- Capitolo 9 -

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Giacomo si svegliò prima che suonasse la sveglia. Erano le 4:30. Sarebbe potuto tornare a dormire ancora una mezz'oretta, ma non aveva sonno.
"Come glielo dico? In modo diretto? Facendo dei giri di parole? No no, devo dirgli la verità così com'è. Ma se la prendesse male? Se decidesse di cacciarmi dalla società e prendere un altro socio o addirittura scioglierla del tutto? Dannazione... avrei dovuto dirglielo subito... perchè non l'ho fatto?"
Sospirò.
"Avevo paura"
Pensava, si tormentava e nel mentre il tempo scorreva. Arrivarono le 5 in meno di un battito di ciglia e si dovette alzare. Si vestì al volo e poi scese sulla piccola via davanti casa ad aspettare Nando che lo venisse a prendere col camioncino.
In cuor suo sperava non ci fosse, ma allo stesso tempo doveva dirglielo. E quindi, aspettava.
Dopo una decina di minuti arrivò Nando e Giacomo salì sul camioncino.

<<Ciao Jack>>

<<Ciao>>

Nando non sembrava percepire il tono preoccupato e nervoso di Giacomo. Il che era un bene, ma Giacomo rimaneva sempre attento. Erano diretti tra Borgonovo e Castel San Giovanni, perchè un signore aveva bisogno di un nuovo muretto intorno alla casa, dato che il precedente era ormai molto vecchio.
Arrivarono senza parlare. Nando lo trovava strano e iniziò a notare che Giacomo era distratto, ma non volle dirgli niente. Scesero dal camioncino e iniziarono il loro lavoro. Scaricare, preparare le fondamenta, innalzare il telaio... tutto in silenzio. Nando era estremamente preoccupato e, alla fine della giornata di lavoro decise di prendere parola.

<<Jack? È tutto okay? È tutto il giorno che non parli>>

Giacomo sospirò. Era il momento. Guardò Nando con un'espressione triste.

<<Dobbiamo parlare>>

Nando era sorpreso. Sospettava che ci fosse qualcosa, ma pensava solo che Giacomo fosse un po' stressato e stanco. Ma la sua espressione diceva un'altra cosa.

<<Sì, d'accordo. Stasera? Può andare?>>

<<Va bene>>

<<Facciamo a casa mia, così magari ti offro anche un caffè>>

<<Certo, come preferisci Nando>>

Nando sentiva che era qualcosa di grave. Anzi, gravissimo. La tensione era alta, voleva chiedere a Giacomo di parlare subito, ma forse non era una buona idea. E quindi, aspettò.
Passò la giornata in fretta. E quella sera, i due amici si incontrano, come stabilito, a casa di Giacomo, il quale fece entrare Nando, impaziente.

<<Giacomo, parla>>

Giacomo sospirò e gli raccontò tutto. Dall'inizio fino a ora. Da quella sera al bar al processo. Tutti i dettagli.
Nando non credeva alle sue orecchie. Ma capiva. Nella sua espressione c'era shock e sorpresa, ma non rabbia. Non poteva essere arrabbiato con lui. Lo aveva fatto per la società, lo aveva fatto per loro. Ha rischiato di morire per salvare ciò che avevano costruito insieme e non mandarlo in fumo. Lo capiva. E si commosse.

<<... ho sbagliato... tutto. Volevo soltanto salvare la società, la nostra società... mi dispiace...>>

Giacomo spostò lo sguardo lontano dal suo, come a nascondere la vergogna. Nando gli prese le spalle e lo guardò dritto negli occhi.

<<Jack...>>

Iniziò a dire, una lacrima intanto iniziò a scivolare sulla guancia dell'altro, come un torrente che scorre giù dalla montagna dalla quale è nato.

<<... tu sei e rimarrai sempre un brav'uomo>>

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