puntandolo contro i loro avversari e, ripetendo l'azione che aveva scoperto nella stanza del piano77, ordinò alle loro energie di raggiungerla.

La resistenza che trovò era più forte di quella che aveva combattuto nella stanza. Si concentrò, costringendosi a respirare lentamente.

Non riuscendo ad attirare nessuna di quelle auree, decise di concentrarsi su quella più debole. La chiamò a sé ed essa la raggiunse con un suono scoppiettante. Le ci volle un attimo per capire che il corpo della ragazza che aveva puntato era caduto a terra, privo di coscienza.

«Sei stata tu?» la voce di Akihito le arrivò lontana e debole. Stava combattendo corpo a corpo con una persona più grande di lui il doppio.

Sofia puntò la sua nuova avversaria. La sua aura era grigia come quella di Akihito e si chiese quale fosse la sua abilità magica, forse qualcosa di simile a quella del suo ragazzo. Attirarla a sé fu più difficile. A Sofia sembrò di star cercando di sollevare una pietra troppo grande e pesante.

Avendo intuito cosa lei stesse facendo, Akihito approfittò dell'aiuto che Sofia gli stava offrendo. Sofia, essendo nell'altra dimensione non riuscì a vedere come, lo osservò mandarla al tappeto. Ormai priva di sensi, l'energia del loro nemico scivolò facilmente nelle mani di Sofia, che all'improvviso si sentì capace di scalare una montagna di corsa.

Akihito le si avvicinò e, in un momento in cui non erano sotto attacco, le prese il braccio, che doveva averle lasciato prima di partire alla carica. Sofia sentì quel contatto debolmente. «Stai bene?» gli chiese.

«Certo» rispose lui con tono brusco. «Come ci sei riuscita?»

Sofia si strinse nelle spalle. «Non mi sembra il momento migliore per parlarne!»

Percependo una palla di fuoco venire verso di loro, Sofia si abbassò in tempo per evitarla.

Akihito imprecò. «Scappa!» le ordinò. «Trova un luogo sicuro. Qui ci penso io. Cercherò di raggiungere Niles, così sarà più facile per te.»

«Buona fortuna» gli gridò, stringendogli la mano.

Akihito la lasciò andare e la spinse a correre. Per farlo, Sofia dovette lasciare l'altra dimensione momentaneamente. Il mondo reale la accecò con i suoi colori cangianti. L'odore di alberi e foglie le riempì le narici, disorientandola. Non potendo, però, permettersi alcun momento di esitazione, Sofia corse verso gli alberi più vicini, cercando riparo. Non essendosi ancora abituata alla luce del sole, cadde in una radice che non aveva visto. Lo scontro con il terreno, violento e sordo, le annebbiò la mente per qualche secondo di troppo.

Quando sentì una mano afferrarle la caviglia, Sofia capì di essere nei guai.

Con occhi spalancati dal terrore, si voltò per vedere chi l'avesse afferrata. Non si stupì di trovare il ragazzo contro cui si era lanciata il giorno prima.

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