Arthur

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-393 giorni

A 3 anni scoprii cosa significasse avere paura. Di notte non lasciavo mai la luce spenta perché il buio mi inghiottiva, e da solo non potevo combatterlo.
A 5 anni ci trasferimmo e Sol iniziò a dormire nella mia stessa stanza. Fu strano abituarsi ai suoi respiri, ma in poco tempo capii che riuscivano a scacciare i mostri sotto al letto e le ombre dietro agli armadi. Quasi inconsapevolmente smisi di spaventarmi e iniziai a spegnere qualsiasi fonte di luce.
A 17 anni cercavo di dormire con le tapparelle aperte per poter osservare il cielo nelle notti insonni, perché senza Sol tornai ad aver paura. Un sentimento diverso poiché ora era accompagnato da incubi angosciosi. Mi svegliavo tremante e con il respiro mozzato. Mi trascinavo giù dal letto e guardavo il cielo. Per cercare conforto, per cercare una via di fuga.

Quella notte appoggiai il viso al vetro freddo e cercai di tranquillizzarmi. Sempre lo stesso sogno mi veniva a trovare e io non riuscivo a scacciarlo, a sopprimerlo. Chiusi gli occhi e presi dei respiri profondi, uno dopo l'altro. Il cuore pian piano si calmò e io con lui. L'adrenalina che mi aveva tenuto sveglio fino a quel momento iniziò a scemare e dopo un ultimo sguardo alla luna tornai a coricarmi.
Proprio mentre il sonno stava tornando a rapirmi il mio telefono iniziò a vibrare. Contro voglia lo cercai al buio, cercando di capire da dove provenisse il suono, e lo ritrovai ai piedi del letto. Ignorai come fosse finito lì e risposi immediatamente.
<< Non è un po' presto per il buongiorno? >> dissi. Sentii la gola bruciarmi e le parole uscire gracchianti.
<< Puoi scendere? Sono fuori e sto congelando.>>
Mi alzai, improvvisamente reattivo, e dopo aver spalancato la finestra mi affacciai. Zane mi guardò e mi sorrise salutandomi con la mano.
<< Allora? So che sono troppo bello ma così mi sembra un po'->>
<< Scendo subito >> lo interruppi subito.
Vidi che allontanò il cellulare dal viso e il dolce sorriso con cui mi aveva accolto svanì nel buio della notte. Guardai l'ora.
3:03. Non mi avrebbe dovuto sorprendere eppure lo fece.
Mentre chiudevo cautamente la finestra, mentre cercavo una felpa da indossare e una sciarpa per lui, e anche mentre mi chiudevo la porta di casa alle spalle mi chiesi perché fosse venuto a quell'ora. Forse sapevo già la risposta e forse non volevo accettarla.
Quando lo raggiunsi vidi che tremava e infine mi accorsi del vento gelido che tirava. Gli lanciai addosso la sciarpa una luce riconoscente gli si accesse negli occhi.
<< Pensavo avessi finito di andare in giro di notte, Zane >> incominciai cercando di non apparire troppo severo. Eppure doveva capire che non era più una cosa normale da fare, non da quel giorno.
Zane abbassò lo sguardo sulle mani arrossate dal freddo e una sensazione di tenerezza mi invase. Avrei voluto avvicinarmi e stringergliele, avrei voluto vedere riflesse le costellazioni nei suoi bellissimi occhi. Eppure non potevo.
<< So che non dovevo passare, ma non ho fatto apposta. Te lo giuro Arthur! I miei piedi conoscono a memoria questa strada e mi sono ritrovato qui >> mi disse. La sua voce tremò così come tutto il corpo.
Mi avvicinai a lui e mi tolsi la felpa. Zane finalmente mi guardò e io gliela porsi.
<< Ne hai più bisogno tu al momento >> aggiunsi vedendo che non era intenzionato ad accettarla.
Alla fine si decise a prenderla e la indossò subito. Era troppo larga e lunga per lui, ma vedendolo tirare un sospiro di sollievo cercai di eliminare la sensazione di gelo che si stava impadronendo delle mie ossa.
Zane nascose le mani nelle tasche e agganciò gli occhi con i miei.
<< Grazie, Arthur. >>
Gli sorrisi senza dire nulla, invitandolo a continuare.
Ti prego, non lasciarti annegare. Non anche tu.
Sbuffò prima di iniziare, << Io... l'ho sognata, ed era cosi reale Arthur. Pensavo fosse tornata. Ma quando ho provata a toccarle il braccio si è dissolta davanti a me. >>
I suoi occhi iniziarono a diventare lucidi, e Dio quanto desiderai togliergli quel dolore dal cuore.
<< Avevo bisogno di vedere qualcosa di reale, qualcuno di reale... volevo vederti Arthur. >>> concluse mentre le prime lacrime iniziavano a scappare.
Mi avvicinai ancora di più finché i nostri piedi si scontrarono e gli presi il viso tra le mani. Sussultò al contatto ma non si ritrasse.
<< Non stai scomparendo... >> sussurrò riprendendo a tremare violentemente.
<< Non sto scomparendo >> ricalcai maggiormente.
Infine si lasciò andare, aggrappandosi a me. Non avevo idea del tempo trascorso dal suo ultimo vero pianto, ma immaginai fosse tanto, troppo tempo.
Appoggiai la testa su suoi capelli che iniziarono a solleticarmi il mento.
Probabilmente la mattina avremmo fatto finta di niente, ma in quel momento non importava. Eravamo solo due ragazzi troppo piccoli per capire il mondo, e questo ci aveva schiacciato.
<< Arthur... >> mi chiamò con un sussurro fievole.
<< Arthur pensi che torneremo a provare caldo? >> mi chiese continuando a parlare.
Non rimasi stupito nell'accorgermi che capivo quelle parole.
<< Ho così freddo Arthur... Arthur, Arthur, Arthur >> ripetè nel buio.
<< Il tempo sanerà tutto... >> provai a rispondergli, eppure suonarono così vuote.
Sembrò accorgersene perché si staccò velocemente da me, lasciandomi abbastanza confuso e disorientato.
Una nuova nuova luce illuminava ora il suo sguardo, fuoco che ardeva in mezzo alla tempesta.
<< Come fai dire questo quando nemmeno tu ci credi! >> urlò. Mi guardai attorno per verificare di non aver attirato l'attenzione di nessuno. Era tardi e chissà cosa avrebbero pensato.
<< Zane... abbassa la voce per favore >> gli dissi cercando di suonare più dolce possibile.
Lui rimase immobile, a pochi passi da me, e una smorfia di rabbia gli segnò il viso.
<< Perché non mi dici mai quello che provi Arthur? Perché non mi dici che mi odi per quello che ho fatto? Perché sei corso fuori nel bel mezzo della notte? >>
Chiusi gli occhi per calmarmi.
<< Sai che non ti odio. Come potrei? >> domandai al buio dietro ai miei occhi.
<< Ti stai soffocando da solo >> mi rispose. E io tornai a guardarlo.
Il suo viso si era fatto rosso, sia per il freddo e sia per la rabbia. Da quella distanza notai le sue labbra tagliate e subito mi venne in mente Sol. Cercai di lasciarla ancora un po' nell'oscurità, ma fu difficile.
<< Io... >> tentai di dirgli.
<< Dillo >> mi rispose addolcendo un poco la voce.
Io non sarò qui per sempre Zane. Voglio darti l'amore che meriti. Voglio danzare sotto alla pioggia fino a stancarmi. Vorrei vederti ogni giorno per il resto della mia vita. E vorrei dimostrarti ciò che provo.
Ma non posso.
Zane prese il mio silenzio come una risposta e sbuffò sonoramente.
<< Come pensavo >> disse infine lanciandomi un'occhiata tagliente.
Iniziò pian piano ad allontanarsi, fin quando non divenne solo un puntino sfuocato dall'atmosfera.
<< Codardo >>.
<< Sta zitta Sol >>.

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