2. Willow

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Ogni volta che vado in libreria è come tornare a casa, ad accogliermi trovo il tipico tepore che caratterizza questo posticino  illuminato dal sole, come il suo profumo di libri e candele aromatizzate.
Fin da quando ho messo per la prima volta i piedi qui me ne sono innamorata, ho capito subito che lavorare qui sarebbe stato più un passatempo che un obbligo. I libri, gli odori e la musichetta di sottofondo conferiscono all'ambiente una nota casalinga, le pareti rivestite da scaffali di legno scuro e le poltroncine verdi sistemate negli angoli della stanza rendono l'interno raffinato. È impossibile resistere alla tentazione di prendere un buon libro e sedersi qui a leggere, magari accompagnando la lettura anche da una buona tazza di tè fumante.
Appena metto il piede in libreria una voce squillante che proviene da dietro la cassa mi sorprende :  "Ehi, Dafne! Come va oggi?".
È Kristian,il mio collega, nonché la mia persecuzione, seconda solo a Liberty ovvio.
"Ciao, bene e tu?" rispondo educatamente.
"Bene, sono ore che sto cercando di sistemare i nuovi libri arrivati ma sono ancora in alto mare, ti andrebbe di aiutarmi?" mi chiede con quell'espressione da cucciolo affamato a cui nessuno può resistere, perciò annuisco e inizio a rimboccarmi le maniche.
Kristian è un gran lavoratore per la sua età, infatti anche se va ancora al liceo, per lui al primo posto ci sono il lavoro e lo studio, alcune volte lo vedo ripetere le lezioni di fisica o inglese mentre che lavora, soprattutto quando arriva il periodo degli esami.
Vive più qui che a casa, tra poco potrebbero dargli la residenza onoraria. Dovrebbe godersi la vita, uscire con i suoi amici e non stare qui, insomma è pure carino con quegli occhioni nocciola circondati da piccole lentiggini sugli zigomi alti e gli immancabili ricci neri che gli ricadono dolcemente sulla fronte. Il suo viso quasi puerile si scontra invece con il corpo di un atleta, sembra quasi come una sirena dell'Odissea, ha il corpo fatto in un modo e il viso in un altro.  Però se fossi una ragazza della sua età ci farei un pensiero, è intelligente anche se penso che viva ancora nel mondo dei sogni.
E proprio quando sono immersa dei miei pensieri che sento un gran trambusto provenire dalla zona in cui Kri lavora, non faccio neanche in tempo a chiedergli se stia bene che qualcuno urla "Tu razza di piccolo essere insignificante! Come ti permetti di far cadere i miei libri! Sai quanti anni di sacrifici mi è costata questa libreria? Se vuoi continuare a lavorare qui metti da parte la tua goffaggine e tratta i libri come se fossero i tuoi voti, capito ragazzo?".
E chi poteva essere se non Mohamed, il proprietario, o come preferisce farsi chiamare lui manager del Arabians Nights. Nome dedicato proprio in onore della terra del suo cuore, la sua amata Arabia , a cui ha riservato una sezione all'interno del suo negozio.
Mi appresto ad arrivare sul luogo del misfatto e trovo alcuni polverosi tomi per terra,  il povero liceale  fissa il vecchio burbero con aria mortificata, povero mi fa un po' pena.
"dai Mou Mou abbi pietà di lui, risparmialo non è sa cosa fa" esordisco con tono ironico cercando di smorzare un po' gli animi.
"sei sempre a fare la scema tu, piuttosto aiutalo a sistemare questo casino e poi vieni in ufficio che sono quasi le cinque" risponde il vecchio.
Mou mou può sembrare un uomo burbero ma sotto sotto ha un cuore di pan di zenzero, come i biscotti che ama mangiare, anzi, a cui assomiglia per via della sua carnagione ambrata, il viso segnato dal tempo e gli occhi neri come la notte che contrastano con i capelli bianchi e ricci.
Ho imparato a farmi spazio nel suo cuore a piccoli passi, prima parlando di interessi comuni come la letteratura, poi della sua vita e infine siamo diventati amici. Per lui ormai  sono una persona di famiglia, è per questo che mi concede di chiamarlo con il soprannome affidato dal figlio quando ancora faticava a pronunciare il suo nome.
L'amore che nutre per la sua libreria è unico, guai a toccargliela, ne va fiero come un padre del figlio prodigio, a volte la sua ossessione è quasi maniacale.
Ci sono giorni in cui è facile coglierlo nell'intento di spolverare ogni superfice, nonostante sia linda, oppure quando tormenta Kristian affinché sistemi i libri in ordine di colore.
Ripulito il disastro mi dirigo verso il tetro ufficio di Mohamed, che più che ufficio è uno stanzino riempito da una scrivania e foto di famiglia.
Noi due abbiamo la nostra piccola tradizione, ogni giorno, alle cinque del pomeriggio, ci prendiamo un buon tè con i biscotti preparati da sua moglie Fatima, una delizia per il palato, più volte mi è passata per la testa l'idea di iscriverla a Masterchef, anche perché col suo temperamento sarebbe in grado di far scoppiare a piangere pure Gordon Ramsey.
" uh eccoti finalmente Dafne, certo che quel ragazzo le combina proprio tutte-"  versa una buona tazza di liquido ambrato "ma la coincidenza più strana è che questi disastri avvengono solo quando ci sei tu nei paraggi, e ciò mi porta a pensare o che sei un uccello del malaugurio o che Kristian si distrae ogni volta che ti vede" afferma con la sicurezza che lo caratterizza.
"ma figurati, si sarà distratto per altro e poi non sono il suo tipo" ribatto cercando di nascondere un sorriso, perché da bravo osservatore quale è Mohamed ci ha preso nei confronti del riccio, più volte mi ha chiesto di uscire ma ho sempre rifiutato, ci tengo alla mia fedina penale.
"anche tu hai qualcosa in testa" osserva.
Altro che manager, doveva lavorare come psicologo, insomma non è che mi si legga tutto quello che penso in faccia.
"beh Liberty, la mia coinquilina, mi ha proposto di andare con lei domani sera a un evento ma il punto è che non ci voglio andare, devo lavorare qui e..."
"vedere la MotoGp, giusto?" mi interrompe bruscamente, Mou Mou mi conosce proprio come il palmo della sua mano "senti, non ti puoi rinchiudere sempre qui, fai un po' d'esperienza e soprattutto aiuta la tua amica, se te lo ha chiesto vuol dire che c'è un motivo preciso. E anche se ti perdi una gara non è la fine del mondo"
Il punto è che è la fine del mondo, insomma il mondiale sta finendo e la lotta tra i piloti si sta facendo più intensa, come posso solo pensare di non vedere la prossima gara? Pura blasfemia.
"ma..." cerco di ribattere.
"Non cercare di accampare scuse senza senso, tu ci vai e punto almeno così avrai qualcosa di interessante da raccontarmi ogni tanto ", scoppio a ridere, non ho una vita entusiasmante, lo ammetto, ma neanche così drammaticamente noiosa.
Alla fine, accetto e dopo aver discusso della sua famiglia esco dall'ufficio con un pacchetto di biscotti fatti in casa da Fatima poiché, secondo lei, mangio troppo poco siccome non c'è nessuno che mi nutra adeguatamente, si comporta un po' come la nonna che tutti desideriamo.
Fatima, da quando me l'ha presentata il marito, è sempre stata presente nella mia vita, mi dà consigli, cucina per me o mi aiuta con alcune faccende domestiche, insomma è una sorta di seconda mamma. Mi piace pensare che si immedesimi in me, anche lei si è trasferita qua dai nuovi Emirati Arabi alla mia età. Entrambe siamo qui con un sogno, diverso in certi aspetti ma così vicino da poter accumunarci più di quanto sia possibile pensare
Il tempo passa così in fretta tra catalogare i nuovi libri, fare gli ordini e ripulire il locale che non mi accorgo che è ora di tornare a casa, passo in ufficio per salutare Mou Mou e poi Kristian.

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