2. "I'm not looking at you"

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-Il comportamento è lo
specchio su cui ognuno
mostra chi è veramente.
(J. Von Goethe)

Il percorso che giunge alla segreteria della Groves, come sempre è intaso di studenti.
Alcuni parlano tra loro, altri invece, se ne stanno seduti sulle poltrone poste ad un lato.
La luce del mattino illumina l'ambiente e con esso, l'enorme scrivania al centro della sala. Intenta a smanettare sul pc, seguendo le indicazioni di una studentessa, c'è la segretaria. Se ne sta seduta stretta nel golf color cipria, abbinato al colorito delle guance paffute, con una targhetta scura appesa ad un lato e il suo nome riportato sopra.

«Buongiorno Bianca» le dico avvicinandomi alla pila di documenti che torreggia al mio fianco.

«Nova, eccoti qui. La Preside Harris ti sta aspettando nel suo ufficio».

Così faccio come dice; sorpasso il piccolo corridoio, ma appena tento di bussare sulla superficie in legno massello, la trovo leggermente aperta.
Delle voci al suo interno mi pietrificano all'istante.

«Quante volte devo ripeterti che non voglio che questa roba giri nel mio istituto».

La preside sta letteralmente sbraitando contro qualcuno.

«Sei a un passo così dall'espulsione, te ne rendi conto? Se tra gli studenti inizia a girare voce che tu, proprio tu, porti erba alla Groves, non potrò più difenderti con il consiglio».

Un brivido mi accarezza la nuca, perché in cuor mio, so perfettamente chi se ne sta di fronte a lei.

«Non osare voltarmi le spalle quando ti parlo».

«Rilassati zietta, se continui così, ti riempirai di rughe». Damien.
Chi altro se non lui.

Istintivamente faccio un passo indietro giusto in tempo, prima che la porta si spalanchi.
Quegli occhi allungati si scontrano subito con i miei, mentre mi fissano dall'alto con un cipiglio alzato.
Resto a bocca aperta, soprattutto perché, dopo l'altra sera fuori casa mia non l'ho più visto. E menomale, aggiungerei.

«Levati dalle palle, ragazzina» mi dice, sfilandomi accanto con arroganza.

Ma come diavolo si permette?
Sebbene il tono sembri duro, non posso farmi sfuggire quell'espressione divertita. Seguo la sua figura allontanarsi man mano, finché la Harris mi riporta alla realtà.

«Signorina Devis, prego, entra pure».

Mi accomodo su una sedia di fronte la scrivania, e osservo come il viso raggiante della Preside, sembri più scavato e affranto del solito.

«Ti ho fatta chiamare perché volevo chiederti a che punto sono le tematiche del ballo».

Gli occhi verdi sono contornati da occhiaie, mentre il fisico alto e longilineo, prima di sedersi, si irrigidisce ulteriormente.

«Dovrebbe essere tutto pronto. Non sono io ad occuparmene...» tento di spiegare, ma lei mi interrompe.

«E come mai? Pensavo che come rappresentante d'istituto, te ne occupassi tu».

Incrocia le dita tra loro, poggiandole sul tavolo. Io le osservo con un nodo in gola.

«No, cioè, tra il club di letteratura, il corso di pittura non ho molto tempo».
Certo, senza dimenticare l'enorme odio che provo.
«Però posso assicurarle che il tema è stato deciso, e che i preparativi andranno a gonfie vele».

«Bene...allora confido in te. Ti chiedo solo di portare gli abbozzi alla professoressa Steele, così stamperà i volantini».

Annuisco stringendomi nella divisa, per assecondare quel breve attimo di mutismo tra di noi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 15 ⏰

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