Capitolo 1: Milk And Honey

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"Every day of a love affair

Every breath feels like rarest air"

So long, London - Taylor Swift

Cassandra

Il cielo è più grigio del solito, ogni giorno sembra peggiorare sempre di più. Una cosa che ancora non mi piace di Londra è proprio la bipolarità del meteo, non so mai cosa mettere o cosa aspettarmi. Ogni mattina, anche se mi sveglio con il Sole, sono consapevole che questo potrebbe sparire anche nel giro di cinque minuti. A New York, al contrario, è completamente differente: più allegra, dai colori più accesi, la notte non si dorme mai... qui è tutto spento, triste. Riscaldo del latte in microonde e mentre aspetto mi affaccio alla finestra, forse speranzosa che sia uscita un po' di luce ma nulla, niente di niente: la notte sembra essere già arrivata nonostante siano solo le 6 del pomeriggio. L'unica cosa che riesce a mandarmi avanti è che, nonostante le nuvole, il sole splende comunque dietro di esse, eccome, nonostante sia nascosto. Siamo sotto il periodo natalizio, l'inverno è inoltrato da un bel pezzo ed è in questi momenti che mi manca l'America, in cui il cambio delle stagioni non è mai né così drastico e né triste. Ora, a Rockefeller Centre, troneggia l'albero di natale più bello che abbia mai visto, ma che da qui perde di significato. Il tintinnio del microonde mi riporta alla realtà, subito accorro a prendere il mio latte caldo: non sono una che beve sempre il latte per merenda, ma solo quando ho bisogno di conforto. Abito da sola, il conforto me lo creo io, dopotutto chi mi conosce meglio di me stessa? Poggio le labbra sul bordo della tazza.

"Ahia!" – Credo che i raggi solari scottino persino meno di questa porcellana. Sembra abbia preso direttamente fuoco per quanto sia bollente. Poso il bricchetto sul tavolo e corro verso i scaffali per prendere il miele. Nemmeno alzo i piedi, li struscio direttamente sul pavimento come se stessi pattinando. Di tanto in tanto controllo frettolosamente l'orario sull'orologio a pendolo attaccato al muro.

"Maledetta me che ancora non so leggere le lancette." – Mi sforzo ma non capisco, devo controllare sull'orologio del telefono. Accendo il display e, oltre all'orario, noto circa una decina di chiamate perse da mia sorella. Sospiro rumorosamente. È tutto il giorno che sono chiusa dentro casa, per intrattenermi ho persino iniziato a parlare da sola e lei ha il coraggio di chiamarmi ora e pretende persino che io risponda? Assolutamente no. Ed è fortunata che le lezioni all'Università stanno per concludersi, visto che per gli inglesi il natale sembra quasi una festa sacra. Prendo una grande cucchiaiata di miele e lascio che si sciolga nel latte caldo che ancora fuma sul tavolo. Ecco che il telefono squilla per la undicesima volta, imperterrita la ragazza. Appena rispondo sento un urlo di un bambino in sottofondo.

"Cassandra, ma allora sei viva!" – Devo allontanare lo speaker dall'orecchio per quanto urla. Il suo accento inglese è così marcato che quasi penso di non essere sua sorella, a differenza del mio che è nettamente, completamente americano. E mi va bene così.

"Per tua sfortuna. Cosa c'è?" –

"Volevo sapere come sta la mia sorellina." – Ulteriori urla in sottofondo... lo so già quel che vuole chiedermi.

"Non farò da babysitter a quelle due pesti che non posso nemmeno considerare bambini. Rabbrividisco solo al pensiero." – Prendo un sorso del mio latte ancora caldo bruciandomi un'altra volta.

"Cazzo, ancora!?" – Dico esasperata. Fuori fanno cinque gradi e ancora questo latte non si raffredda. Che stress.

"Non dire parolacce! Sto in vivavoce, Nikolas e James sentono tutto." –

"Stai scherzando? È solo una parolaccia. E poi sono figli tuoi, avranno sentito di peggio." –

"Che zia sgarbata che avete tesori miei." – Dice rivolgendosi a loro, che in risposta tirano un ulteriore urlo, che personalmente interpreto come disperato. Con una madre così anche io urlerei come loro, anche se ho ventidue anni.

All Too Well // G. R.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora