A real human being and a real hero

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Doppio POV simultaneo

(POV Simon - POV Y/N)

TASK: entrare in quel laboratorio ed eliminare i nemici.

Missione semplice e veloce. Nessun problema, finché Simon non entra nell'ultima stanza nei sotterranei. È in penombra e c'è odore di agenti chimici.

C'è una ragazza, incatenata a terra come un animale.

Rinfodera subito la pistola e si avvicina, cercando di rassicurarla.

Lei è terrorizzata, gli occhi spalancati e pieni di rabbia. Si mette subito in posizione di difesa emettendo un suono quasi bestiale.

«Ehi... tranquilla.» Simon cammina verso la ragazza. Tiene le mani in vista e si inginocchia senza fare movimenti bruschi. «Ora ti libero, ok?» 

La penombra gli impedisce di vederla meglio. Il suo viso, pallido e scavato dalle ombre, ricorda un teschio. Di tutte le cose che ha visto in guerra, questa è una delle peggiori...

Striscio fino a raggiungere la parete con la schiena. Il rumore delle catene riempie la stanza insieme al mio respiro affannoso. Che cosa vuole da me quel mostro? Dei flebili suoni escono dalla mia gola secca.

«Shhh... shhh...» Cerca di rassicurarla lui con gentilezza. Non sa se parla la sua lingua, non sa nemmeno se può sentirlo. 

Scuoto la testa guardandolo come un animale da troppo tempo tenuto in gabbia. Il mio corpo, nascosto solo da un camice ospedaliero di carta, è coperto di cicatrici.

«Siamo qui per aiutarti.» Simon prende tempo, cercando di avvicinarsi. Quelle sembrano segni di operazioni chirurgiche. Ha subito degli esperimenti? Un'imprecazione gli scivola tra le labbra...

La mia mente è stata in parte distrutta da quegli orrori e vedere di fronte a me quell'uomo mi fa piombare in una crisi nervosa. Tremo, nascondo la testa fra le braccia. Il mio corpo si aspetta di subire di nuovo torture e soprusi... a questo è abituato.

«Shhh... è tutto a posto. Ascoltami... siamo qui per portarti fuori da questo posto» Allunga una mano per cercare di raggiungere la sua spalla, per confortarla. La sfiora appena.

Il suo tocco fa scattare i miei muscoli. Ogni fibra del mio corpo non tollera più il contatto umano, perché ciò significa dolore.

«Calmati. Andrà tutto bene.» Aumenta la presa sulla sua spalla per tentare di calmarla.

Mi allontano da lui finché me lo concedono le catene. La pelle contro al metallo non mi fa più male, ormai.

«Ascolta, guardami. Siamo qui per aiutarti, ok? Queste non ci servono.» Avvicina le mani alle catene.

Lo guardo, poi guardo le sue mani. I miei occhi si muovono frenetici.

«Ora ti libero da queste, va bene?» Con un passpartout la libera dalle catene ai polsi con delicatezza. La pelle è consumata e indurita.

Appena li libera, mi porto le braccia al petto. Lo fisso negli occhi, tremo. È una minaccia? Che cosa succederà?

«Non ti farò del male. Non sono uno di loro. Sei al sicuro.» Si avvicina a lei. «Mi chiamo Simon. Come ti chiami?»

Lo guardo come se mi avesse fatto una domanda impossibile. Il mio nome? Il mio nome è un ricordo sepolto nei recessi della mente... ma quella domanda sembra farlo riemergere. Le persone hanno un nome. Io sono ancora una persona... ho un nome. Lo sussurro, ma nemmeno io riesco a sentirlo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 19, 2023 ⏰

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