Atomi

10 1 2
                                    

Venne giù dal cielo, ci fu un boato che irruppe tra le pieghe della Terra. Nuclei che esplodevano e lasciavano strisce di verde al loro passaggio. Rumorose e striscianti come serpenti nel deserto. Si addentravano nel terreno e intorpidivano tutto quello che toccavano. Le dune del deserto di Aznavor ne erano piene. La sabbia infuocata palpitava sotto al sole cocente e inghiottiva tremante scie di un verde gelatinoso che ribollivano e si dimenavano a contatto con il calore. Percorrevano tutta la sabbia fino a giungere dentro la foresta di Aznavor. Poi si rimescolavano in un turbinio danzante tra effluvi e sonorità sotto ai funghi che le avevano create. La foresta, ma anche la città erano in pieno fermento. Dalle strisce piccoli esserini ne fuoriuscivano e sbadigliavano, si contorcevano per essere stati assopiti per così tanto tempo e si ritiravano nella foresta. Là,  come piccole fate, si disperdevano tra gli alberi modificando completamente l'ecosistema. Erano i Ratnor, il loro aspetto aveva sembianze umane ma erano molto piccoli, poco più grandi di una formica. La maggior parte di loro tendeva al blu, ma alcuni erano di un violaceo intenso. Le loro mani erano minute,  le ossa si intravedevano sotto la pelle che a tratti era trasparente. Al posto delle orecchie avevano lunghi elementi che parevano dei corni, sottili e rigidi, ma non emettevano bensì servivano a ricevere i suoni come fossero appunto delle orecchie. I loro nasi erano simili a quello di Cyrano, di forma e dimensioni inverosimili, appuntiti a dismisura. La bocca aveva sembianze umane così come il resto del corpo, se non fosse appunto per il colore e alcune strane fattezze. I Ratnor non si infiltravano quasi mai tra gli abitanti di Aznavor, si limitavano ad osservarli da lontano.

La pietra azzurraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora