Il ticchettio dell'orologio da polso del Dottor.Wilson sferza il silenzio assordante che riempie la stanza , i suoi occhi indagatori mi scrutano aspettando una risposta alla sua domanda, ma io non voglio rispondere. Il mio sguardo fugge da quello del dottore e concetto la mia attenzione sull'ambiente che mi circostante. La stanza è come divisa in due, a sinistra due pareti sono interamente ricoperte da librerie grigie, piene di volumi di medicina e foto. Posta davanti ad esse si trova la scrivania del Dottor.Wilson, ordinata quasi in modo maniacale. Vi troviamo sopra fogli e cancelleria perfettamente allineati, una piantina curata in modo impeccabile, tanto da far dedurre che il dottore abbia una passione per il giardinaggio ed infine la targhetta con su scritto il suo nome, messa a lucido è posizionata al centro del tavolo. A destra invece le pareti sono di un bianco accecante, adornate da certificati e lauree. Al centro della stanza si trovano due poltrone ed un divano in pelle bianca, dove mi trovo al momento. L'unica cosa che mi separa dal Dottor.Wilson, posizionato su una poltrona, è un tavolino basso in vetro su cui vi è posata una piccola ciotola contenente caramelline alla menta e agli agrumi. Quel genere di caramella che nessuno mangia e che probabilmente saranno lì da quando si è trasferito in questo ufficio. Dietro la figura del dottore si trova una grande finestra la cui luce illumina tutto l'ambiente anche se a causa del vetro opaco essa dona un'aria quasi tenebrosa alla stanza, illudendomi di vivere in un mondo in bianco e nero. Il Dottor.Wilson si schiarisce la voce cercando di attirare la mia attenzione, il mio sguardo si rivolge verso di lui, sembra l'unica macchia di colore in tutto questo grigio. Indossa dei mocassini neri abbinati alla cravatta è un completo blu. I suoi freddi occhi sono contornati da rughe anche se gli spessì occhiali tartarugati ne coprono una parte, il suo sguardo è perennemente accigliato e le folte sopracciglia sempre accigliate insieme alle marcate rughe in fronte gli donano un'aria severa, che oserei dire rispecchia a pieno la sua personalità. Le labbra sottili e grinzose sono ombreggiate da un paio di simpatici baffi bianchi, che dovuto al fatto sia quasi del tutto pelato, lo fanno assomigliare a un personaggio uscito da un cartone animato. La mia attenzione è ancora rivolta a lui, che mi guarda per qualche secondo e poi si appunta qualcosa nel suo taccuino in pelle marrone. Un movimento attira la mia attenzione portandomi a guardare verso la scrivania del dottore. Sulla sedia girevole siede una figura che conosco molto bene, è Mike, il mio migliore amico. Ha entrambi i piedi poggiati sulla scrivania e mi sorride divertito.
'non è il momento Mike'
Questa volta il Dottor.Wilson parla facendomi distrarre dal mio amico che continua a guardarmi
"Signorina White , mi vuole raccontare cosa ha fatto questo weekend ?"
"Niente".
Tutte le volte che ci vediamo mi fa sempre la stessa domanda e io gli rispondo dicendo sempre la stessa cosa, non capisco perché continui a pormela.La mia attenzione ritorna su Mike che si è alzato dalla scrivania e adesso si avvicina pericolosamente al Dottor.Wilson, con quello sguardo che lo contraddistingue, quello che urla "Sto per fare una cazzata". Il suo viso è a pochi centimetri dalla testa del dottore, e mentre io prego non faccia nessuna stupidaggine, lui mi guarda dritto negli occhi con sguardo di sfida ed inizia a doppiare sugli ultimi capelli rimasti al pelatone scorbutico di fronte a me. Inutile dire che ho perso e mi è scappata una risatina, ma a mia discolpa i capelli avevano iniziato a svolazzare come se stessero combattendo per rimanere attaccati al terreno arido che è quella pelata ed io non sono riuscita a trattenermi. Purtroppo al Dottor.Wilson non è sfuggita la mia risatina e dopo aver preso altri appunti, mi rivolge lo sguardo pronto a pormi una altra domanda
"Cosa ride Signorina White ?"
"Quante volte le devo dire di chiamarmi Cassy? Non siamo più nel 800"
"Mi risponda"
Buttai gli occhi al cielo, col cazzo che gli dico di Mike
" Nulla"
"Signorina" Mi disse con sguardo severo, quello che mi minacciava di costringermi ad altre sedute durante la settimana se non rispondo
"Va bene!Stavo ridendo a uno scherzo di Mike".
Ormai ci incontriamo tutte le settimane da poco più di un anno quindi è inutile mentire perché lo capirebbe ."Mi vuole raccontare qualcosa che lo riguardi?"
"Onestamente no"
Ignora la mia risposta svogliata e ritenta
"Nella sessione precedente mi stava raccontando del giorno in cui ha conosciuto Mike , che ne dice se ripartiamo da lì ?"
Non mi è mai piaciuto andare dallo psicologo, parlare di quello che vivo e vedere gli sguardi dispiaciuti della gente, gli faccio pena perché non mi credono . I miei genitori insistono nel farmi vedere uno psicologo da quando ho 6 anni , il Signor.Wilson é l'unico che è durato così a lungo. Solitamente dopo 7 mesi avevano la loro diagnosi , era sempre la stessa , Psicosi caratterizzata da allucinazioni visive e uditive e un approccio a un disturbo borderline della personalità. Ormai io mi sono rassegnata al fatto che nessuno mi creda, che secondo loro sono semplicemente pazza , ma i miei genitori no. Tutte le volte si ostinano a provare un nuovo psicologo, uno che a parer loro 'ci capisca davvero'.E quindi mi ritrovo qui incerta sul da farsi , so che se non parlerò insisterà e se non riceverà risposta aumenterà gli incontri . Non ho scelta.
Prendo un lungo respiro e mi preparo a parlare
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Ciao ❤️
Spero che vi sia piaciuto il primo capitolo
La nostra Cassy ha tanto da raccontarci quindi preparatevi 💃
È la mia prima storia quindi spero sia leggibile, per favore siate clementi 🥹
Grazie per aver letto ❤️
G.
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The ghost of you
DragosteCassy è una ragazza di 16 anni che deve convivere con un grave disturbo, lei vede le ombre. Col passare del tempo compirà azioni che la porteranno a ritrovarsi in un ospedale psichiatrico , tra realtà e finzione , follia ed equilibrio , tra amore e...