2 - Abulia & Akrasia

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-ˋˏ ༻ෆ༺ ˎˊ-

(s.) una totale incapacità di
prendere decisioni
&
(s.) mancanza di autocontrollo

-ˋˏ ༻ෆ༺ ˎˊ-

Fizz sentiva di dover vomitare.
Lo stomaco gli si era aggrovigliato e non ne aveva voluto più sapere di sbrogliarsi. Era un gomitolo pronto a scoppiare. Aveva bisogno di aria, di respirare.

Buzko era entrato per primo, superando l'alta porta laccata d'oro e incorniciata tra le pareti ricoperte di carta da parati a righe bianche e verdi. Una monotonia che adesso, a distanza di un ora, gli dava alla testa. Era entrato sicuro di sé ed era uscito ancora più sicuro, accartocciando frettoloso qualcosa nelle tasche.

«Tra poco ti chiamerà, Fizzie» Aveva annunciato con un tono fin troppo allegro «Mi raccomando, fai una buona impressione. Noi ci sentiremo... A breve, immagino. Ciao».

L'imp dalle lunghe corna aveva iniziato a indietreggiare tra le parole e non aveva lasciato il tempo di replicare al più che già era svanito attraverso l'infinito, monotono corridoio.

Lo aveva venduto.
Nessun convenevole o spiegazione.
Lo aveva venduto come una qualsiasi attrazione, lo aveva abbandonato.

Era quasi un'ora che fissava quelle orride gradazioni di verde. L'orologio a pendolo con il dollaro dorato ondeggiava fastidioso, erano quasi le 9 del mattino. Aveva bisogno di un caffè e di spostarsi da lì, la sedia a rotelle si era fatta scomoda.

In che condizioni si stava presentando a lui!? A Mammon, il suo idolo d'infanzia.

L'ospedale non aveva voluto concedergli il prestito sulle protesi, solo le maniche a palloncino del vestito a strisce bianche e azzurre corpivano le su orride cicatrici. Era un tronco abbellito come un abete la notte di natale. Era ridicolo. Era da compatire e lo odiava.

Chiuse gli occhi rassegnato e gettò la testa all'indietro, i campanellini del cappello accompagnarono il gesto e coprirono di poco il tintinnio dei tacchi a spillo.

«Mmh, mh! Signor Fizzrolli, Mammon la sta aspettando» Comunicò improvvisamente una sicura voce femminile. Il clown sobbalzò sulla sedia, spaventando la succube che indietreggiò e si parò tra il tablet bianco e le ali sottili.

«Cos-? Ah. Sì, certo. Sì! Sono pronto» Biascicò lui, arrossendo, mente la coda si avvolgeva a fascia intorno al bracciolo della sedia

La succube si ricompose, aggiustandosi con una mano lo chignon ordinatissimo. Poi, incollò le iridi sull'imp.

«Andiamo allora?».

Fizz abbassò la testa, ancora più imbarazzato «Potrebbe spingere la sedia. Sa io... Io non».

Lui non la guardò, si risparmiò l'umiliazione. Attese che la sedia si spostasse per risollevare gli occhi sulla porta socchiusa. Con un colpo di tacco laterale la succube la spalancò, rivelando il peccato.

Mammon contava banconote verdi alla sua scrivania verde, una per una, raccogliendole in mazzette perfette tenute insieme da una fascetta dorata. Il suo logo, quella allungata faccia da clown, era stampato su ciascuna fascetta. C'era fin troppa puzza di carta unta.

Non appena vide l'imp entrare, lasciò cadere con noncuranza le banconote che stava contando e si alzò con fare teatrale, allargando le quattro braccia.

«Fizzarolli! Emh, Fizz, posso chiamarti così vero?».

L'imp deglutì intimorito «C-certo, signore».

Mammon stava parlando con lui. Mannon stava parlando con lui e il suo sguardo non sembrava disgustato.

«Non essere così teso, rendiamo questo momento memorabile: oggi diventi il nuovo volto del mio brand dopotutto!» Il Parassita si avvicinò pericolosamente, sollevandogli il viso fra due dita e schiacciandogli le guance.

𝙲𝚘𝚕𝚕𝚢𝚠𝚘𝚋𝚕𝚎𝚜  - 𝙵𝚒𝚣𝚣𝚖𝚘𝚍𝚎𝚞𝚜  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora