Capitolo 3

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"La gente si aggrappa alle abitudini come ad uno scoglio,
invece dovrebbe staccarsi e tuffarsi in mare. E vivere."

-BUKOWSKY








Le giornate passarono lentamente, così come passa l'inverno, avvolti dal buio della notte anche di giorno, con il sole che non sa scaldare e la neve che inesorabile tenta di posarsi sul mare. L'inverno mi ha sempre dato l'impressione di voler essere infinito come se non desiderasse cedere al mondo la gioia della primavera, forse per insegnarci che le cose belle bisogna guadagnarsele per quanto fugaci esse siano alla fine. Sull'isola la stagione più bella è proprio la primavera, gli alberi in fiore, la gentile brezza che scompiglia le chiome degli alberi, il sole che illumina il giorno, il buio che pian piano si ritira, ma nonostante la sua bellezza questa è una stagione breve, che in pochissimo tempo viene risucchiata dall'estate, lasciando alla primavera l'unica soddisfazione di aver portato all'estate.
L'autunno e la primavera smettono di esistere, e diventano dettagli futili per questo mondo. Noi siamo così catturati dalle nostre vite da vedere solo questo scambio tra bianco e nero, e non ci soffermiamo più ad ammirare le sfumature del mondo, non ci rendiamo più conto dell'immensità di colori e cambiamenti che perdiamo considerando solo due misere opzioni. E quindi esistono solo il bianco ed il nero, lasciando che un intero arcobaleno venga sterminato dall'esistenza del bene e del male. Tutti quei colori, posizionati nel mezzo, tutte quelle sfumature, sottomesse, il bianco ed il nero a fare da padrone, come se si stesse vedendo un film negli anni 50', dove anche un sorriso sapeva piangere ed una lacrima scomparire.

Eppure in questa cella tutto questo non aveva importanza, non sarebbe cambiato nulla se ci fosse stata la neve a gelarmi il cuore o le afose temperature estive, io avevo uno scopo preciso e ora chiusa qui giù stavo iniziando a perdere la testa e ad annoiarmi ed io abituata alla bellezza dei fiori che sbocciano e cambiano, odiavo la monotonia. La monotonia è per me un suicidio, un dolore incurabile, non sono capace di vivere una vita sempre uguale, tutti i giorni le stesse cose, gli stessi movimenti, le stesse persone, ed essendo intrappolata in questa dannata prigione anche la stessa identica stanza e lo stesso fottutissimo cibo.

Noia.

Ero terribilmente annoiata ed io non concepisco l'idea della noia.

Vivevo nella monotonia assoluta.

Io odio la monotonia.

Nella mia vita ho sempre ricercato l'azione, tanto da scegliere un lavoro movimentato, impegnativo ma sempre nuovo, vario, un lavoro che riconosceva la monotonia come pigrizia o come paura di affrontare il mondo, la vita che ci circonda. Un lavoro attivo fisicamente e mentalmente, completo, unico giorno dopo giorno, in sintesi un lavoro semplicemente perfetto. Fare da spia per il re o far parte di una delle sue segretissime scorte era veramente fantastico, eppure ora, tutto questo non valeva più niente. Potevo esser stata la miglior spia del mondo, il combattente  più forte della sua scorta ma il mio restava morto, spietatamente ucciso da colui il quale con le sue mani, grondanti di sangue ha osato macchiare la sua corona. E con la sua morte, io avevo perso tutto, tutta l'azione, tutto il potere, qualsiasi cosa mi era stata strappata via insieme al mio re, lo stesso re che avevo giurato di servire e proteggere. Ora non mi restava che trovare un modo per tornare al passato, un modo per tornare alla vita di prima, al governo di prima.

Sembrerà strano ma nonostante io odi profondamente la monotonia detesto allo stesso modo i cambiamenti. Quei cambiamenti drastici, repentini, di cui nemmeno ti accorgi, di cui non hai nemmeno il tempo di metabolizzare cosa sia successo che sono già avvenuti. Eventi come un re che muore o l'essere mandata ad ucciderne un altro mi destabilizzano più di quanto possa ammettere ed ho bisogno di tempo per abituarmi all'idea, quindi forse questa reclusione alla noia, che mi attanaglia lo stomaco non è poi così male dopo tutto.

Nonostante io abbia sempre fatto un lavoro dall'aspetto violento, e per niente adatto ai deboli di cuore, io non ho mai, mai, mai tolto la vita a qualcuno. Il mio re era un uomo buono, compassionevole, che vedeva la prematura morte di un uomo per mano di un altro come un oltraggio alla vita stessa, ed io sono cresciuta seguendo questo stesso ideale con la sua medesima convinzione. Non mi sono di certo rifiutata di imparare tutte le tecniche di combattimento e i centinaia di modi in cui si può uccidere un essere umano, ma ho anche avuto il privilegio di non averli mai dovuto mettere in pratica.

E guardatemi adesso, rinchiusa volontariamente nelle stesse segrete del re che ha spezzato l'idillio in cui vivevo, pronta a tutto pur di spezzargli il filo della vita.

Quanto può essere beffardo il destino.

Allora ritiro quello che ho detto prima, ed accetto di buon grado questa terribile noia che mi circonda, questo perché nella mia mente è già tutto pronto, passo dopo passo, eppure ancora non so come reagirò una volta fatto ciò che devo.

Ma lui, lui lo merita, merita ogni singola cosa che gli farò, perché lui non ha mai visto alla vita con sacralità, si è semplicemente svegliato un giorno ed ha deciso, ha deciso che ci avrebbe conquistato tutti con le buone o con le cattive. Le sue mani sono ora impregnate di sangue e, molto presto, le mie saranno sporche del suo. Sono più che pronta ad affrontare le conseguenze che sporcarmi del suo sangue implicherà, se è questo che salverà il mio mondo, sarò ben felice di portare il peso della sua morte sulle mie spalle. Voglio solo tornare alla normalità, alla pace che c'era su quest'isola quando lui non era re, quando i sei regni continuavano a vivere e coesistere, quando la mia casa non era in pericolo ed io potevo ancora sentirmi al sicuro.

Io ripristinerò il regime di prima, cancellerò dalla mente di tutti, dalla storia, questi ultimi due anni di tirannia e guerra, riporterò la serenità in questo magico luogo, e poi, solo allora fuggirò, andrò alla scoperta del mondo ma soprattutto alla ricerca del perdono per le mie azioni, ma si sa il fine giustifica i mezzi.

È tutto pronto, il cuore in gabbia e la coscienza legata ed imbavagliata, nulla andrà storto.

Alzate il sipario signori, si entra in scena.

L'ultima lama - Il Re NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora