Capitolo 1: Fruscio

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A volte ti sveglia uno strano rumore nella notte. Stavi sognando forse, oppure era un sonno privo di allucinazioni, ma ecco che qualcosa, nel buio, ti desta. Il sole non è ancora sorto, la luna emana ancora timida i suoi raggi e i lampioni colmano quel poco che possono le stelle. La finestra è ancora quel quadro notturno nella tua camera e l'atmosfera tutta è quieta, placida nella sua stasi, nel suo congelarsi statica e inerme. Eppure, qualcosa ti ha smosso il cuore. Eppure, qualcosa ha spezzato quel placido clima, che, silente, conciliava il tuo dormire. Ti sei girato sul cuscino, aprendo gli occhi. Ti sei svegliato, cercando quel fastidio, scuotendo rude le lenzuola. Ti sei alzato sullo schienale del letto, costretto da quel misterioso fruscio... Lo vedi, l'alba è ancora sepolta tra i monti e ogni cosa è immersa nell'oscurità del cielo. Nessun rumore apparente, nessun bisbiglio nella camera, nessun sospiro indesiderato. Eppure, un fruscio c'è stato. Lo hai sentito. Ti giri e ti guardi intorno: nulla si muove, tutto tace e dorme. E allora cos'era quella percezione inattesa? Cos'era quel fruscio impercettibile, ma allo stesso tempo, per te, assordante? Ti sdrai di nuovo sul letto, capendo forse cosa le tue orecchie hanno avuto l'impressione di sentire. Sconfitto, dai finalmente le spalle alla finestra e guardi controvoglia la destra del tuo letto.

Era un fruscio silente, un brusio immateriale di qualcosa che c'era e adesso non esiste più. Era quel fruscio. Il suo... Il mormorio nostalgico che agisce come un arto fantasma sulla tua mente, penetrando la coscienza, sfuggendo al ricordo. Era lei quel fruscio, o per lo meno la memoria del suo esserci stata. Non importa quanto la seppellisca infondo: lei riesce sempre ad uscire dal nascondiglio, che con tanta fatica le costruisci. Lei che vive ancora in ogni singolo battito del tuo cuore e ti ruba l'aria, nutrendosi del tuo respiro. Esce dalle tue labbra, dai tuoi occhi, le tue orecchie ne sfiorano le sinfonie invisibili, ma non si materializza più accanto a te. Il giorno il suo brusio è sopportabile, ma la notte è assordante e insostenibile. Accarezzi quella porzione del tuo letto che non osi più toccare, quella che era destinata al suo corpo, alla sua pelle... È un gesto istintivo, meccanico, irrazionale. Sfiori una visione, quel poco che riesci ancora a focalizzare di lei. Gli occhi si arrendono alla finzione proiettata dalla tua mente e la tua lacrima si arrende alla sua mancanza. Il suo rumore si riduce al fruscio di quella goccia salata che crolla sul tuo cuscino. Una lacrima di solito scivola silente, ma in questo silenzio notturno il suo leggero schiantarsi ha in sé il frastuono di mille onde.

Cederai all'insonnia anche questa notte. L'anima non può riposare in questo chiasso. Perché la sua scomparsa, il suo non esserci risuona in ogni minima parte di te, amplificato da tutto ciò che ti circonda. E ti perderai in questa orchestra stonata di emozioni...

Tutto per un suo surreale fruscio...

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