~Cap.1~

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Naomi,come dice sempre mia madre,vuol dire la mia gioia nella lingua ebrea.Da quando ero piccola mia madre mi ripete che sono la loro unica gioia poiché non ha potuto avere altri figli.I miei genitori mi hanno sempre educata benissimo sulla nostra religione,ma mi hanno anche aperto gli occhi sul mondo.Mio padre dice che molte persone non sono degni di vivere e non sono neanche degni della compassione di nostro Dio,perché portano solo il diavolo nelle vite altrui.Le discriminazioni nel mondo sono dovute dalla diversa cultura,religione e tradizione.
Io sono nata nella nostra terra ebrea,ma sette anni fa siamo venuti qui in Germania.
Adesso ho sedici anni e a differenza di quando ne avevo nove so davvero com'è fatto il mondo e i suoi pregiudizi e ho imparato a cavarmela.

Mi piacerebbe andare anche a scuola e studiare per affrontare questo mondo ma i miei genitori dicono che li fuori é pericoloso.Dicono che é pericoloso non perché sono iperprotettivi,ma lo dicono per il bene della famiglia.I tedeschi ci stanno dando la caccia e dobbiamo fingerci altre persone, persone cattoliche.
Fingersi persone cattoliche non é molto difficile,si,io e i miei genitori abbiamo dovuto studiare un po di cose in più, ma le nostre religioni si assomigliano molto avendo anche in comune l'antico testamento.

"Tesoro,Zia Elisabetta ha detto di andare stamani a casa sua per prendere un pò di pane che lei ha fatto." mi dice mia madre dolcemente mentre apre uno scaffale della cucina ormai con il legno rovinato e mangiato dagli insetti.

"Si madre,non preoccupatevi ci andrò stamane." la informo mentre lei mi sorride e prende delle uova dallo scaffale.

"Sei una brava ragazza Naomi,un giorno quando ti sposerai il tuo futuro marito sarà fiero di te." mi dice dolcemente sognando ad occhi aperti e io ridacchio tra me e me.Nella mia terra,già alla mia età si dovrebbe avere un promesso sposo,ma i miei genitori qui in Germania, non possono trovare qualcuno,ma mi hanno promesso che quando noi ce ne andremo di qui tutto sarà diverso.

"Madre perché non ce ne andiamo da qui?" le chiedo anche se lo avevo già fatto in passato.

"Figliola mia,ritorni sempre su questo argomento, lo sai già no?" mi risponde e io non faccio altro che fare una smorfia ogni volta che mi risponde così.

"Madre,lo so che ve lo chiedo sempre,ma non potremmo organizzare una congettura per andarcene da qui?" le dico proponendo per la prima volta il mio pensiero.

"Tesoro,come possiamo fare noi,umili essere umani passare il confine con delle guardie tedesche di guardia?" Mi chiede con un espressione dolce ma al tempo stesso compassionevole.

"Infatti,io sto proponendo questo madre,vi sto proponendo di trovare qualche congettura per passare il confine." le dico con calma mentre lei poggia un braccio su di me.

"Tesoro,anche se ce la faremmo a passare il confine,non avremmo del denaro a sufficienza per proseguire il nostro cammino, figliola,guarda la nostra famiglia,siamo io tu e tuo padre e non possiamo comprati neanche dei vestiti nuovi." mi dice mentre mi indica i miei capi.Ho solo due paia di pantaloni e tre magliette ma non mi lamento, é già troppo.

"O madre,i vestiti non importano,come dite voi il denaro non fa l'uomo vero e proprio,il denaro lo rovina,invece é l'amore e l'affetto che migliora l'uomo e lo fa uomo." le ripeto sempre quello che mi viene detto in questa piccola catapecchia che con le cure e l'amore di mia madre é diventata qualcosa che si può chiamare casa.

"Vedo che sei una figlia che ascolta e impara,tu sei la mia gioia." mi sorride ripetendo la solita frase e io ricambio il suo piccolo sorriso.

"Madre,vado da zia Elisabetta,non voglio farla aspettare,se no poi il pane si raffredda." la informo e lei annuisce iniziando a cucinare.

"Naomi,sta attenta." mi dice come al solito e io annuisco uscendo dalla piccola porticina.

Le strade tedesche mattiniere,sono meno affollate di quelle di Israele da quanto ricordo.In Israele sono piene di uomini e donne che svolgono il loro lavoro, mentre qua,ne sono presenti solamente la metà.Per arrivare a casa di zia Elisabetta devo passare dal piccolo mercato cittadino dove la gente é più presente a differenza delle strade,dove ci sono anche le piccole pietanze della signora Sara.
In fondo alla strada invece intravedono zia Elisabetta fuori da casa sua dove mi ha già intravista e mi saluta.

"Zia,mia madre mi ha informata che voi mi dovevate dare il vostro magnifico pane." le dico appena arrivata davanti casa sua.

"Certo tesoro,entra." mi dice con un sorriso mentre lei entra nella sua casa e io la seguo dentro.
Appena entrata intravedo il piccolo forno a legno a sinistra e da lí,proviene il buon profumino di pane.

"Tieni tesoro." mi dice zia Elisabetta porgendomi il pane ancora caldo.
"Attenzione che scotta." mi avverte e io annuisco.

"Grazie,zia.Meglio che vada,se no mia madre si preoccupa." la informo e lei annuisce mentre io esco dalla piccola porticina dirigendomi verso casa.

Come prima,attraverso il piccolo mercato cittadino e le stradine che portano verso casa ,ma,quando arrivo davanti casa mia vedo una guardia al di fuori della porta.Sono qui,davanti casa mia,con il pane che mi é appena caduto dalle braccia a fissare la scena davanti a me:mia madre e mio padre, trasportati verso un camion pieno di persone.

"Madre!Padre!" inizio a gridare mentre sul viso di mia madre scorrono delle lacrime.

"Tesoro!Scappa!" mi dice mia madre,ma é troppo tardi:la guardia al di fuori della porta di casa mia mi ha preso le braccia e mi sta trasportando verso il camion con stessa sorte dei miei genitori.

Me :)
Spero che come inizio vi piaccia e vorrei veramente un vostro parere se continuare o meno,perché se non funziona ditemelo perché non vale la pena continuare qualcosa che non funziona.Grazie.
Buona lettura.Baci,EMI

~Jew~||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora