La bontà

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Ma l'anziano Ratnor era un uomo saggio e buono. Non c'era posto nel suo cuore per la vendetta e la mediocrità. Così prese il corpo inerte della moglie, le sistemò i lunghi capelli e le ricompose le vesti. Pioveva a dirotto quel giorno. Il cielo piangeva per la perdita di quella donna così buona e giusta. Ma erano lacrime che non avevano sapore di odio. Era soltanto il cielo che aveva osservato quella cattiveria cocente venir scagliata su una vittima impotente. E il cielo ricordava tutto. Aveva visto molte guerre e combattimenti dall'alba dei tempi e ne era rimasto profondamente turbato. Gli uomini facevano cose terribili sia verso i propri simili sia verso le altre specie. E il cielo impotente piangeva di dolore. L'anziano Ratnor trascinò la salma lungo i colli che sembravano essere più riparati. Poi, giunto sotto una grande quercia con picco e pala scavó una fossa. Sua moglie avrebbe riposato in quel luogo sicuro per sempre. Richiuse la buca con fatica e vi depositó sopra un gelsomino, il fiore preferito dalla sua compagna. Poi recitò preghiere e amorevoli parole rivolte alla vittima di quell' ingiusto massacro. Il cielo era ancora nero di dolore e l'alba del nuovo giorno sarebbe stata carica di cocente pessimismo e mancanza. L'anziano Ratnor si diresse verso quello che era rimasto del suo paesino e parlò con i sopravvissuti. Si misero d'accordo di abbandonare quei luoghi non più sicuri e partirono verso un esodo ignoto e crudele.

La pietra azzurraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora