Proglogo

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"Mamma, ciao. Volevo dirti che sono arrivata e che ho il telefono con la batteria a terra..quindi ci sentiremo più tardi. Io adesso vado a sistemarmi, ci sentiamo dopo e non dimenticarti che ti voglio bene".

Recitai dopo il bip della segreteria telefonica, prima di scendere dall'auto e far irruzione nel mio nuovo appartamento in
Newport Beach, California. Mio padre dopo il college mi ha regalato questo grazioso appartamento sulla spiaggia, con tanto di stile californiano e con una vista mozzafiato. Considerando il nostro rapporto esclusivamente beneficiario, ovvero fondato soltanto per i soldi, lui pensava di potersi guadagnare il bene così: sistemando tutti i suoi due unici figli comperando case su posti paradisiaci. E a noi questo non dispiaceva affatto.
Mio fratello Jared era volato all'altro capo del mondo, in Italia, per aumentare l'indice di obesità italiano e per dar da vivere allo stato italiano. Sarebbe stata una pazzia secondo mio padre, ma non secondo mia madre che sarebbe poi volata con il jet privato di famiglia in Italia per rifarsi una vita da italiana qual era. I suoi genitori erano emigrati in America durante gli anni della crisi petrolifera in Europa, mio nonno era un semplice contadino e mia nonna una semplice casalinga.
Tuttavia mio padre, non avendo nient'altro a cui pensare, al di fuori della sua azione nella grande multinazionale in cui lavora, la Philip Morris, vola da una parte all'altra del mondo con la sua compagna Janet di venticinque anni più giovane.

"Papà?".

"Kathleen, tesoro, dove sei adesso?".

"Sono appena arrivata a casa, ed esattamente in questo preciso istante sto aprendo la porta. Rimani in linea un secondo", dissi con il telefono tra la spalla e l'orecchio, mentre infilavo la chiave nella serratura.

"D'accordo Kat, non dimenticare di disattivare l'allarme".

"Troppo tardi", risposi mentre aprivo la porta.

Una scarica di sirene iniziò a suonare ininterrottamente senza lasciarmi il tempo di focalizzarmi sull'arredamento di quel fantastico appartamento.

"Papà dimmi come diavolo si toglie questo affare", urlai nel panico.

"Lo disattiverà Jack da qui, sta tranquilla".

Dopo qualche secondo l'allarme scomparì dal mio campo uditivo, e benedissi tutti i santi in cielo ed in terra. Era davvero una sorta di inquinamento acustico quell'affare!

"Finalmente", risposi tirando un lungo sospiro mentre mi stravaccavo sul divano , "è davvero stupenda papà, grazie", aggiunsi con un sorriso che mi arrivava da un orecchio all'altro.

"Tesoro, per la mia bimba farei qualunque cosa, lo sai".

Immaginai stesse sorridendo, e immaginai anche che stesse su una delle sue preferite spiagge egiziane con tanto di frutta e aperitivi sul tavolino accanto alla sdraio su cui giaceva. Adesso, nemmeno io potevo lamentarmi.

"Solo che..niente ma o però, domani stesso andrò a cercarmi qualcosa da fare per non essere la solita figlia di zio paperone", dissi alzandomi ed andando accanto al frigo.

"Anche se a me andrebbe bene anche così Kat. Sai anche questo perché ne abbiamo già parlato fin troppe volte".

"Lo so papà, ma non posso essere per sempre la ragazza spensierata perché a lei pensa papà! Devo crescere, capire, e questo è il momento ed il luogo adatto", risposi aprendo il frigo.

"Va bene tesoro, se è questo quello che vuoi..ma non metterti nei guai, ti raccomando soltanto questo".

"D'accordo, ci sentiamo, ora vado a fare un piccolo break perché il mio stomaco inizia a farsi sentire, e poi comincio a cercare. Ti farò sapere, okay?", chiesi prendendo una fetta di anguria dal frigo.

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