σνєятнιикιиg

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Era ormai sera e Jisung
aveva avuto la solita e noiosa routine; aveva pranzato e aveva passato la giornata a disegnare e scrivere sul suo diario.
Verso le 16 c'erano stati i soliti 20 minuti di seduta con le sue due psicologhe, ma come al solito non era riuscito a parlare, non che non volesse ma proprio non riusciva.
Sentiva la gola chiudersi e gli salivano le lacrime agli occhi, la testa gli esplodeva di pensieri e di ricordi.
Forse era proprio per questo che non riusciva a parlare, i pensieri erano talmente tanti e talmente invasivi da non riuscire a formulare una frase di senso compiuto, e proprio per questo le sedute si riducevano alle psicologhe che facevano domande a cui lui come unica risposta annuiva o negava, e quando le due donne provavano a fargli domande a risposta aperta non rispondeva in alcun modo.

Successivamente aveva cenato e ora si trovava sdraiato a letto a leggere un manga che si era riuscito a trovare nella sala dove ogni tanto gli facevano fare lavori di gruppo o attività per far passare le giornate più velocemente.

Stava leggendo ma in realtà la sua mente era da tutt'altra parte, aveva nella testa ancora quel ragazzo che in così poco era riuscito a farlo andare completamente in tilt, e la cosa che lo faceva più arrabbiare con lui, ma soprattutto con se stesso, era che Minho sembrava essere completamente indifferente a quello che le sue azioni potevano causare agli altri.
Era entrato in camera solo una volta quel giorno e lo aveva fatto per pranzare, Jisung lo aveva guardato per salutarlo ma il ragazzo non aveva neanche girato la testa nella sua direzione. Avevano pranzato nel silenzio più totale interrotto solo dal rumore dei passi nel corridoio.

Finito di pranzare le infermiere erano entrate per ritirare i vassoi vuoti e subito dopo nella stanza stanza era entrata una ragazza dai capelli rosa e azzurri di cui non sapeva il nome, aveva detto qualcosa a Minho sorridendo timidamente e il moro, sempre sussurrando, le aveva detto parole che Jisung non era riuscito a sentire, le aveva messo le mani sui fianchi ed erano rimasti così per un po' come se si stessero scopando con gli occhi

Disgustosi davvero, non potete andare in una stanza?

La ragazza sollevò lo sguardo su Jisung e lui ebbe quasi paura che fosse riuscita e sentire i suoi pensieri.

"Non credi che dovremmo andare da un altra parte?" sussurro all'orecchio di Minho portandosi una ciocca di capelli rosa dietro l'orecchio.

"Si hai ragione" disse girandosi verso Jisung, e quello fu l'unico sguardo che ricevette in tutto il giorno dopo l'episodio di quella mattina.

Erano ormai le 22.00 e Minho non era ancora, Jisung stava iniziando a pensare che non avrebbe dormito lì

Sarà andato in camera di quella puttana con i capelli da unicorno

Realizzò solo dopo qualche secondo quello che aveva pensato

Davvero sono geloso?
O mio dio no non posso essere geloso, lui non è niente per me e...
E io non sono niente per lui suppongo.

Lui lo sapeva che era quello il problema, aveva fantasticato troppo dimenticandosi del fatto che lui non fosse niente per lui. Gli aveva chiesto se poteva baciarlo certo, ma probabilmente faceva così con tutti e non aveva niente di più e niente di meno di quella ragazza dai capelli colorati.
Minho era stato l'unico per lui, ma lui per Minho era stato solo uno dei tanti.

Si sentiva patetico a fare tutti quei pensieri su qualcosa che era successo solo in pochi minuti, e quasi si pentì di non aver accettato quel bacio.

Proprio in quel momento il protagonista delle sue paranoie entrò nella stanza.

"Ti va di parlare?"

E Jisung lo odiava, lo odiava così tanto perché quelle quattro parole gli avevano fatto venire le farfalle nello stomaco.

ᴛʜᴀᴛ'ꜱ ɴᴏᴛ ᴀ ᴘʀᴏʙʟᴇᴍ... //𝘮𝘪𝘯𝘴𝘶𝘯𝘨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora