03. Terzo capitolo

19 2 3
                                    

Il silenzio avvolse il piccolo abitacolo di quell’auto per tutta la durata del viaggio se non per la frase di Takemichi che continuava a ripetere, ormai fuori controllo, che era tutta colpa sua mentre, piegato su sé stesso, si teneva la testa tra le mani e guardava, con occhi sgranati e privi di lacrime, il tappetino nero ai suoi piedi.
Baji alla guida, e Kazutora al suo fianco, guardavano di tanto in tanto Chifuyu attraverso lo specchietto retrovisore che faceva segno loro di non dire nulla. Capiva la loro preoccupazione nel vedere il loro amico in quello stato ma poteva percepire anche la loro confusione. Solo Chifuyu riusciva a capire il perché di quelle parole, avrebbe tanto voluto scuoterlo dai suoi tarli e picchiarlo di sana pianta per cercare di farlo tornare alla realtà, non era  sicuramente colpa sua se Mikey aveva avuto l’incidente, ma capiva che qualunque cosa avesse detto o fatto non sarebbe servita a nulla.

Takemichi aveva perso ogni funzione cognitiva nel momento stesso in cui mise piede all’interno della hole di quell’ospedale, tanto da non riuscire ad emettere alcun suono. Ringraziò mentalmente Chifuyu che gli andò subito in soccorso chiedendo informazioni all’infermiera dietro a quel bancone bianco, troppo stanca o annoiata per digitare velocemente il nome del loro amico.
Takemichi era sempre stato una persona calma e paziente ma in quel momento si sentì investire di rabbia nel vedere quella donna osservarli con fare annoiato e corrucciando le sopracciglia per l’aspetto trasandato che avevano, sicuramente pensava fossero delinquenti e Takemichi sentì l’impulso di far volare ogni oggetto presente su quel bancone e dirle di muoversi a dir loro in quale stanza si trovava Mikey e che, no, la vita del loro amico valeva più di uno stupido pregiudizio nei loro confronti.
Quando Takemichi svoltò l’angolo di quel corridoio asettico, seguito da Chifuyu e gli altri, rimase paralizzato nel vedere Draken, Emma e Shinichiro.
Sapeva bene che li avrebbe trovati lì ma al contempo sentì la pressione dei sensi di colpa riprendere il possesso della sua mente e farlo vacillare.
Emma se ne stava in piedi, appoggiata al muro freddo di quel corridoio mentre si teneva il pancione e osservava, con sguardo privo di vita, in alto come a voler trovare una soluzione tra le fughe dei pannelli che rivestivano il soffitto; Shin era seduto nelle poltroncine mentre continuava a muovere convulsamente le dita intrecciate tra loro mentre Draken continuava a fare avanti e indietro, in quello piccolo spazio, con le mani nelle tasche dei pantaloni neri a palloncino.
<< Pensavo non venissi più. >> affermò con freddezza Draken una volta che si accorse di lui.
<< M-mi dispiace. >> riuscì solo a dire mentre i presenti si girarono ad osservarlo.
Fu in quel momento, nell’istante in cui i suoi occhi si posarono sullo sguardo duro di Draken che le lacrime iniziarono finalmente ad uscire. Fu una sensazione liberatoria ma al tempo stesso devastante. I singhiozzi rimbombarono nel corridoio vuoto mentre intorno a loro calava un silenzio tombale.
Draken corrucciò le sopracciglia, stringendo i pugni e conficcandosi le unghie nella carne dei palmi per cercare di placare quella voglia di prenderlo e appenderlo al muro per scaricare su di lui la rabbia e la frustrazione che sentiva dentro. Lui che aveva letto la lettera di Mikey sapeva che dietro a tutto c’era Takemichi. Sapeva che Mikey stava scappando da lui e dal peso della loro rottura. Una parte di lui dava la colpa di tutto a Takemichi mentre d’altra parte la dava a sé stesso per non aver compreso Mikey ed essergli stato vicino. Ma, soprattutto, dava la colpa a Mikey stesso per non essersi confidato con lui come in passato.
Guardò Takemichi negli occhi, l’azzurro delle sue iridi era completamente oscurato dalle lacrime, e vide la disperazione in essi. Andargli contro, pensò, sarebbe stato completamente inutile.
<< Ci sono notizie? >> fu Naoto a spezzare quell’aria carica di tensione, senza saperlo, che si era venuta a creare, andando a placare quella sensazione di fredda ostilità che provava Draken nei confronti di Takemichi.
Avanzò lentamente portando dei bicchieri colmi di bevande calde su un vassoio di cartone. Diede una pacca sulla spalla di Takemichi in segno di saluto quando gli passò accanto.
Takemichi l’osservò, indossava ancora l’uniforme, ciò significava che era ancora in servizio.
<< No, non è ancora uscito nessuno da lì >> affermò Shin indicando la porta << Grazie. >> concluse prendendo il caffè fumante che gli stava porgendo Naoto.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 16, 2023 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

The only hope for me is you Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora