CAPITOLO SETTE

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La vita al castello procedeva in modo costante. Erano passati due mesi da quando il principe ha concesso asilo a Lamia, dandole non solo un lavoro e un tetto sulla testa, ma anche una seconda possibilità di scrivere un nuovo capitolo della sua vita.

Nonostante vivesse a palazzo da un bel po' di tempo, aveva ancora qualche difficoltà a orientarsi tra le mura del castello. Le stanze che era abituata a visitare più spesso le aveva ormai memorizzate, ma quando si trattava di nuovi posti era sempre un problema. Spesso e volentieri finiva per chiedere aiuto, ma il più delle volte quella che correva in suo soccorso era sempre Gavin. Si era rivelato essere una guida e figura preziosa per lei, sembrava quasi che apparisse nel momento del bisogno. Come se captasse la sua silenziosa richiesta di aiuto. A volte per tutte le volte che le ha dato una mano aveva il timore che potesse essere punito per colpa sua. Per il primo periodo a palazzo, Gavin si era sempre reso disponibile ad aiutarla con le faccende: se c'era da portare la biancherai alle lavandaie, lui era pronto a portare per lei le ceste colme di roba; se c'era da spianare il terreno levando la paglia in eccesso, lui era lì pronto per indicarle il metodo migliore e meno faticoso.

Forse sua sorella le aveva inviato un angelo custode?

Chi lo sa.

Gavin, però, non era l'unico con cui aveva legato molto. Rispetto a tutte le altre serve della famiglia reale, Lamia era riuscita a legare subito con Leeja. Quando non avevano da svolgere mansioni passavano il tempo insieme: una passeggiata nei giardini reali, osservare di nascosto le guardie allenarsi con la spada o spettegolare su qualcosa. La compagnia di Leeja riusciva a tenere la mente di Lamia occupata. Questo, però, non stava a significare l'aver dimenticato completamente sua sorella Eris e quello che le era successo. Tutto ciò che era successo non avrebbe mai potuto cancellarlo. Non avrebbe mai cancellare dai suoi ricordi sua sorella. Semplicemente la vita a palazzo le permetteva di avere la mente occupata tanto da non pensarci.

Ed era ciò di cui aveva più bisogno, adesso.

La vita nel castello fino a quel momento si rivelò essere monotona, a parte qualche ricevimento in occasione di ospiti venuti a far visita al re e al principe, nient'altro era accaduto.

Quel giorno, invece, tutti erano in trepidazione quasi eccitati. Essendo la nuova arrivata, Lamia non comprese subito il motivo di tutto questo entusiasmo da parte della servitù.

Era mattina presto, Leeja come suo solito svegliò Lamia dal suo profondo sonno. Da un po' di tempo gli incubi avevano smesso di farle visita, lasciandola dormire beatamente e con il sorriso sulle labbra. Dopo essersi rinfrescata e indossato i suoi soliti abiti da serva, raggiunse insieme a Leeja le cucine per fare colazione.

Di solito si consumava il pasto di prima mattina in un religioso silenzio, quel giorno accadde tutto il contrario. Tutti quanti erano in preda a grida di felicitazioni e festeggiamenti.

«Che sta succedendo? Perché si comportano in questo modo?» Non perse tempo Lamia a porre quella domanda alla sua amica, la quale sicuramente era a conoscenza del motivo di questo strano comportamento di tutti quanti.

«Dimenticavo che tu sei arrivata da poco. Oggi è un giorno speciale qui.» Affermò Leeja con un sorriso sulle labbra, mentre si accomodarono al loro solito posto a tavola. La ragazza versò del latte di capra nella tazza e prese qualche fetta di pane di accompagnamento per il pasto.

«E che giorno sarebbe?» Chiese curiosa Lamia, ma un po' inquieta nel vedere i valletti aprire una bottiglia di vino. Sperava non fosse una delle bottiglie della cantina, di sicuro al Re non avrebbe fatto piacere un atteggiamento del genere.

«Sta tranquilla, oggi tutto è concesso.» Leeja quietò subito i pensieri di Lamia. In che senso tutto è concesso?

«Allora, si può sapere che giorno è oggi?»

HIDDEN - La maledizione di EarfireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora