2. La conferenza

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Diana si concesse un boccone nel giardino esterno, all'ombra di un gazebo. C'era una piacevole brezza che soffiava. Era seduta su un divanetto con gli assi di legno e i cuscini bianchi, mentre mangiava un'insalata. Nelle ultime settimane aveva evitato il ristorante, per non incontrare il calciatore belga. Avrebbe avuto una riunione a breve e, finita la pausa, si diresse verso l'ascensore. Entrò e spinse il pulsante del primo piano. Le porte stavano per chiudersi, quando qualcuno ne impedì la chiusura e riuscì ad entrare. Era proprio Nainggolan. Abbassò lo sguardo e sgranò gli occhi. Le sua guance diventarono color porpora. Aveva fatto tanto per evitarlo, ed ecco che si trovava a pochissimi centimetri da lei. Pregava che non la riconoscesse. Il centrocampista stette ad osservarla tutto il tempo. La lunga treccia rossa che le cadeva sulla schiena, le curve evidenziate dalla gonna a tubino e la sua pelle chiarissima, punteggiata dalle lentiggini. L'aveva riconosciuta eccome. Anzi, a dire il vero, non se l'era mai dimenticata. Le immagini del suo corpo seminudo quella mattina, erano ancora vivide nella sua mente. Nemmeno Diana lo aveva dimenticato, era davvero attraente. E poi era un calciatore della sua squadra del cuore. Ma non voleva pensarci minimamente, le avrebbe solo creato problemi sentimentali molto grossi. Sentiva il suo sguardo addosso e non distolse mai gli occhi da terra. Quell'istante sembrò durare un eternità. Le porte si aprirono e lei uscì a passo svelto. Il belga le guardò il fondoschiena, mordendosi il labbro. Diana proseguì senza voltarsi e raggiunse la sala riunioni.

Il tema della riunione era l'organizzazione della conferenza stampa per l'inizio della stagione. In questo caso, il compito di Diana era quello di redigere i materiali informativi e di gestire accrediti e inviti. Aveva un paio di giorni per programmare tutto nei minimi dettagli. Si occupava di tante altre cose, come gestire le relazioni con i media, mantenendo alta la credibilità e l'affidabilità delle notizie, creare una buona immagine aziendale, arricchire la lista di contatti, scrivere comunicati stampa ed effettuare la rassegna stampa. Ma lavorava molto meglio sotto pressione. Man mano che aumentava il lavoro, aumentava anche la sua capacità organizzativa.


Diana aveva curato bene la parte logistica e alla conferenza filò tutto liscio. Si accertò che tutti i giornalisti mostrassero il tesserino, mentre controllava la lista. Ognuno aveva il proprio posto a sedere, indicato da un cartoncino con il rispettivo nome. Era tutto a posto, fin quando lesse il nome di Nainggolan sul tavolo. Sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Ancora una volta, il destino sembrava farle dei brutti scherzi. Avrebbe dovuto presidiare la conferenza proprio vicino a lui. La sala si era ormai riempita. I giornalisti erano tutti seduti e i fotografi in piedi, in fondo alla stanza. Mister Di Francesco, De Rossi e Nainggolan entrarono nella sala e si accomodarono. Diana annunciò l'inizio della conferenza stampa al microfono e si sedette. Il belga le sorrise. Lei rispose allo stesso modo, ma era decisamente molto tesa. La maggior parte delle domande erano per il Mister e per il Capitano. Parlavano del mercato appena concluso, dell'affiatamento della squadra e del nuovo approccio che avrebbero adottato per affrontare i gironi di Champions League. A Radja toccavano domande scomode. Le sigarette e l'alcool fuori dagli spogliatoi, per esempio. Era molto infastidito, pur dovendo accettare la realtà. Purtroppo, la sua reputazione non era delle migliori. Tutti la conoscevano. Nonostante ciò, in campo dava il massimo. Si arrabbiava quando veniva sostituito, aveva una voglia matta di correre e di vincere. Era uno dei giocatori più forti che aveva la Roma. Toglieva la palla all'avversario come pochi facevano. Diana lo osservò mentre rispondeva a tono ai giornalisti. Dietro quella corazza, ci doveva essere una persona che ne aveva passate tante. Provò un po' di dispiacere, ascoltandolo. Sapeva quanto i giornalisti adorassero speculare su questo tipo di cose. La conferenza durò circa un'ora. 

-"Ci sono altre domande?" Chiese Diana, rivolgendosi ai giornalisti. Alcuni scuotevano la testa e altri restavano in silenzio. "Bene. Allora, se il Mister, De Rossi e Nainggolan sono d'accordo con me, possiamo concludere." Di Francesco annuì sorridendo e si alzò, ringraziando i presenti. De Rossi lasciò la sala dopo di lui. Radja rimase seduto ancora qualche istante, mentre tutti uscivano. Diana raccoglieva in fretta dei fogli che aveva portato con sé. Non voleva rimanere di nuovo sola con lui. "Adoro il suono della tua voce quando pronunci il mio nome" Esordì lui, indirizzando lo sguardo verso di lei.-"Lo pronuncio bene?" Domandò ironicamente, con gli occhi ancora sulle carte. Guardarlo in faccia sarebbe stato peggio. "Benissimo." -"Mi fa piacere." Rispose piccata. Mise i fogli nella borsa, avendo cura di non rovinarli. "Guarda che lo so che hai paura di stare sola con me. Diana." Dicendo il suo nome, ottenne finalmente l'attenzione della ragazza. Era divertito dalla sua espressione sorpresa. "Pensavi mi fossi dimenticato di te?"-"Vuoi una risposta sincera?" "Sì." -"Speravo di sì." "Immaginavo. E' per questo che mi ignori." -"Ti ignoro perchè ho già troppi casini per la testa." "Allora ti piaccio." Sorrise, compiaciuto. Il belga aveva ragione. Diana era innegabilmente attratta da lui, ma non lo avrebbe mai ammesso.-"Se lo dici tu." Lasciò la sala conferenze, con passo veloce, per poi tornare nel suo ufficio.

Ripeteva a sé stessa che si trattava solo di una sbandata, come spesso le capitava, e che le sarebbe passata presto. 

Un pezzo di cuore | Radja  Nainggolan🥷🏻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora