Gabri è tornato

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Pettinai i miei capelli castani dopo averli piastrati e mi guardai allo specchio. Mi arrivavano appena sotto le spalle e non vedevo l'ora di farli crescere ancora di più. Avevo fatto la cazzata di tagliarti troppo corti, scoprendo con orrore che mi stessero molto male quindi avevo pregato tutti i santi che mi crescessero in fretta.
Ero già vestita, dovevo solo più truccarmi e poi ero pronta. Avrei optato per qualcosa di leggero, come mascara, matita per gli occhi marrone e gel per le sopracciglia. Alla fine non stavo andando ad una festa, era un semplice ritrovo nella tavernetta di Gabri, dopo il suo ritorno dall'America.

Il mio telefono vibrò per la quarta volta facendomi roteare gli occhi al cielo: era Lilia. Si stava lamentando perché ero di nuovo in ritardo, ormai mia caratteristica peculiare, e mi stava tartassando di messaggi. Terminai il trucco e scappai verso l'ingresso di casa, ma venni fermata da mia madre. Era distesa sul divano a guardare la tv, accarezzando Spooky, e non appena mi aveva vista aveva colto l'occasione per farmi il terzo grado «Non mi saluti?» domandò fingendosi offesa.

Ero talmente presa dalla fretta che non avevo fatto troppo caso alla sua presenza sul divano. «Scusa, è solo che sono in ritardo...di nuovo...e Lilia mi sta aspettando» lasciai sospese le parole e lei roteò gli occhi al cielo. Me lo faceva pesare spesso il mio ritardo cronico.

«Sei sempre la solita. Dove andate di bello?» Il telefono continuò a vibrare ed io osservai mia madre saltellando nervosa sui piedi. Lilia mi avrebbe uccisa.

«Andiamo da Gabri, è tornato dall'America...ma ora devo correre se no Lilia mi ammazza. Ciao mamma!» bloccai il suo possibile flusso di domande a riguardo.

Avremmo avuto altro tempo per raccontarci queste cose. Prima della morte di mio padre non avevamo mai avuto un grande rapporto, ma dopo quell'evento inaspettato ci eravamo trovate da sole a dover badare l'una all'altra. Questo ci aveva sicuramente avvicinate. Mi spostai verso la porta mostrandole la mia intenzione a filarmela «Va bene! Salutami sia Lilia sia Gabriele!! E non fare troppo tardi...» il suo tono di voce aumentò di un'ottava, mentre stavo per chiudere la porta alle mie spalle «Sì sì, ciao!».

Finalmente ero riuscita a scappare dalle sue grinfie e mi fiondai giù per la scale, finché non fui fuori dal palazzo. Lilia era appoggiata ad un muretto a braccia incrociate, intenta ad osservare il cielo stellato di fine estate. Non ci credevo ancora al fatto che l'estate fosse ormai al termine e che la scuola fosse ricominciata. Speravo senza troppi drammi.

Mi avvicinai lentamente alla mia amica, alzando le mani colpevole, e lei finse di guardarmi infastidita. La conoscevo come le mie tasche e sapevo che stava fingendo, giusto per farmi capire però che non dovevo fare sempre ritardo.

«Scusamiii, mia madre mi ha trattenuta...» cercai di giustificare il non giustificabile, nonostante un fondo di verità ci fosse.

Lei alzò un sopracciglio guardandomi accigliata, per poi staccarsi dal muretto e mettersi dritta «Se se...andiamo dai!» iniziò ad avanzare verso casa di Gabri ed io la seguii come un cagnolino petulante «Davveroooo, credimi!».

Nel giro di dieci minuti avevamo raggiunto la casa del nostro amico, una delle tante villette della zona residenziale della città. In lontananza udimmo delle urla e della musica, segno che qualcuno era già arrivato, e procedemmo spedite verso il cancello socchiuso. Lo chiudemmo alle nostre spalle e raggiungemmo le scale che portavano alla piccola tavernetta. Venni invasa da odore di fumo, pizza, ma soprattutto di familiarità. Per noi era un'abitudine venire qui per cazzeggiare con Gabri, ma ormai tra una cosa e l'altra era trascorso un mese dall'ultima volta in cui eravamo venute qui. Mi era mancato questo posto.

«Eccolee finalmente!» fummo investite dall'enorme figura di Gabriele, il nostro migliore amico, in tutti i suoi quasi due metri di altezza.

Ci strinse in un forte abbraccio, nonostante gli arrivassimo al petto, e scoppiamo a ridere «Ciaooo!» ricambiammo il saluto. Terminato il nostro momento 'tenero', ci focalizzammo su gli altri invitati scoprendo diversi volti noti. Alcuni erano della nostra vecchia comitiva di amici delle medie, altre due o tre persone le conoscevamo giusto di vista.

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