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Da: Calum
Eddai vieni a fare un salto, ci saranno due feste di laurea e almeno un compleanno

“Motivo numero 100 per non venire” pensa Michael leggendo il messaggio dell’amico.

Ha conosciuto Calum ad un torneo di videogiochi qualche mese fa, si sono stati simpatici e si sono ripromessi di vedersi di tanto in tanto.
Peccato che Calum lavori in un locale come barista notturno e che quello sia proprio il tipo di luogo a cui Michael è più allergico.

Giusto il tempo di mettere il cellulare dallo schermo crepato nella tasca sul retro dei jeans consunti, e la campanella suona per segnalare che la pausa è finita. Ha cinque minuti di tempo per arrivare al laboratorio di chimica o rimedierà un altro richiamo e non ne ha per niente intenzione.

Si affretta, evita come può il via e vai che sciama nei corridoi e per forza di cose però prende contro a diversi studenti affannati come lui.
Non si chiedono scusa a vicenda, e non per maleducazione. È come essere tutti nella stessa condizione e perdersi in piccolezze sarebbe uno spreco di tempo importantissimo.

Quell’andare di corsa impedisce però a Michael di notare di aver preso contro anche a qualcuno di forse un po’ più significativo della media.

Luke lo guarda senza dire una parola, ma schiude la bocca come se avesse voluto.
Segue per qualche istante quei capelli rossi inconfondibili, arruffati, violenti.
Michael non vuole di certo passare inosservato nonostante si comporti costantemente come se volesse essere lasciato in disparte.

Non coinvolgetemi ma non dimenticatemi. Sappiate che ci sono.

Luke lo sa benissimo che Michael c’è.
E non perché hanno frequentato le stesse scuole dai tempi dell’asilo e quindi se lo è sempre trovato davanti in un modo o nell’altro, no.
Luke sa che Michael c’è perché è un dato di fatto.
Come il cielo ed il vento. Ci sono, punto. Non hanno bisogno di fare nulla per ricordartelo, sono semplicemente presenti.

E sono una certezza in un certo senso.

È ancora un po’ perso in questi strani pensieri astratti quando il professor Fleming lo ferma prima che entri in classe.

“Luke scusa hai un istante?”

“Uh? Non ho letteratura ora, credo.”

È distratto, ma è anche sicuro di avere algebra. Cosa vuole il professore di lettere da lui?

“Sì lo so, anche io devo andare in aula. Solo… potresti raggiungermi alla fine delle lezioni?”

Luke corruga le sopracciglia.

“È successo qualcosa?”

“No, no… Forse. Insomma, dovrei mostrarti una cosa che credo sia di tuo interesse. Allora, ti aspetto tra un paio d’ore?”

Luke annuisce piano.
“D’accordo, a dopo.”

Il professore se ne va sorridendo, Luke è più confuso che mai. L’unica opzione che gli viene in mente è che sia qualcosa che abbia a che fare con corsi extra, ma se così fosse sarebbe tempo perso.
Non gli interessa la letteratura.
Non gli interessa praticamente niente in verità.

~ Quel mattino, in sala insegnanti:

Il professor Fleming stava sistemando gli ultimi appunti mentre il caffè si raffreddava nel bicchierino di plastica accanto al libro. Dovette aggiustare gli occhiali da lettura che erano scivolati appena lungo il naso, quando un collega gli si sedette accanto.

“Matt… qual buon vento?”

Collega e amico, in verità.

“Ryan ti devo parlare di un mio studente, e vorrei un tuo consiglio.”

Dammi tutto di te || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora