Una sera, durante la mia vacanza in Turchia, ero seduta ad un tavolino nei pressi della piscina del villaggio. Stavo parlando da oltre un'ora con un ragazzo piuttosto interessante ed ero ormai quasi sul punto di chiedergli di andare a fare una passeggiata verso qualche posto più appartato, quando, seduto al bancone del bar, vidi un tipo molto attraente.
I nostri sguardi si incrociarono e iniziò un intrigante gioco di occhiate. Ovviamente, lui diventò la mia preda prescelta, così ebbi a faticare per sbolognare il tizio che era in mia compagnia. Dovetti mutare drasticamente il mio atteggiamento, da disponibile e gioviale a freddo e distaccato.
Il poveretto fu parecchio disorientato dal mio comportamento, ma alla fine si arrese e, con la scusa di dover andare in bagno, si dileguò e non lo vidi più.
Il tizio seduto al bar indugiò un poco, così gli feci un sorriso smagliante che non lasciava spazio a dubbi sulle mie intenzioni di conoscerlo. Arrivò al mio tavolo portandomi un cocktail e si dimostrò piuttosto galante nei modi.
Mi accorsi subito che con lui non avevo molti argomenti in comune per sostenere una conversazione, e anch'egli non era certo un tipo di molte parole. Mentre cercavo di abbozzare qualche discorso, non mi ha mai risparmiato le sue insistenti occhiate alle mie splendide gambe abbronzate, lasciate scoperte fino all'indecenza dal ridottissimo tubino nero e bianco che indossavo.
Così, terminato il drink, tagliai corto e gli chiesi: "Andiamo a fare un giro?"
Appena lasciato il tavolo, lo presi per mano e mi feci seguire verso il giardino, situato dalla parte opposta della grande piscina, dove le luci erano più rade.
Giunti verso il fondo, vicino alla siepe di recinzione, approfittando della penombra, lo tirai a me e iniziai a baciarlo con trasporto. Lui ricambiò subito riempiendomi la bocca con la sua lingua.
Le nostre mani non persero tempo ad esplorarci reciprocamente. Così, con la mia che gli stringeva il pacco con forza e la sua, incollata alla mia passera attraverso il sottile perizoma, proseguimmo per parecchi minuti.
Non resistetti alla voglia di masturbarlo, quindi gli slacciai i pantaloni. Non portava biancheria intima e mi ritrovai subito in mano il suo grosso pistolone.
Lui infilò la mano nella mia mutandina e prese a sditalinarmi con una certa abilità, tanto che arrivai molto velocemente all'orgasmo. Nel frattempo, presa dal mio godimento, mi ero limitata ad impugnarglielo saldamente, senza segarlo.
Rimasi molto sorpresa quando, dopo sole tre o quattro segate profonde, lui sparò un abbondante fiotto di sperma che fui veloce ad evitare, prima che mi si impiastrasse sul vestito.
Mi chiese scusa per la precocità della sua venuta. Poi, dopo esserci ricomposti, mi disse che doveva andare e mi chiese se ci saremmo potuti rivedere dopo qualche giorno.
Accettai, ma mi rimase l'interrogativo sul perché non ci saremmo potuti incontrare prima, magari la sera successiva.
Non seppi più nulla di lui per cinque giorni. Quando ne mancavano due alla mia partenza, una sera lo incontrai nuovamente nel luogo della prima volta. Come allora, aveva un atteggiamento piuttosto chiuso e non manifestava apertamente il piacere di avermi rivista.
Essendo solamente una storiella estiva, non mi importava nulla e, come la prima sera, dopo un solo drink, e qualche chiacchiera sul più e sul meno, gli domandai molto sfacciatamente: "Camera mia o camera tua?"
Rimase piuttosto sorpreso dalla mia spudoratezza, ma uno dei suoi rari sorrisi mi fornì la risposta che speravo.
"Facciamo in camera tua, se non ti dispiace. Io sto nell'altro villaggio." mi rispose, e compresi il perché non mi capitò mai di incontrarlo nei giorni precedenti.
"Ok. Andiamo?" Bevvi l'ultimo sorso, mi alzai dalla poltroncina e ci incamminammo verso la costruzione dove abitavo.
Non ci prendemmo neppure per mano e arrivammo velocemente nella mia stanza. Accesi le luci, posai la borsetta e, appena mi voltai verso di lui, si era già tolto le scarpe e si stava slacciando la camicia.
Io restai vestita com'ero e mi sdraiai nel letto su un fianco, attendendo che, rimasto completamente nudo, mi raggiungesse.
Come la volta precedente, le nostre mani furono le protagoniste della situazione. Memore dell'effetto che le mie avevano avuto sul suo uccello, non insistetti troppo nei toccamenti alle sue parti intime, mentre lui esplorava oscenamente i luoghi più reconditi della mia intimità, come neanche un marito o un fidanzato avrebbero osato fare.
Io non opposi certo riserve e gli lasciai fare proprio di tutto, compreso infilarmi due dita nella vagina e il mignolo nel buchino posteriore, mentre mi scandagliava la bocca con due dita dell'altra mano.
Dopo ben quindici giorni senza prendere un cazzo, avevo parecchia voglia di scopare, così interruppi le sue porcellate, mi tolsi le mutandine e mi impalai fino alle sue palle.
Non mi preoccupai molto del suo godimento, ad eccezione di non farlo venire troppo presto. Per il resto, lo scopai piuttosto selvaggiamente continuando a stargli sopra. Non volli concedergli il privilegio di essere lui a condurre la scopata. Intuivo che era uno stronzo e che andava bene solo per una chiavata estemporanea.
Venni in maniera molto soddisfacente, grazie anche alle sue dimensioni, ma soprattutto alla mia bravura. Quindi, volli farlo venire in fretta per togliermelo dalle palle. La sua presenza iniziava quasi a darmi fastidio.
Quando mi annunciò la sua imminente eiaculata, mi scavallai prontamente, gli impugnai il cazzo e feci in modo che la spuzzata di seme finisse tutta sul suo ventre e che non imbrattasse il mio letto.
Andò in bagno a lavarsi e, quando tornò, mi chiese se ci saremmo rivisti a Milano, informandomi che abitava in una cittadina a pochi chilometri.
Di fronte a questa sua richiesta, rimasi neutra, dandogli il mio numero di telefono.
Dopo circa una settimana dal mio rientro, un venerdì mi chiamò e mi chiese di uscire. Accettai e andammo a cena. La serata trascorse conversando come se fossimo semplici conoscenti. Quando mi riaccompagnò a casa, mi chiese: "Ti andrebbe di farmi salire?"
Quella fu l'ultima scopata che mi feci con lui, oltre ad essere stata l'ultima volta che lo incontrai.
Mi chiamò quindici giorni dopo, chiedendo di rivederci. Durante la conversazione telefonica, mi rivelò di essere sposato e che, in Turchia, era in vacanza con la moglie. Al che gli dissi che non intendevo proseguire la sua frequentazione. Insistette parecchio ma fui irremovibile e, da quel momento, non seppi più nulla di lui.
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Le occasioni di una single in vacanza
Short StoryRacconto erotico a sfondo sessuale. Contiene linguaggio esplicito, se ne consiglia la lettura ad un pubblico adulto. Monica narra senza censure alcuni incontri vissuti durante le sue vacanze, quando ancora non era sposata. Come sceglieva i suoi part...