Capitolo 2

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Non dormii molto, la mia mente continuava a pensare a cose troppo vergognose da ammettere ad alta voce. Se Otoha non fosse entrata, chissà cosa sarebbe successo. Seiren sembrava immersa nel sonno, così scacciai i miei assurdi pensieri e mi sforzai di riposare.
La mattina seguente ci rimettemmo in cammino, seguendo Seiren per chilometri e chilometri senza mai fermarci.
Le case all'orizzonte si fecero più rare, sostituite da campi coltivati e casupole di contadini al lavoro. Ci lasciammo alle spalle anche quelli, in viaggio su un sentiero malandato che la mappa ci assicurava portasse a nord. All'ennessima lamentela delle cortigiane, la capogruppo si voltò furibonda.
-Non possiamo permetterci soste, ne abbiamo già parlato! La prossima locanda è troppo lontana, fermarci significherebbe arrivare nel ben mezzo della notte, volete forse essere attaccate dai briganti?
-Calmati Seiren, una piccola sosta non sarà così grave, ce la meritiamo dopotutto.
Shin la convinse con il suo sorriso a 32 denti, anche se lei non sembrava contenta.
Sfiniti, ci riposammo vicino a un fiumiciattolo. Seduta sull'erba, chiusi gli occhi per ascoltare il suono delle fronde degli alberi, fin quando sentii uno schizzo d'acqua sul viso. Vidi Seiren con i pantaloni alzati fino alle caviglie che infilzava il fiume con la sua arma da shinobi, per poi lanciare un pesce morto a Shin.
-Accendi un fuoco e cucinalo, ora te ne passo altri.
Venti minti dopo si unì a noi, che stavamo già mangiando, ma sedendosi a terra la tradì un gemito di dolore, mentre si accarezzava la schiena. Stare piegata a infilzare pesci sembrava facile a vederglielo fare, ma evidentemente era più faticoso di quel che pensavo.
Arrivammo tardi alla locanda, e ci precitammo tutti subito a dormire. Questa volta ognuno aveva una camera per sè, ma non avevo intenzione di riposare adesso. Per ringraziare Seiren del pranzo di oggi per il quale si era addirittura fatta male, bussai alla sua porta. Quando si aprì, Seiren mi squadrò sorpresa, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio.
-Che ci fai qui a quest'ora Hiina? Mi sorrise impercettibilente.
-Ho una sorpresa per te...posso entrare?
Distolse lo sguardo e mi lasciò via libera. Entrai cercando di non scompormi, e rimasi in piedi di fianco al suo futon.
-Grazie per oggi. Sai, non devi sforzarti così tanto per noi.
-Cosa intendi? Sembrava confusa davvero.
-Beh, ti sei presa un bel mal di schiena da quel che ho visto...
Mi fece uno dei suoi sorrisi.
-Ahh, quello. Beh, ci sono abituata. Una shinobi non si fa abbattere da un insignificante mal di schiena.
-Ma così non va bene!
Mi scaldai.
-Solo perchè ci sei abituata non vuol dire che devi ignorarlo.
Mi inginocchia e le feci segno di sdraiarsi.
-Quando vagabondavo con Nami, mi ha insegnato un metodo di massaggiamento molto efficace, sdraiati perfavore.
Seiren alzò gli occhi al cielo, ma dalla sua espressione si capiva che non era davvero arrabbiata. Si sdraiò sul Futon a faccia in giù, attendendo.
Rimasi per qualche secondo immobile, senza sapere cosa dire.
-Guarda che non posso farti un massaggio, con i vestiti addosso...
Lo dissi sottovoce, sforzandomi di tirare fuori le parole.
Le avevo letteralmente chiesto di spogliarsi.
Seiren si girò lentamente a pancia in sù, guardandomi fissa negli occhi in tono di sfida. Non sorrideva, aveva un'espressione seria, ma non di quelle che dà di solito quando è scocciata. La fissai di rimando, ammaliata da quello sguardo.
-Spogliami tu.
Nel sentirlo, sgranai gli occhi.
Non potevo credere che me lo avesse chiesto davvero. Il suo sguardo così penetrante non permetteva ai miei occhi di staccarsi dai suoi.
Senza distogliere lo sguardo, mie mani corsero frettolose verso il suo kosode, quasi timorose che potesse cambiare idea da un momento all'altro e farlo lei stessa. No, volevo farlo io.
Cercai di non risultare goffa mentre rimuovevo gli ultimi indumenti che la coprivano.
-Adesso dovresti girarti di schiena...
-Hai ragione, colpa mia.
Aveva represso una risatina.
La sua schiena nuda davanti a me fece nascere qualcosa nel mio basso ventre, che repressi il più velocemente possibile.
Iniziai imitando quello che Nami aveva fatto a me, in quei giorni di fuga da Kyoto. Feci danzare le mie mani sulla sua pelle, allentando quella fatica intrecciata in tutte le fibre dei suoi muscoli. Il suo viso si rilassò, e pian piano era evidente che si fosse addormentata. La coprii con la coperta del futon e tornai in camera mia, soddisfatta del mio operato.

Sguardi fugaci     Hiinahime x SeirenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora