Capitolo 19

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MOON

Sono sotto shock questa mattina. È stato tutto così assurdo e improvviso. È stato tutto così dannatamente strano.

Mi sono svegliata ed ero da sola. Immaginavo di non riuscire a trovare Al con me quella mattina, ma ciò che non immaginavo era di trovare lo strip club nel caos più totale.

Tutti urlano e piangono e io non capisco che diavolo stia succedendo.

Qualcuno mi afferra per le braccia e mi obbliga a voltarmi.

"Moon, hai saputo?" mi chiede Madison.

Anche lei sembra nel panico. Che diavolo sta succedendo?

"No, cosa? Mi sono appena svegliata e..."

"Il capo è morto".

Il mio cervello si spegne. Come è possibile? Come diavolo è successa questa cosa? Morto come?

"Che..." inizio a dire, ma Madison mi precede.

"L'hanno trovato stamattina. Sembra overdose" mi spiega.

"Hanno...hanno già chiamato la polizia?" chiedo.

"Moon, ma sei impazzita? La polizia qui? No. Ci arresterebbero tutti".

"E quindi facciamo finta di niente?" chiedo.

Come diavolo possono non coinvolgere la polizia. C'è un cadavere, c'è...

Proprio in quel momento vedo due uomini che lavorano al locale trasportare un sacco nero. Con quei movimenti bruschi per portarlo via, un braccio esce fuori da quella busta di plastica. Ha ancora il laccio emostatico stretto. Lì dentro c'è il capo.

Corro nei camerini e mi chiudo in bagno a vomitare. Un cadavere, cazzo. Ho appena visto il braccio di un cadavere. Ho sempre odiato il capo e gli ho sempre augurato le peggiori cose, ma non lo pensavo sul serio. Non gli auguravo veramente di fare una fine così brutta.

Una mano mi massaggia la schiena e io scatto indietro.

"Tranquilla, Moon. Sono io" tenta di calmarmi Madison.

"Cosa ne faranno adesso del corpo?" chiedo io nel panico.

"Ho sentito dire che lo lasceranno da qualche parte nel bosco".

Non riesco più a trattenere le lacrime. Forse questo è anche peggio. Sì, questo è decisamente peggio. Come si può abbandonare un cadavere in un bosco? E come farò io a mantenere il segreto? Cosa dovrei fare?

Madison mi porge le mani e mi aiuta a tornare in piedi.

"Fatti una doccia e vai a casa. Sun ti sta aspettando".

Mi passo velocemente le mani sulle guance per asciugare le lacrime e vado subito sotto la doccia. Mi strofino la pelle più delle altre volte. Passo la spugna con forza ovunque. Sulle braccia, sulle gambe, sul collo, sulla pancia. Non voglio che rimanga nessuna traccia di tutto questo. Voglio che questo posto sparisca dalla mia vita.

Una volta uscita dalla doccia, mi avvolgo il corpo con un asciugamano e raggiungo le mie cose. Frugo tra le tasche per cercare il cellulare e noto un messaggio.

A: Scusami. Avrei voluto svegliarti per dirti che andavo via, ma eri davvero troppo bella mentre dormivi e non ce l'ho fatta a svegliarti.

Un piccolo sorriso compare sul mio volto rigato dalle lacrime. Forse è proprio questa la giusta definizione di Al. È il mio sorriso quando tutto va male. È riuscito a consolarmi quando Sun mi ha chiesto di parlargli di suo padre e mi ha strappato un sorriso in un momento come questo.

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