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Stavo fumando.

Fumando.

Fumando.

Fumando.

Erano le tre di notte, camminavo seguendo i binari della stazione.

Oggi è il mio primo giorno della 5^ superiore, in un altra città.

In una città diversa dalla mia, diversa dal mio paese di origine.

La scuola è diversa, i professori sono diversi, i miei compagni sono diversi.

Meglio cosí.

Ho 18 anni, ma nessuna festa importante.

Solo solitudine.

Continuo a fumare, sono le 3:08.

Mi si appannano tutti gli occhiali con questa nebbia.

Odio quando i miei occhiali si appannano, non riesco a vedere più nulla.

Tutta colpa della nebbia.

Sapete? Potrei fare un bel collegamento.

I miei vecchi compagni di scuola sono la nebbia.

Non mi facevano vedere più nulla.

Erano sempre stati lí, con i loro sorrisetti finti, davanti ai prof.

E con i loro pugni fuori scuola.

No, non voglio pensarci.

Non stamattina, almeno.

Continuo a camminare accanto ai binari, manca ancora molto.

Sento il telefono vibrare, lo tiro fuori dalla tasca.


"Papà"

Chiudo subito la chiamata, non voglio parlargli.

Ho troppe cose da fare, ho troppe cose da fare e da dire.

Ieri notte ho fatto un sogno.

Un bel sogno.

Ma ora non ve lo racconto.

Mi è già finito il pacchetto di sigarette, cazzo.

Manca ancora troppo.

3:26.

Mi passo una mano tra i capelli, quell'unica parte che mi piace di me.

I miei bei capelli neri.

Proprio per questi mi prendevano in giro, da bambino.

Mi hanno preso in giro un po' per tutto, in verità.

Il telefono squilla ancora, stavolta per poco.

È un messaggio, un messaggio da mia sorella, sí.

Jo, noi due dobbiamo parlare.
Non puoi più andare alla stazione cosí presto.
Hai provato ad ucciderti fin troppe volte.
Devi smetterla, per favore.
Non puoi più andare a bucarti in giro o a tagliarti con le lamette.
Basta Jonathan.
Stai troppo male, non voglio che ti uccidi.
Perchè sai io e te abbiamo un legame....

Non finisco nemmeno di leggere. Mia sorella ci prova sempre ma io non ascolto mai.

Lascio sempre il visualizzato.

Non mi vede da un mese; E sono felice cosí.

Ormai non me la ricordo nemmeno più, forse si sarà tinta bionda, forse sarà ingrassata o dimagrita... non ne ho idea.

Sto camminando molto lentamente accanto ai binari, non passano i treni adesso.

Non so perchè mia sorella abbia tutta questa paura.

Anzi, potrei capirla.

Mi siedo a terra, guardo sull'orologio che ore sono.

3:35.

Sono stanco, ho al massimo mezz'ora di sonno.

Voglio ubriacarmi fino alla morte.

Una combinazione sale e limone mortale.

Si, prima o poi lo faccio.

Potrei saltare scuola, ma resisto alla tentazione.

Cercherò di tagliarmi pochissimo.

Poco poco.

Non ora però.

In un momento di tranquillità assoluta come questa, col cazzo che spreco una bella lama.

Bella, affilata e lucente.

Non come la mia carriera scolastica.

Assolutamente il contrario.

Non so con quale coraggio vivo ancora.

Boh.

Io nel dubbio corro un po'.

Mi alzo e vado sui binari.

I miei bei binari carini e lunghi.

L'unica ragione per cui voglio stare sulla terra.

I miei binari.

Ormai sono miei, come se nessuno ci fosse mai stato prima di me.

Come se fosse cosí.

Ma niente è vero.

Nulla è vero perchè prima o poi tutto diventa un ricordo.

E i ricordi non sono veri,
sono solo delle cose che ci vengono in mente per caso che possiamo spiegare solo con la memoria.

la memoria non è veritiera.

Mai.

Sono le 4:00, sto correndo come un pazzo.

Non mi sento più i piedi, ho il fiatone e gli occhi stanchi.

Fa freddo, e tutto il vento mi va in faccia.

Mi prenderò qualche malattia sicuro.

Corro fino allo sfinimento, che non ascolto.

Non ascolto lo sfinimento continuando a correre.

Le gambe cedono, inciampo.

Sbatto la faccia su del ferro. Fa male.

Proprio quello che mi serviva.

Mi alzo, toccandomi la faccia.

Litri e litri di sangue.

Sangue che sgocciolava dalla mia pelle.

Mi faccio complimenti da solo, chissà quanto ho corso.

Alla ferita non ci penso nemmeno, e ricomincio a camminare verso l'uscita della stazione.

Sento dei dolori allucinanti intorno all'occhio e ad un lato della bocca.

Per fortuna che correndo mi sono tolto gli occhiali.

Cammino e arrivo.

Faccio le scale, tremante.

Arrivo a delle forti mura, delle forti mura con una imponente porta al centro.

|𝐒𝐓𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐃𝐈 𝐕𝐀𝐋𝐋𝐀𝐓𝐀.
𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐜𝐢!|

Arrivederci, a domani.

Esco dalla porta e mi siedo sulla panchina.

4:57.

Aspetterò qui il tempo che serve, poi vado a scuola.

Si, vado a scuola.

"𝑆𝐸 𝑇𝐼 𝑂𝐷𝐼𝑂 𝑇𝑈 𝑀𝐼 𝑂𝐷𝐼𝐸𝑅𝐴𝐼?" (ᵇᵒʸxᵇᵒʸ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora