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01:30.

Hana's pov

La prima cosa che vidi quando riaprii gli occhi furono le mie gambe semi piegate sul letto e le due lunghe di Ryomen che se ne stavano leggermente divaricate per tenermi in mezzo, poi la parete bianca della sua camera, l'armadio di fronte ai piedi del suo letto e la mia maglietta del pigiama che si era trasformata in un'abbondante felpa nera.

A primo impatto non mi soffermai a chiedermi dove mi trovassi, come fossi finita lì e come i miei vestiti fossero cambiati; semplicemente continuai a guardarmi intorno con aria incosciente, con un po' di appanno alla vista e godendo di quell'idilliaco silenzio e della luce gialla della lampada sul comodino che schiariva il buio della stanza.

«Buongiorno, principessa...» La voce dal tono ironico di Ryomen mi vibrò nell'orecchio, facendomi così notare quanto mi stesse effettivamente vicino: la mia schiena era stesa sul suo petto, la mia testa rilassata sulla sua spalla, il suo mento appoggiato sulla mia.

Merda...
Ma come ci sono finita qui?

Ricordavo bene di esser svenuta, ma non avere i tasselli che mi facessero collegare quel momento a quello attuale mi scosse, portandomi finalmente a svegliarmi da quel breve periodo di incoscienza e a realizzare tutto in maniera più lucida, soprattutto il fatto che avere addosso un indumento che prima non indossavo significava di conseguenza esser stata spogliata. Ma le energie per urlare, scalciare e difendermi non le avevo affatto, e quindi rimasi semplicemente immobile sul suo petto ad ascoltare il rumore dei miei lenti respiri.

«Come stai?», Ryomen me lo chiese dopo avermi avvolto le braccia attorno alla vita, stringendomi a sé con un ché di paterno. «Meglio?»

Sapevo che avrei dovuto odiarlo per quello che mi aveva fatto, ma tutto ciò che feci fu soltanto apprezzare le sue attenzioni, la nostra vicinanza, il modo adesso dolce e premuroso in cui mi parlava.

Affondai le mani nei polsini di quella felpa e chiusi gli occhi, portandole poi sulle sue per rubargli un po' di calore. «Ho freddo...», mugolai.

Allora lui sciolse per un secondo il suo abbraccio e tirò su le coperte, tornando poi a stringermi in maniera affettuosa sotto al piumone. «Adesso ti riscaldi, tranquilla.» E un suo palmo iniziò ad accarezzarmi il fianco, poi la pancia, poi un lato della vita, stringendolo dolcemente nel massaggiarlo.
«Hana?», mi chiamò.

Io riaprii gli occhi e girai il capo, incontrando così il suo che mi stava solo a un paio di centimetri di distanza.
Il suo caldo respiro mi coccolò, le sue carezze sul mio corpo mi fecero sciogliere fra le coperte.

«Non volevo farti svenire», mi disse, guardandomi prima negli occhi e poi le labbra.

«È comunque successo...», feci un po' di sforzo per dirlo. «Ma non fa niente. Non... Non importa», fissai anche io le sue labbra, «tanto alla fine fai comunque quello che vuoi con me», e buttai il mio sguardo in basso.

Lui portò l'altra mano alla mia guancia e me la accarezzò, spostandola poi fra i capelli alla mia nuca per pettinarmeli con cautela. «Hana... Avanti, non dire così...»

«Ma intanto è così.» Riportai lo sguardo nei suoi occhi e sospirai. «Mi tratti come ti pare e piace, e in più non ti chiedi nemmeno come io mi possa sentire.» La mia voce suonò triste, tanto che le sue labbra reagirono ammorbidendosi in un tenero sorriso.

«E dai, forza... Sai che non è vero. Io tengo conto eccome dei tuoi sentimenti.» Continuò a pettinarmi i capelli.

Io lì roteai gli occhi e girai il capo, tornando a guardare il muro di fronte a me. «Sei proprio un bugiardo...»

Bad behaviour - bdsm; Ryomen SukunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora