Capitolo 3

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Stavo scappando nei boschi, dovevo correre, non potevo rallentare per riprendere fiato o per far alleviare le fitte che mi spezzavano il fianco.

-SITA- sentii l'urlo di mio padre a qualche metro distante da me. 

Cazzo! Aumentai la velocità, non mi doveva prendere, se ci sarebbe riuscito sarebbe stata la fine.

-VIENI QUI- urlò ancora, le lacrime non smettevano di annebbiarmi la vista ma dovevo correre, non potevo farmi prendere.

Domani alle prime luci dell'alba sarebbe partito e io sarei potuta tornare a casa per prendere le mie cose e andarmene definitivamente da quel posto.

Non avevo più ragioni per rimanere con loro, Ewan era andato in battaglia, ha solo quattordici anni, sarebbe morto di sicuro. 

-SE TORNI ORA AVRÒ PIETÀ DI TE-urlò mio padre, non era vero, lo aveva detto anche l'altra volta.

Le altre volte avrei solo abbassato la testa e lasciato che mi picchiasse senza una ragione, ma oggi non voleva solo picchiarmi, quando è entrato in casa la prima cosa che mi ha detto è stato di andare in camera e sdraiarmi sul letto con le gambe aperte.

Io sono andata in camera mia e sono scapata dalla piccola finestra, ho iniziato a correre e fino ad ora non ho mai smesso.

Non mi sarei fatta violentare da lui. Mai. 

Sentì un movimento d'aria e mi buttai a terra, una freccia si conficcò nel albero dietro di me, dove poco fa c'era la mia faccia 

 -State bene?- mi chiese un ragazzo, aiutandomi ad alzarmi 

-Scusatemi non era mia intenzione colpirvi, stavo mirando al cervo e voi siete passata in mezzo al mio bersaglio- si scusò, era molto bello, aveva i capelli biondi lunghi fino alle spalle, aveva gli occhi dorati ed era ben piantato.

Sarei stata giorni a guardarlo

-SITA-urlò mio padre, era vicino cavolo

-Mi dispiace ma non posso intrattenermi- gli dissi, lui mi bloccò trattenendomi per il braccio

-Da chi scappate?- mi chiese preoccupato

-Vi prego lasciatemi-mi strattonai dalla sua presa 

-Niklaus- lo chiamò un uomo dietro di lui, era un uomo sulla quarantina con i capelli neri fino alle spalle ed era un po' robusto

-Vai da tuo padre- gli dissi 

-Eccoti sgualdrina- mi disse mio padre, no no.

Mi liberai dalla presa di Niklaus e corsi via ma mio padre mi prese per i capelli e mi buttò a terra 

-Dovrei legarti nel letto e frustarti fino alla fine dei tempi - mi disse, mi diede un calcio nello stomaco.

Gemetti dal dolore

-Lasciatela stare- disse Niklaus. No picchierà anche te, cercai di sollevarmi

-Tu chi sei?- chiese mio padre, girandosi verso di lui

-Sono Niklaus Mikaelson- gli disse

-Bene Signor Mikaelson le consiglio di farsi gli affari suoi- gli disse mio padre, lo vidi aprirsi la cintura dei pantaloni 

-E tu- si girò verso di me -Non avrò pietà di te, sgualdrina- mi disse 

-Non potete frustare una fanci...- prima che Niklaus potesse continuare a parlare mio padre lo interruppe 

IL SANGUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora