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Marseille, France 1933.
Michael.
Il freddo vento gelido mi ghiaccia il viso mentre cammino con un cappotto nero e la mia ventiquattr'ore.
Intorno a me tutti sono felici, il Natale si sta avvicinando, mancano tre giorni, e la città è stracolma di luci e decorazioni "solo un altro anno" mi ripetevo, solo un altro anno e poi la riavrò.

Ma più i mesi, i giorni e le ore si susseguivano meno ero sicuro di questo. aprii la porta del club con i guanti in pelle nera che mi tenevano calde le mani, dentro non c'era quasi nessuno, camminai fino al tavolo più vicino al telefono mi sedetti ed aspettai la mia chiamata. Quando il telefono squillò, l'uomo che si occupava delle bevande guardò prima l'orologio e poi me, in quanto il mio "amico" chiamava sempre alla stessa ora.

Tornai in piedi ed afferrai la cornetta " ho fatto l'indagine che mi hai chiesto" mi disse senza neanche salutarmi evidentemente aveva fretta

non risposi, la paura prese possesso del mio corpo e preferii aspettare il continuo di quella frase, per la prima volta in vita mia mi sentii debole e spaventato e lo odiavo
" avevo ragione, è quello che avevo pensato" quella frase mi fece gelare il sangue, il mio cuore accelerò notevolmente e non potetti trattenermi dal colpire il tavolo, facendo sobbalzare per il gesto improvviso i pochi uomini presenti quella sera.

"non mentiva, quindi" risposi

"evidentemente no"

"parlale, sei suo amico no?" domandai

"già fatto, dice che è stata una cosa di una notte, perché aveva bevuto"

effettivamente diventa una maniaca quando beve, ma questa comunque non era una giustificazione "non mi interessa, non doveva farlo"

" penso proprio che il suo obiettivo fosse vedere se suscitava una reazione in te"

"Oh avrà la mia reazione, puoi scommetterci" riagganciai "hai della carta e una stilografica, Evan?" Chiesi all'uomo basso e tozzo che avevo davanti, che mi procurò il materiale.

"brandy, tutta la bottiglia. sarà una lettera difficile" lui annuì, era sordomuto.

afferrai la sedia del primo tavolo che vidi ed iniziai a scrivere di getto, senza riflettere

al mio respiro,
Corinne, voglio saltare i convenevoli del tipo come stai?, cosa fai? eccetera.
Mi conosci, non sono uno che gira intorno alle cose;
Cosa diavolo ti salta in mente? questo è troppo perfino per te, è troppo perfino per una ripicca neanche so dirti a parole quanto questa cosa abbiamo avuto su di me l'effetto che speravi, sono sconvolto dal fatto che tu sia arrivata a tanto, devo mancarti molto. Ma infondo non posso fartene del tutto una colpa, se io fossi ancora lì con te e non fossi scappato abbandonandoti nuovamente tutto questo non sarebbe mai successo. Sappi però, che con questo non intendo giustificarti o giustificare i tuoi comportamenti, quello che hai fatto è davvero troppo. non posso più stare lontano da te e aspettare Silente che qualcuno provi a prendersi quello che è il mio, ragion per cui dal momento in cui invierò questa lettera ti aspetterò ogni sera al molo per una settimana, solo una settimana se non verrai significherà che sei già andata avanti e sappiamo entrambi che non è così.PS: conosco bene la tua testa il tuo modo di ragionare quindi prima di tutto ci tengo a rassicurarti che ti amo ancora e che mi manchi ogni giorno di più.

Michael.

Alla fine il brandy non lo bevvi, mi coprii di nuovo e andai all'esterno ad imbucare la lettera. "Michael!" Marina mi chiamò, ero di spalle ma riconobbi la voce "Marina" mi voltai, indossava un cappotto blu e dei pantaloni era una cosa del tutto nuova, le donne indossavano i pantaloni in Francia, e quelle che non lo facevano indossavano gonne più corti del solito mi ero informato e  avevo scoperto che quella moda non era ancora arrivata in Inghilterra

𝐌𝐀𝐋𝐄 𝐈𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora