7463 parole
Cammino su e giù per la stanza, a me sconosciuta, mordicchiandomi nervosamente l’unghia del pollice strappandone così un pezzo. Guardo fuoriuscire leggermente del sangue dal dito ma lo ignoro, invasa dalle mille sensazioni contrastanti. Ho ricevuto una chiamata anonima da Seokjin che mi avvertiva di lasciare immediatamente casa mia e di mio marito, Taehyung. Mi hanno detto di aspettare nell’appartamento ad est di Seoul, poi hanno inviato l’indirizzo a cui mi sono recata velocemente con la macchina.
“Marito.” Penso accarezzando la fede nuziale dorata con le dita tremanti.
Non l’ho mai tolta dal giorno del nostro “matrimonio”, l’unione delle nostre famiglie più che nostra. L’unione degli affari dei miei genitori con mio marito. Io sono stata buttata in mezzo come un filo che deve assolutamente tenerli legati per la vita, senza rischiare di spezzarsi. Non valgo niente per Taehyung, non sentimentalmente almeno.
A ridestarmi dai pensieri è lo scatto della porta che si spalanca battendo sul muro, producendo così un tonfo. Il primo ad entrare è Namjoon, con i suoi capelli scombinati ed un’espressione esausta. Il sudore gli cola lungo il collo lucido, bagnando completamente la sua maglia bianca, ormai incollata al suo fisico che occupa la mia visuale.
«Amber non rimanere qui a guardare, sei troppo sensibile per vedere le sue condizioni. Vai nella dépendance, muoviti.» esclama ansante il blu davanti ai miei occhi.
«Namjoon fammi vedere Taehyung, ce la faccio lo giuro. Voglio…voglio vederlo.» affermo con poca sicurezza.
«Non è nelle condizioni giuste, e non parlo solo fisicamente. Anche mentalmente, non riusciamo a gestirlo nemmeno noi. Esagererebbe con le parole, lo sai.» dice prendendomi per le spalle e sporcandomi i vestiti con le sue mani.
Boccheggio presa alla sprovvista, provando a liberarmi mentre lui mi spinge verso le scale. Capisco che sta solo pensando a me, ma qualcosa mi spinge ad oppormi.
«Namjoon, posso riuscirci. Davvero io…» ad interrompermi è un urlo fuori dalla porta.
«Jungkook stai attento maledizione! Mi fa male tutto e tu mi trascini come se fossi una bambola!» sbraita la voce roca e profonda di Taehyung.
Approfittando della distrazione del blu corro verso la porta ignorando i suoi richiami, adocchiando fin da subito la chioma mora di mio marito.
«Taehyung, mio dio come ti hanno ridotto. Jungkook lasciati aiutare, aspetta.» Mi avvicino prontamente a lui afferrando con gentilezza un braccio del moro e passandolo sulle mie spalle.
Un gemito di dolore abbandona le sue labbra, seguito da un ringhio arrabbiato. Odia essere toccato senza il suo permesso, ma in questo momento non ha la forza neppure di respingermi.
«Dov’è Seokjin hyung?» bisbiglia in preda al dolore.
«Con Hoseok hyung.» risponde il ragazzo biondo che lo sta trasportando.
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𝒑𝒊𝒖̀ 𝒇𝒆𝒍𝒊𝒄𝒆 𝒅𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒊̀ ⎢ 𝑲𝒊𝒎 𝑻𝒂𝒆𝒉𝒚𝒖𝒏𝒈
Hành động𝐀𝐔 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝑻𝑾 𝒗𝒊𝒐𝒍𝒆𝒏𝒛𝒂; 𝒗𝒊𝒐𝒍𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒑𝒔𝒊𝒄𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒄𝒂; 𝒔𝒂𝒏𝒈𝒖𝒆; 𝒔𝒄𝒆𝒏𝒆 𝒆𝒔𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒆; 𝒍𝒊𝒏𝒈𝒖𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 𝒆𝒔𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒐; 𝒑𝒂𝒏𝒊𝒄 𝒂𝒕𝒕𝒂𝒄𝒌𝒔; "Ricordo quel giorno come se fosse ieri, perché seppur s...