18 : "tears in the rain"

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«questa è la terrazza riservata al personale, per rilassarsi e bere qualcosina» mi presentò il luogo, mentre salivamo una rampa di scale a chiocciola, mano nella mano.

era uno spazio bellissimo-
ma non perché avesse qualcosa di speciale nell'arredamento, ma per ciò che si vedeva da lì.

dietro quella ringhiera bianca, una luna piena, in grado di illuminare quel posto come se fosse giorno.
era tremendamente romantico, e non mi sorprendeva che avesse scelto di stare e qui.

mi tenne la mano finché non ci posammo con i gomiti su questa ringhiera appunto, ad apprezzare il panorama.

«è stupendo no?» ammirò come se fosse la prima volta che lo guardava.
sapevo non gli facesse alcun effetto quella vista, chissà quante volte c'era stato affacciato.

ma lo stava facendo per distrarmi,
e calmare i miei battiti.

un po' mi agitavo perché avevo intuito cosa stava per succedere: non eravamo per la prima volta da soli, ma era la prima volta che tra di noi c'era un'aria diversa...
e questo non mi dava tregua.

«mi piace un sacco questo posto chris, ma io vorrei parlarti di una cosa, che mi ha fatto stare un po' male» dissi a voce bassa, senza girarmi verso di lui, ma rimanendo ad osservare la luna.

«so che hai capito cosa mi ha fatto soffrire, ma c'è una cosa che ancora di più mi ha fatto star male stasera...» sì voltò verso di me, per ascoltarmi meglio.

«ho capito che minho non è l'unico a non amarmi: ho realizzato d'un tratto che qui non lo fa nessuno, neanche mia mamma se ci pensi... le è arrivata la notizia della mia "morte", e non ha neanche pianto-», sospirai.

«il fatto è che, ad amarmi una volta c'ero io, amavo me stesso, e qualsiasi cosa facessi. adesso non ricordo neanche più questo sentimento come facevo a provarlo...» aggiunsi.

«perché dici questo? come fai a sapere che nessuno ti ama», non gli risposi, abbassai lo sguardo, lasciando che con la sua mano lo puntasse verso il suo.

«guardami quando ti parlo: perché pensi che nessuno ti ami?» ripeté.

«perché se non riesco ad amarmi io, non è possibile che possa riuscirci qualcun altro-» una lacrima percosse la mia guancia, ma la asciugai immediatamente col dorso della mano.

«no hyunjin non funziona così- se tu non riesci ad amarti non concepirai mai le ragioni secondo le quali qualcuno lo fa, ma questo non vuol dire che nessuno lo faccia...» tenne i miei polsi, bloccando le mie mani, intente ad asciugare le altre lacrime.

«come fai a sapere che qualcuno lo fa...» gli chiesi.

«come faccio a pensare il contrario, su un ragazzo speciale come te? soprattutto come faccio a pensare il contrario, se quel qualcuno che lo fa sono io?» ammise, riguardando le nostre mani intrecciate l'un l'altra, in un breve silenzio che si creò in seguito.

«davvero chris?» mi colorai di rosso.

«sì, ti giuro di sì», abbassai la testa nascondendo un sorrisetto contento.

«me lo puoi dimostrare un po' di più allora?» mi morsi il labbro, nervoso di chiederglielo.

«sei proprio bravo a far sentire in colpa le persone eh? ahahah» ridemmo assieme senza smettere di guardarci, fermandoci poi d'un tratto, come se qualcosa ci avesse spinto a smettere.

divisi una mano dalla sua per sistemarmi i capelli e coprirmi il sorriso, forse per acquistare tempo, e smaltire la tensione.
un po' anche per dividere i nostri sguardi, e far rallentare il mio cuore.

Slut Machine | hyunchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora