Il tempo e lo spazio

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A Lau, Giuls e a chi come me si
aggrappa ai ricordi per andare
avanti ogni giorno.


"Però tu fammi una promessa
Che un giorno quando sarai vecchia
Racconterai a qualcuno cosa siamo stati noi..."

Le parole di "Ridere" dei Pinguini Tattici Nucleari risuonano nello studio di Pietro, grazie ad una vecchia radio che miracolosamente ancora funziona, mentre lui osserva dalla finestra lo spettacolo che è Roma centro nel tardo pomeriggio di fine estate.
Pietro e Giulia, sua moglie, avevano una casa in centro a Roma da ormai quasi venti anni; con l'avanzare dell'età, e gli interventi di lui che si protraevano fino alle ore più tarde della sera, avevano deciso di acquistare una vecchia casa a due piani e ristrutturarla.
Nella stanza in fondo al corridoio del secondo piano Pietro aveva arredato uno studio dove leggere, guardare il panorama di Roma dalla finestra o, come quel pomeriggio di fine estate, dove la luce del sole dipinge di colori rossastri sia gli edifici che il volto dell'uomo, ormai sessantenne, perdersi nei ricordi.
Questo almeno è quello che fa fino a quando Giulia, sua moglie, bussa piano alla porta per annunciarsi e poi entra.
"C'è Manuel" afferma la donna con un piccolo sorriso.
Pietro si gira verso di lei e ricambia il sorriso "Fallo pure entrare" acconsente avvicinandosi alla radio per spegnerla.

Il dottore conosce Manuel fin da quando era piccolo; Anita, la madre, l'aveva portato da lui per un controllo agli occhi quando aveva appena sei anni e non aveva smesso di brontolare su come lui gli occhiali non li volesse perché 'Non voglio esse' come Simon, io voglio esse' come Alvin! Dei chipmunks!'.
Lo aveva preso subito in simpatia, lasciandosi coinvolgere in una chiacchierata sul dinosauro giocattolo che Manuel non aveva avuto intenzione di lasciare per tutta la visita, e altrettanto a cuore aveva preso la situazione economica di Anita che gli aveva chiesto se era possibile tornare qualche giorno dopo con l'altra parte dei soldi. Lui aveva subito risposto che non ce n'era bisogno e che ogni volta Manuel o lei ne avessero avuto bisogno avrebbero potuto rivolgersi a lui.
Da quell'episodio Pietro è rimasto nella vita di Manuel; il bambino, due mesi dopo la visita, aveva costretto la madre a portarlo di nuovo allo studio perché voleva mostrare al dottore il suo nuovo album da colorare.
Anita si era scusata e aveva cercato di portarlo via, ma Pietro l'aveva rassicurata che non fosse un problema e che Manuel poteva restare quanto voleva, l'avrebbe guardato la sua assistente Carolina quando lui doveva ricevere dei pazienti. Da lì in poi Manuel era diventato una presenza costante nel suo studio, tanto che Carolina aveva iniziato a comprare delle caramelle extra per lui e qualche album da disegno per bambini.
Anche Giulia si era affezionata tanto al bambino in quanto, dopo anni di mancato concepimento, aveva scoperto di essere sterile. Il suo desiderio di avere figli non poteva essere soddisfatto dato che ormai erano troppo avanti con l'età per poter adottare, e quindi delle volte, quando sapeva che Anita aveva preso appuntamento o Pietro l'aveva avvisata della presenza del piccolo, si faceva trovare nella sala d'aspetto del marito con un nuovo giocattolo per Manuel o qualche dolce.

Con il passare degli anni Manuel si era aggrappato a Pietro come se fosse suo padre, parlandogli di tutto ciò che gli succedeva, mentre gli argomenti d'interesse dei bambini lasciavano il posto a quelli degli adolescenti; aveva raccontato a Pietro della fidanzatina delle medie, di come non sopportasse i suoi compagni di squadra a calcio, era stato il primo a sapere della sua bocciatura e della paura di raccontarlo ad Anita perché sapeva che l'aveva delusa, gli aveva raccontato del suo professore di filosofia Dante e di come 'È pazzo Pie', seriamente, però me piace', di Chicca, dei traffici illegali che l'avevano visto coinvolto e poi di Alice.
E ad un certo punto, a questa lunga lista, si era aggiunto un altro nome che, a poco a poco, aveva sostituito quello delle ragazze ed era diventato l'argomento centrale delle loro discussioni, anche perché grazie a questa persona Manuel aveva capito di essere bisessuale.
Pietro non si stupisce quindi quando il ragazzo entra nel suo studio, una canotta nera e dei pantaloncini corti addosso, e getta uno zainetto da mare sul pavimento.

"Io lo picchio Pie', nun lo sopporto più te giuro!" afferma Manuel gettandosi poi sul piccolo divano dello studio.
Pietro ride "Ciao anche a te Manuel" lo saluta sedendosi accanto a lui
"Seh, ciao" borbotta il ragazzo fissando il soffitto
"Che ha fatto stavolta Simone?" chiede il dottore.
Manuel sbuffa "E che ne sai che sto a parla' de Simone?"
"Mi stupirebbe sentirti parlare di altro".
Il diciottenne si morde il labbro, non vuole dare la soddisfazione al suo amico di sentire la sua risata, e l'uomo sorride.
"M'ha dato buca, è la terza volta 'sto mese! Dovevamo anda' al mare e invece lui ha preferito fa altro" spiega il ragazzo continuando ad osservare gli intricati disegni che decorano il soffitto
"Magari aveva delle buoni ragioni" prova a dire Pietro in difesa di Simone che non si può difendere
"Scopasse er fidanzato nun me pare 'na buona ragione" borbotta Manuel, rabbrividendo nel solo pensare al ragazzo che gli piace mentre fa cose con un altro.
Il medico si morde il labbro cercando di non ridere.
"Ridi pure te mo?" gli chiede l'amico abbassando lo sguardo verso di lui
"Ah non sono il solo?"
"Chicca dice che so geloso" ammette guardandosi i piedi
"Mi chiedo sempre perché una ragazza tanto intelligente sia stata con uno come te".
Il ragazzo, a quella risposta, alza il terzo dito continuando però a guardare verso il basso.
Pietro sorride affettuosamente e gli posa un braccio attorno le spalle "Gliene hai parlato?"
"E che je dico Pie'? 'Ho capito de esse' bisessuale, mo ce mettiamo insieme'? Come minimo me tira contro er pallone da rugby".
Pietro scuote la testa, quasi rassegnato da quel comportamento ma non abbastanza da mollare.
Ricorda com'è avere l'età di Manuel; la continua lotta nel cercare di capirsi, il ritrovarsi davanti a scoperte di te stesso che non credevi possibili, conoscere nuovi lati nascosti del tuo essere.
Il primo amore, che speri duri per sempre ma non ne hai mai la certezza.
"Inizia col fatto che lo ami".
Manuel alza lo sguardo su di lui, gli occhi spalancati come fanali, e poi sussurra un "Io-Io mica lo so se lo amo"
"Manuel sto cercando di essere buono con te, ma mi stai a fa veni voglia di tirarti uno schiaffo" ammette Pietro, utilizzando un po' di quella cadenza romana che di solito usa per prendere in giro il ragazzo.
Il diciottenne sbuffa e poggia la testa al muro dietro di lui chiudendo gli occhi "Me piace, dal piacermi all'essere innamorato ce ne passa".
Il dottore lo guarda per capire se almeno lui ci crede veramente a quello che dice o meno.
"Ti rendi conto che da quasi due anni l'unico argomento di conversazione per te è lui, vero? Non mi hai più parlato di macchine o moto, per te esiste solo Simone. Dalla prima volta che l'hai nominato gli occhi ti brillavano di una luce diversa, qualcosa che non avevi mai avuto ne con Chicca o Alice, e anche loro ti piacevano, giusto?".
Manuel lo guarda e annuisce lentamente.
"Sai, quando ero poco più grande di te anche a me piaceva una persona, davvero tanto, ed ho capito che era amore dalla prima volta che mi ha baciato. Magari a te succede lo stesso"
"Tu e Giulia state insieme da così tanto?".
Pietro ridacchia e scuote la testa; si appoggia completamente allo schienale del divano e fissa il soffitto come se rivivesse quelle scene davanti a lui.
Il set del film, il Nuovo Olimpo, il bagno e il corridoio del cinema, la casa della nonna della sua amica. Tutto gli passa davanti agli occhi ricordandogli lui.
"Non era lei, era un'altra persona"
"E lei l'ha mai saputo quanto l'amavi?".
Il medico si morde un labbro "Il nostro non è stato un amore vissuto, siamo stati insieme tre giorni e ci conoscevamo da altrettanto tempo".
Manuel alza velocemente la testa, tanto che il collo scrocchia a quel movimento, e lo fissa come se fosse un alieno.
"Cioè tu me stai a di che sei stato con una tre giorni e sapevi de esse' innamorato!?"
"Lui" sussurra Pietro continuando a fissare il soffitto
"Eh?"
"Era un lui".
Manuel rimane scioccato per la seconda volta nel giro di pochi secondi.
"Si chiamava Enea, ed è stato il grande amore della mia vita".
Il ragazzo sbatte le palpebre, poi scuote la testa e lo fissa ancora "Pietro che cazzo stai a dì?"
"Nell'estate degli anni settanta frequentavo un cinema, a quei tempi erano utilizzati come luoghi di incontro per gli omosessuali. Lo conobbi lì, bello come il sole, con il giacchetto di pelle e la vespa bianca".
L'uomo sorride malinconico e strizza gli occhi per scacciare le lacrime che si stanno formando negli angoli.
"Ch'è successo poi?" chiede il ragazzo, passato dalla sorpresa alla curiosità in poco tempo
"Ci siamo persi"
"E nun 'o potevi chiama'?" chiede alzando un sopracciglio.
L'uomo ride "No, non potevo. Gli ho lasciato una lettera, non ho mai scoperto se l'ha ricevuta però".
Manuel guarda la finestra davanti a sé "Che stai cercando di dirmi?"
"Che delle volte, Manuel, il cuore già sa prima ancora che la mente realizzi"
"Ma... Ma se questo fosse la persona giusta? Se Simone avesse davvero trovato qualcuno che nun lo fa soffri come ho fatto io?" mormora allora il diciottenne, perché la verità dietro il non voler chiamare il sentimento che lo lega a Simone con il nome che gli spetta è la paura.
Il medico lo guarda "Se non glielo dici lui come fa a scegliere cos'è meglio per se stesso?"
"E se finissimo come te ed Enea? Se nun dovesse anda' bene?"
"Ti rimarrà il ricordo"
"Che me ne faccio de un ricordo Pie' quando 'o voglio accanto a me pe' sempre?" chiede Manuel accompagnato da una risata amara.
Pietro lo guarda e gli sistema una mano sulla schiena "I ricordi sono tutto ciò che mi resta Manuel. Io non ho nient'altro di Enea se non quei tre giorni passati insieme, eppure li custodisco gelosamente nel mio cuore" manda giù le lacrime, ancora una volta, e sorride "Una donna saggia una volta mi ha detto che non è importante il quanto, ma il come".
Manuel fissa l'uomo, osserva quella lacrima scappata al controllo dell'altro, e annuisce.
"E adesso vai a prenderti Simone, prima che veramente si accorga del coglione che sei".
La sensazione di malinconia, che ha avvolto entrambi negli ultimi minuti, viene sciolta da quella battuta, che li fa scoppiare a ridere, e poi Manuel si alza per recuperare lo zaino e uscire dalla stanza.
"Fammi sapere come va a finire" comanda Pietro fissando il ragazzo.
Manuel annuisce ed esce dallo studio, poi però la sua testa fa di nuovo capolino dalla porta.
"Pie'"
"Mh?"
"Comunque 'Nuovo Olimpo' l'ho visto, nun me serviva che me raccontassi la trama. Mi avevi quasi convinto che quelle cose le avessi davvero vissute tu" afferma Manuel prima di fare un cenno con la mano ed andarsene definitivamente.
Pietro sente Giulia salutare il ragazzo al piano di sotto e la porta d'ingresso sbattere successivamente.
Si passa una mano sugli occhi prima di alzarsi dal divano e avvicinarsi alla scrivania; si siede sulla sedia, tira fuori dal terzo cassetto quella vecchia mappa che Enea gli aveva dato e rilegge quelle poche righe che ha imparato a memoria ormai da anni.
'Così il tempo e lo spazio non ci separano'.
Sorride malinconico accarezzando la carta ormai ingiallita con le dita.
"Spero che almeno loro siano felici" mormora.



Mesi dopo, mentre si sta dirigendo verso casa, Pietro si sente chiamare da dietro.
"Pietro!".
Si gira e sorride vedendo Manuel avvicinarsi. Gli va incontro e solo in quel momento si accorge che il suo amico non è da solo ma in compagnia di un ragazzo poco più altro e con gli stessi capelli ricci.
Fa finta di non notare le loro mani intrecciate quando li raggiunge.
"Ciao ragazzo, tutto bene?" lo saluta
"Alla grande, m'hanno ammesso con otto de media, te rendi conto?"
"Sono orgoglioso di te, e lui chi è?" chiede, anche se ha già un'idea sull'identità dello sconosciuto.
La sua ipotesi viene confermata quando Manuel si gira verso il ragazzo e sorride; gli occhi gli brillano di quella stessa luce.
"Lui è Simone, er fidanzato mio. Amò lui è Pietro, l'uomo de cui t'ho parlato ieri" li presenta.
Simone allunga una mano con fare timido "È un piacere conoscerla, Manu mi ha parlato tantissimo di lei"
"Spero solo cose belle" ironizza Pietro stringendo la mano del ragazzo
"Ieri gli ho fatto vede' quel film che m'ha convinto a confessamme, te ricordi? Ecco perché parlavamo de te" lo informa Manuel.
Pietro vorrebbe ridere; capisce immediatamente di che film sta parlando il suo amico e un po' è tentato di dirgli che quella lui l'ha realmente vissuta, che il regista ha messo su pellicola il loro grande amore, ma pensa che rovinerebbe la magia del cinema e non può fargli un torto simile, così si limita ad annuire.
"È del mio regista preferito, Enea per me è un maestro ma non avevo ancora avuto l'opportunità di vedere quel film" afferma Simone
"Sono felice che ti sia piaciuto" risponde il medico.
Manuel continua a sorridere, felice che due delle persone più importanti della sua vita si siano finalmente incontrate, poi però alza un sopracciglio.
"Aspe', hai detto che il regista si chiama Enea?" chiede per essere sicuro di aver capito bene.
Simone si gira a guardarlo e ride "Mi fai guardare i film e poi non sai nemmeno chi li ha girati? Si, si chiama Enea Monte. Si dice anche che la storia sia un po' autobiografica, ma nessuno sa davvero qualcosa".
Manuel si gira verso Pietro, che lo sta guardando sorridendo, ed in un attimo nella sua testa ricompone il puzzle.

'Si chiamava Enea'
'Ci siamo incontrati in un cinema'
'Non l'ho più rivisto'
'Il grande amore della mia vita'

"È stato un piacere vedervi ma Giulia mi aspetta per cena, dovreste venire da noi qualche volta" li saluta, poi guarda Simone e sorride "Trattamelo bene, è come un figlio"
"Lo prometto" afferma il ragazzo sorridendo.
Pietro se ne va, qualcosa gli scalda il cuore mentre percorre i pochi metri che dividono quel parco da casa sua.
"Loro ce la faranno Enea, ne sono sicuro".

Simone torna a guardare il suo ragazzo "Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma" gli chiede notando la sua faccia sorpresa.
Manuel scuote la testa "Vie' qua" mormora allacciando le braccia dietro al collo del suo ragazzo e stringendolo in un abbraccio, per poi nascondere il viso nell'incavo del suo collo.
Il minore gli posa le braccia intorno ai fianchi e ricambia la stretta "Ma che c'hai?" chiede ancora baciando il suo fidanzato sulla fronte.
Il maggiore si stacca di poco e, mettendosi in un punta di piedi, posa la fronte su quella di Simone.
"Noi nun faremo 'a fine de quei due".
L'altro ragazzo alza un sopracciglio, confuso e curioso allo stesso tempo, e a Manuel ricorda tanto la sua espressione quando Pietro gli ha raccontato la sua storia.
"Non permetterò al tempo e allo spazio di separarci Simo, cascasse il mondo io ti voglio nella mia vita pe' tutta la sua durata" afferma in un sussurro.
Simone lo guarda, sorride dolcemente e lo bacia a stampo "Ti amo"
"Te amo" risponde Manuel prima di far scontrare di nuovo le loro labbra.
Quando si staccano, e si districano anche dalla stretta del loro abbraccio, tornano ad intrecciare le proprie mani.
 "Ora andiamo o la trattoria ci toglie la prenotazione" afferma Simone mentre ricominciano a camminare.


Nuovo Olimpo mi ha lasciato qualcosa dentro, questo è il risultato di quel qualcosa.
Spero vi sia piaciuta.








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