Le Quattro Stagioni

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Abbiam deciso di lasciarci andare. 
Basta, non è ormai possibile per noi
continuare questo tratto vile
e scoprire che in vita nulla vale. 

La verità, l'ordine, la ragione 
una parola greca, non ha significato 
molti dicon che ciò sia il suo brillare,
ma quanto qualcosa è scintillante 
tanto è bramato inutilmente. 

Vuoi cacciarmi fuor da te, o vita! 
Perché altrimenti non so spiegare 
perché sei così spietata, e 
perché tutti i miei dubbi oggi resusciti
nonostante sian cadaveri
già da tempo lontani alle mie spalle.

Ho deciso di lasciarmi andare,
perché non sopporto d'essere deriso
da quel demone che alberga nel cuor mio
e nella mia mente, o nel mio amare
quei doni della vita che la rendon dolce. 

Ghiaccio, ghiaccio è questa primavera
tanto attesa e a lungo dimenticata, 
come un raggio che filtra tra le acque
ma di cui abbiam dimenticato la genesi, la madre, 
che ogni giorno bruciando 
piange le sue lacrime di fiamma. 

-Forza, lasciati andare, 
lascia cadere e frangere i pensieri, 
perditi tra le lente onde
di queste melodie, di questi canti di follia,
e lasciati guidare fuori 
da questa testa già scavata,
da quest'anima già vuota, 
e non tornare, non tornare mai più qui dentro.-

Infernale, infernale quest'inverno! 
Avevo scelto di aspettarti 
già adeguato ad una stagione già morta, 
e stavo per seppellirmi 
sotto i fiori secchi, coperto dai corpi
di ciò che un tempo
era colore per tutti i sensi! 
E sapevo, lo sapevo, che saresti arrivato
gelido, letale come ghiaccio, 
eppure mi sembra d'esser giunto 
davanti alla bocca d'un vulcano 
che brucia uomini e
selve per colar denaro. 

Il diavolo ha parlato al mio orecchio, 
e le parole sue furon 'sì familiari
che dubitai di esser stato
Lucifero io stesso, 
ed aver sempre visto nel mio cuore 
quelle opere così orrende, 
e per amor tuo l'ho scacciato via,
come si scaccia la mosca 
che ronza sulla testa di maiale,
non gli ho permesso di infettarmi
con la sua visione di allori,
maledizione! Maledizione al mio cuore! 

E com'è maledetto quest'autunno! 
vien tutto morendo a dipingere 
il cielo e il cosmo del suo colore, 
nemico in guerra del mare,
avversario e alleato
di ciò a cui tutto diede vita. 
Non preoccuparti, lettore,
se ciò che dico manca di senso
la mia follia ha deciso di parlare, 
come la follia dell'universo ha deciso 
che in un certo istante tutto debba finire. 

Niente fuoco, né fiamme, 
solo le tenebre che lentamente mutando 
assorbono quel che prim'era caldo, 
e ogni fenomeno del pensiero si soffoca
come una macchina senza fulmine, 
come un mulino senza fiume,
perché la cenere
non trattiene l'alma del fuoco, 
né esso è mai giunto altrove
che in quella polvere che una volta fu
una leggera rosa rossa scossa dalle spire. 

Ed eccoti arrivare, estate.
cosa posso dir di te,
che tanto lieta sei stata,
ma che oggi
posso sol guardare con rimpianto?
Se ti senti in grazia
d'esser tra questi versi
sappi che questa poesia nasce grazie a te
e che tutte queste le parole ti son grate, 
tanto che si scuoton e si vergognano 
per quanto han paura ancora
d'inciamparsi. 

Sei stata calda come l'inverno, 
e hai dimostrato che ogni ferita 
non guarisce col sale,
neppure dopo tanto pensare 
neppure dopo anni passati in solitudine
a scuotere 
quell'albero in Eden
per farne cadere un frutto, 
e scoprire perché mai
non facesse nessun'ombra al vagabondo
che veniva lì sotto solo per sognare. 

Qui giaccion l'ultime parole 
che tanto mi son trattenuto 
per tutto questo tempo, querulo e stanco, 
il fardello che porto dev'essere sciolto 
e ora basta: <<Ti amo, vita, 
il momento è colto!>>

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