Sul lato opposto

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Sotto le fronde degli alberi della piazza, tra il verde dei giardini pubblici e il nero dell'asfalto, il piccolo camioncino bianco colpisce l'occhio. Avvicinandosi, il profumo di brodo penetra nel naso facendo venire un languorino che per forza ci si deve fermare. Anche solo per un panino al volo.


«Gigio!»


«Icché c'è Robi? Hai furia?»


Una fumante porzione di lampredotto finisce sul pane, un cucchiaio di salsa verde e poi l'altra metà del pane intinta nel brodo a chiudere.


«Gnamo Gigio mòhiti! Che me lo fai 'sto panino o no?»


«O sta' bono! Eccolo. Panino e vino. Cinque euro.»


Mentre Robi cerca nel portafoglio, Marione mi guarda col bicchiere vuoto in mano.


«Marione ne vuoi un altro? Bada che l'è belle i' terzo.»


«Gigio e tu sembri la mi moglie! E tu m'ha dato nemmen mezzo bicchiere! Un mi ci son nemmen bagnato la bocca!»


«Tieni, piglia, ecco i' vino e i' panino. E buon appetito a tutti!»


Solito movimento dell'ora di pranzo e quello che si barcamena tra panini, vino e bischerate che volano sono io, o meglio è Gigio, artista della trippa. Lui sì che si trova a suo agio in questo piccolo angolo di mondo, sul retro di un furgone che delimita e definisce tutto il suo essere.

Io, quello vero, mi chiamo Luigi e come sempre in questo momento del giorno aspetto quello che sta per succedere sul lato opposto dell'incrocio. Si tratta di un particolare avvenimento che da giorni vedo ripetersi.

Mentre le mani corrono dalla pentola al tagliere, la testa si volta di quando in quando verso il punto preciso da dove tutto ha sempre inizio.


«Gigio! Gigio! Ma l'ha visto icché gl'hanno fatto domenica! E sembrahan briachi! Maremma maiala!»


Annuisco avvilito, ma nel frattempo oltre la piazza l'autobus arriva e si ferma. Quando riparte immettendosi nel traffico, si lascia dietro quelli che son scesi alla fermata. Ancora è troppo presto per il mio appuntamento, ma un'occhiata alle facce che scendono la do comunque.

Dalla moltitudine approdata sul marciapiede emerge un viso conosciuto, Enzo, che si è appena lasciato con la moglie e odia il suo lavoro di impiegato. Lo vedo avvicinarsi e allentarsi la cravatta, il gesto è quasi rabbioso, ma anche liberatorio. Da quando Marta l'ha lasciato lo fa tutti i giorni.


«Gigio un lampredotto bagnato, abbonda con la salsa, 'un fare il tirchio.»


«Enzo oggi ti vedo bene. E tu sei uguale spiccicato ai cencio che do per terra.»


«Lascia perdere, maremma impestata, 'un è giornata!»


Rispondo per le rime a Marione che si lamenta perché il vino sa di tappo, solo per avere un altro bicchiere mentre nella piazza un nuovo autobus si ferma.

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