Capitolo I

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Quella mattina si era svegliata come sempre con la luna un po' storta, si diceva che fosse il tempo a cambiare l’umore, quelle erano belle giornate, ma il suo umore non era cambiato.

Nonostante ci fosse il sole faceva freddo, d’altronde ottobre era appena arrivato . Margherita decise di indossare un paio di jeans larghi, calzini di spugna, un maglioncino bianco a collo alto e il suo cardigan preferito, quello a quadri grigio e celeste, se si fosse concentrata avrebbe potuto ancora percepire in lontananza il profumo che portava sempre la nonna.

Andò in bagno e si gettò sul viso dell’acqua gelata nella speranza che si svegliasse o che quelle borse che ormai le arrivavano sotto i piedi, potessero almeno leggermente sgonfiarsi. Come sempre, durante questa operazione, le gocce gelide le arrivavano fino a sotto i gomiti bagnando le maniche, e con fare maldestro aveva fatto poca attenzione nell’evitare di gocciolare lo specchio che aveva lavato solo la sera prima.

Andò in cucina a preparare il suo solito caffè, nel mentre che aspettava che la moca facesse il suo lavoro, si avvicinò al calendario che era appeso sul lato del frigo, contornato da tutte calamite che le erano state regalate, avrebbe voluto collezionarle lei, ma purtroppo in ventitré anni di vita, per via della sua storia, non aveva avuto tempo e possibilità di viaggiare, questo non per la giovane età, anche perché la maggior parte di quelle calamite le erano state portate dai suoi due migliori amici, che addirittura erano più piccoli di lei di un anno.

‘’5 ottobre ore 15:00, appuntamento in ufficio per primo colloquio conoscitivo’’

‘’cazzo, cazzo, cazzo!!’’ imprecò lei, era il giorno del colloquio in cui avrebbe dovuto illustrare a quell’azienda i lavori fatti negli anni precedenti per i giornali di Roma. Nel mentre che faceva tutti questi pensieri la moka aveva iniziato a borbottare da un pezzo, e qualche goccia di caffè era addirittura uscita, macchiando il piano cottura. Versò un po' di caffè nella tazzina, per l’ansia e l’agitazione la mano le tremava, e per questo si versò un po' di caffè bollente sulla mano, per poco non macchiava il cardigan. Andò sulle chiamate recenti e digitò sul primo contatto della lista.

‘’ Buongiorno Meg’’, disse l’altra parte del telefono.

‘’ Non puoi capire che giorno è oggi, cosa mi sono dimenticata di fare, sono imbranata, non so…’’

‘’ Hey hey frena, frena, cosa succede? Le chiedeva Giada, la conosceva da quando avevano dieci anni, per questo sapeva bene cosa succedeva nella mente di margherita quando entrava nel panico.

‘’vediamoci al solito posto tra 10 minuti’’

‘’ D’accordo’’, rispose Meg.

Il bar in cui andavano da sempre distava a dieci minuti a piedi da casa di entrambe, era piacevole percorrere quella strada a piedi, nonostante i fischi per strada, le imprecazioni delle macchine ai semafori e il traffico immenso della Città Eterna.

Meg mise le sue cuffie ed uscì di casa, ascoltare tutto quel caos avrebbe soltanto aumentato la sua ansia, e nella migliore delle ipotesi le sarebbe venuto un attacco di panico. Passò, davanti all’edicola e al fioraio, si fermò a salutare una cara amica di sua nonna.

‘’we tesò, come va?’’, le chiese Antonietta appena la vide passare lì davanti

‘’Bene Anto, passo più tardi che sennò faccio tardi’,’ le rispose di fretta Meg, fermandosi a malapena davanti a quei bellissimi fiori. Le venne in mente quando qualche anno prima aveva accompagnato il nonno Adrien dal fioraio.

Tre novembre duemilaventi

‘’ Mamma, hai visto il vecchio maglione blu di nonna?’’, disse Meg urlando dalla sua camera.

‘’ è sul mucchio di vestiti che tieni sulla sedia della scrivania’’ rispose lei mentre sorseggiava una tazza di the caldo sul divano.

‘’ ah si, grazie’’.

Quel pomeriggio Meg e suo nonno sarebbero andati dal fioraio di fiducia, nonché amica stretta della nonna, poiché il giorno seguente sarebbe stato l’ottantesimo compleanno di nonna. Adoravo quei due, nonostante i cinquanta anni di matrimonio, l’età avanzata continuavano ad amarsi come fossero due ragazzini alle prese con il loro primo amore. Si erano conosciuti nel 1960, a Parigi. Nonno lavorava per il giornale francese, mentre mia nonna si trovava lì a Parigi per studiare. Lettere era la facoltà che frequentava, aveva iniziato ad appassionarsi alla storia e alla letteratura sin dai primi anni delle superiori. Amava il modo con cui guardavano il mondo, amava la storia tra Dante e Beatrice, tra Romeo e Giulietta. Si conobbero in un lunedì di novembre. Faceva molto freddo a Parigi, la torre Eiffel era ancora più bella con i colori dell’autunno. Le vetrine dei negozi avevano qualcosa di romantico, le decorazioni fuori ai bar e dai ristoranti erano una vera e propria opera d’arte. C’erano foglie rosse e marroni in ogni lato dei marciapiedi, le panchine nei pressi della Torre Eiffel avevano qualcosa di malinconico, poche persone in quei mesi si fermavano li ad ammirare lo spettacolo.

Il primo giorno di università Margherita (esatto, mi chiamo come lei) si era vestita molto elegante, aveva un completo nero, con una camicetta bianca, con il colletto in pizzo, portava dei mocassini e ovviamente le parigine. Indossava un cappottone rosso e una pesantissima sciarpa nera che per quanto era grande le copriva il completo.

Il primo giorno andò molto bene, Hugo con Notre Dame de Paris aveva un posto nel suo cuore già dal terzo anno del liceo. Quella mattina nonna sarebbe dovuta passare in segreteria per avere delle informazioni del suo corso.

‘’secrétariat didactique’’ recitava l’insegna al centro della porta, era scritta con uno stile talmente particolare che anche una persona francese avrebbe potuto avere difficoltà a leggerlo di primo impatto. Era incredibile come a Parigi anche i minimi dettagli richiamavano all’eleganza che la città vantava da sempre.

Margherita bussò tre volte, dopo qualche secondo un ragazzo aprì la porta.

‘’ Bonjour madame’’ disse lui.

Lei rimase immobile per qualche secondo, era un ragazzo alto, capelli castani. Aveva due occhi che le ricordavano il verde degli alberi di Villa Borghese nel pieno della primavera. Non riusciva a capire se si fosse persa prima nella sua eleganza o nel suo modo di fare.

Tutto questo successe in circa cinque secondi, tempo di rendersi conto che la porta era stata chiusa alle sue spalle, e quel ragazzo non era più davanti a lei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 07, 2023 ⏰

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