Capitolo 2

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Parcheggiai qualche metro prima della mia destinazione, presi il sacchetto di iuta dalla tasca e me lo misi al collo, all'interno c'era un piccolo regalo da parte di una strega che voleva vendicarsi quasi quanto me di Klaus, Bonnie Bennett, consisteva in un talismano che faceva essiccare all'istante le vene del corpo del vampiro che la indossava.

Arrivai davanti alla casa della mia preda, ovviamente un attacco a sorpresa era inutile dato che sapeva che stavo arrivando, quindi tanto valeva puntare su uno diretto ora che era debole.

Salì i gradini della grande villa, prima che facessi l'ultimo gradino la porta si apri rivelando l'uomo che mi aveva rovinato la vita.

Klaus si appoggio alla porta tenendola semi aperta, mi sorrideva malizioso e sembrava proprio che aspettasse il mio arrivo, sembrava che stesse aspettando proprio me. 

In quel momento capì, era una trappola ed io ci ero cascata in pieno.

Per quanto il mio orgoglio era grande, capì all'istante che non avrei mai potuto batterlo se era nelle sue piene forze, girai sui tacchi ed iniziai la mia fuga, ero sempre stata più veloce di lui quindi avrei potuto seminarlo facilmente.

Prima di arrivare all'ultimo gradino sentì arrivare un paletto di legno dietro di me, roteai schivandolo ma questo mi rallentò e lui riusci a bloccarmi, mi lancio contro un albero e mi conficco un ramo nello stomaco per bloccarmi contro esso, urlai dal dolore 

-Voglio solo parlarti-mi disse, lo guardai con odio afferrando il paletto con tutte e due le mani tentando di sfilarlo, ma lui lo spinse ancora più affondo facendomi gemere 

-E tu questo lo chiami parlare?- gli chiesi rabbiosa, lui rise e girò il paletto dentro di me, urlai 

-Sai non pensavo ci cascassi, io avevo detto hai miei fratelli che non avrebbe funzionato ed invece eccoti qui, pronta ad uccidermi approfittando di un momento di debolezza- disse rabbioso quasi urlando le ultime parole 

-Nik basta- la voce di sua sorella Rebekah tuonò dietro di lui -Dovevi solo portarla dentro, è possibile che devi fare sempre di testa tua?- sbotto lei incrociando le braccia, Klaus continuava a guardarmi diritto negli occhi e non sembrava proprio intenzionato a lasciarmi 

-Torna in casa sorellina, prima voglio chiarire quattro cose con la mia cara mogliettina- sputò l'ultima parola come un insulto e a quel punto la rabbia mi accecò.

Spezzai il paletto che mi trafiggeva ed piantai il pezzo ricavato nel suo collo, cadde il ginocchio tenendosi il collo ed io mi liberai, lui si tolse il pezzo di legno dal collo ed io approfittai del momento per scappare.

Non feci neanche un chilometro che senti dei passi dietro di me, non era Klaus lui non era così veloce e neanche Rebekah, c'era solo una persona veloce quasi quanto me: Finn.

Saltai sul ramo di un albero più in alto che potevo, a quasi sei metri di altezza, sapendo che una debolezza di Finn era quella di non riuscire a saltare più di quattro metri per volta, e infatti saltò sul ramo dell'albero davanti a me ma più sotto rispetto al mio

-Sei furba- si congratulò 

-E tu veloce- ruppi un rametto di un albero e lo puntai contro di lui, lui alzò le mani in segno di resa 

-Mi dispiace per la reazione di mio fratello, non è così che doveva andare- mi disse, sentì che gli altri ci stavano raggiungendo 

-è stata tu l'idea vero? A quale scopo? Per quel che ne so tu odi quasi quanto me Klaus- gli dissi 

-La famiglia prima di tutto no?- gli lanciai il paletto ma ovviamente lo schivò -Va bene, va bene. Si, è stata una mia idea, abbiamo bisogno del tuo aiuto- mi misi a ridere, gli altri nel frattempo ci avevano raggiunti ma si erano fermati nel ramo del fratello maggiore.

Klaus mi guardava con odio e sembrava pronto a saltare sul mio ramo per staccarmi la testa

-Sapevamo che l'unico modo per parlarti era quello di farti credere che Klaus era debole così ne avresti approfittato- mi spiegò Rebekah 

-Perchè mai avreste bisogno del mio aiuto?- chiesi fissando le gambe dei tre, così al primo movimento sarei scappata via

-Infatti non ne abbiamo bisogno- tuonò Klaus e fece per venirmi addosso, ma Finn lo blocco 

-Frena la tua rabbia, fratello- gli disse, io per sicurezza saltai sul ramo dell'albero più dietro

-Così avrete senz'altro il mio aiuto- dissi sarcastica 

-Vedo che anche dopo mille anni il tuo egocentrismo non è diminuito- mi disse Klaus

-Si chiama sarcasmo, quindi deduco che anche dopo mille anni la tua ignoranza non è diminuita- lo presi in giro utilizzando le tue parole 

-Fa silenzio, meriteresti di essere rinchiusa in una gabbia sotto terra- mi urlò contro 

-Aggiorna il tuo dizionario di torture, già ho usato io questa pena su di te- gli ricordai

-Proverai tutto quello che ho provato io- scanso il fratello e si lancio nella mia direzione, saltai giù dal ramo buttandomi all'indietro, ed iniziai a correre 

-Nik smettila- lo richiamò la sorella, lo seminai in pochi secondi ma Finn mi stava alle costole

-Lasciami andare- gli urlai aumentando la velocità e riuscendo ad allontanarmi

-Allontaniamoci fin quando non si calma- mi propose

-Non ci penso minimamente- più sarei riuscita ad allontanarmi più possibilità avevo di sopravvivere 

-In questo caso perdonami- non capì il significato di questa frase fin quando non senti un fischio ed un dolore lancinante alla testa mi fece crollare a terra.   

IL SANGUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora