La sua natura è un mostro. Il suo animo sembra che sia stato corrotto dall'odio. L'immagine gentile, che mi sono creato di lui, mi ha manipolato, tanto da annegare nell'illusione della sua perfezione.
Il mio misero corpo sente la necessità di evadere dalla sua apparenza contorta, ma non ho scelta. Non posso. La mia carne si sarebbe putrefatta, e sarebbe diventata un peccato. Lentamente, con il fiato che trattengo, lui mi avrebbe carbonizzato nell'inferno che vive nei suoi occhi.
Le sue labbra si spostano su uno dei miei capezzoli. Lo morde e me lo tira con i denti. La sua bocca lo sta consumando in un rosso scarlatto. Le lacrime solcano e graffiano le mie guance mentre lui continua a torturarmi. "Potrete umiliare e prendervi il mio corpo, ma non vi concederò di violare il mio cuore." mi rassicuro nelle mie parole, in cui la speranza di non essere distrutto dal suo tocco non mi abbandona.
Lui, di colpo, si scosta dalla mia figura. Indietreggia di qualche passo mentre mi guarda con un sorriso isterico. Poi si abbassa e raccoglie i miei indumenti che giacciono sul suolo del pavimento, si riavvicina a me e mi copre il petto con la veste. "Pensate, realmente, che il cuore non si logori? Voi vi fate sopraffare dalla menzogna." digrigna i denti, la sua aura avrebbe infiammato tutta la stanza.
"Da un certo punto di vista, non vi posso dare torto. Perché, fino ad oggi, sono stato sopraffatto dalla menzogna di avervi creduto una persona differente rispetto alla personalità che mi state mostrando ora. Non siete altro che un essere condannabile." stringo, abbracciando la mia veste.
"Un essere condannabile a cui non avete dato una risposta alla mia domanda." mi dice, mantenendo il suo sguardo pieno di rabbia nei miei confronti.
Non evito il contatto visivo, ma preferisco tacere. Rimango lì, aspetto che sia lui il primo a parlare.
Ma il principe scuote il capo, serio. "Quando troverete la vostra opinione a tal proposito, venitemi a trovare. Siete il benvenuto."
"Al contrario, voi non lo siete per me." ribatto, e lui ghigna.
"Continuate a farvi sopraffare dalla menzogna." sospira. "Voi cederete al mio tranello, e mi supplicherete di farvi mio." non mi lascia il modo e il tempo di ribattere, che lascia la stanza.
Può provarci, sino a dannarsi, ma lui non mi avrà mai.
Di fretta, m'infilo la veste. Mi schianto per terra, sollevo le gambe e le avvolgo fra le mie braccia. Mi perdo nei pensieri, con le ossa che percepisco polverizzarsi in cenere. Ma poi, davanti a me, sulla soglia della porta appare Hoseok. La sua espressione allegra, coccola il mio stato irrequieto.
"Taehyung siete pronto?" mi scruta, riluttante. "Avete, per caso, passato una brutta giornata?" avanza e si piega sulle ginocchia, posando la mano sulla mia spalla.
"Da cosa lo deducete?"
"Dal vostro volto triste. Siete sempre carico di energia, quando vi faccio lezione."
"Sono, soltanto, stanco. È stata una giornata pesante da gestire." replico, mentendogli.
"Siete sicuro?" non sembra convinto, le sue iridi si soffermano sulle mie come alla ricerca della verità che sto eclissando.
Sebbene lui fosse premuroso nei miei riguardi, chi darebbe la propria fiducia alla confessione di un inutile servo, soprattutto se il colpevole che ha scalfito il mio umore concerne il principe.
Prendo la pergamena da sotto il letto, per porre un limite a quella discussione. "Riprendiamo da dove ci siamo fermati la scorsa volta?" mi sforzo di sorridergli, ma è difficile.
Annuisce. "Va bene." traccia con l'indice una frase al secondo rigo. "Siete in grado di leggerla, o, perlomeno, di capirne il significato?"
Stringo gli occhi, m'impegno. Ma le lettere mi paiono volteggiare sul pezzo di carta, un po' stropicciato. Nego con un cenno della testa. "Non ci riesco..." ammetto, demoralizzato.
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The Mischievous Prince and his Slave - Taekook
Fanfic*Renderlo una persona migliore è come distendere un braccio in avanti e lasciarlo sospeso nel vuoto. * L'apparenza gentile e dolce del giovane principe Jungkook si rivelerà essere il contrario, quando Taehyung, uno dei servi del palazzo reale Jeon...