Capitolo 2

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"La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro.
Leggerli in ordine è vivere,
sfogliarli a caso è sognare."

-SCHOPENHAUER








La prigione in cui mi avevano trascinata a forza, sorprendentemente, era meglio di come l'avessi immaginata. Nella mia mente avrei passato lunghi mesi di segregazione in un buco minuscolo dimenticato dal mondo intero, lurido, freddo e privo di luce, con la sola compagnia di me stessa. Mi potevo già vedere accasciata alla parete di pietra, in preda alla fame e con la mente spappolata, mi avrebbero liberato un giorno e sarei diventata come Ingrid, la pazza del mio villaggio. Un futuro rose e fiori, viva il pensiero positivo. Sta di fatto che avevo torto, avevo drammatizzato la situazione inutilmente.

Mi sbagliavo terribilmente.

Il luogo in cui mi trovavo sembrava a mala pena una prigione, anzi dava più l'impressione di essere in campeggio. Le varie stanze erano grandi e spaziose, sul pavimento numerosi sacchi a pelo per le varie persone, cibo ed acqua come se fossimo ad un buffet, ma la cosa che più mi aveva sorpresa era il fatto che, nonostante ci trovassimo sotto terra, avevano costruito delle enormi finestre che correvano su tutta la parte superiore della parete. Non c'era un filo di buio nemmeno di notte, il sole e la luna si alternavano nel donarci luce, e a mostrarci uno stralcio di mondo esterno. Le guardie si vedevano poco, non potevamo scappare, non che qualcuno ci avesse provato in quella settimana, le sbarre impedivano di uscire dalle stanze e le finestre erano indistruttibili, avevo controllato, quindi loro si limitavano a portare viveri e prigionieri e di tanto in tanto a portarne via un paio. Non ero stata così fortunata da essere tra gli ultimi, però.

Durante la mia permanenza ho fatto amicizia con un uomo sui quaranta, alto, mulatto, dai capelli lunghi e scuri, una barba corta e curata a ricoprirgli il mento e due occhi color miele. Un bell'uomo con una terribile storia. Mi aveva raccontato come era arrivato lì ancor prima di dirmi il suo nome, come se fosse più importante per lui dirmi di essere una brava persona piuttosto che la sua identità. Era stato venduto, suo padre lo aveva venduto al suo strozzino per ripagare un debito di gioco.
Aveva iniziato a raccontare da quando a sei anni suo padre lo aveva portato da quell'uomo, che sarebbe diventato il suo incubo, e lo aveva abbandonato al suo atroce destino. Era cresciuto lavorando per quello stronzo, facendo qualsiasi cosa gli chiedesse per paura di rimetterci la vita, lo stesso uomo che di notte entrava nella sua stanza e la lasciava il mattino seguente, lo stesso che lo picchiava così, per gioco. Sulla sua pelle avevo notato numerose cicatrici di cui non volevo conoscere la storia, già tremendamente turbata ed arrabbiata dalle cose che già mi aveva rivelato sulla sua infanzia. Era lì in quell'ariosa cella perché il suo capo gli aveva ordinato di metter fine alla vita del re, e lui si era invece consegnato al re stesso, gli aveva rivelato i suoi ordini e del perché avesse deciso di non eseguirli, ed il re? Lui lo aveva imprigionato lo stesso per tradimento e gli aveva offerto il mio stesso accordo, in più si era solo fatto dare il nome dell'aguzzino, per farci cosa non lo aveva detto, ma sicuramente niente di buono.

Mark, così alla fine mi aveva rivelato di chiamarsi, non era fiducioso nel re, non provava verso di lui alcun tipo di fedeltà, eppure lo aveva preferito al mostro che lo aveva cresciuto. Ed io ad ogni parola non potevo che pensare a mio padre, alle notti in cui tornava sbronzo a casa e alla mia pelle macchiata dalla sua ira.

Voglio bene a mio padre, quando non beve è un uomo affidabile, con dei principi e molte ambizioni, non a caso è il capo del nostro villaggio, eppure quando cala la notte e le sue labbra incontrano l'Ardoa, lui cambia, diventa quel mostro che una figlia non vorrebbe mai riconoscere nel padre. Quindi si, io la decisone di Mark la capivo a pieno, avrà pensato che tanto non poteva andare più affondo e che tanto valeva tentare di essere libero, per la prima volta nella sua vita. Non gli era andata bene purtroppo, aveva trovato sulla strada verso la libertà l'uomo più bastardo al mondo, ed era tornato in prigione. Passavamo il nostro tempo ad immaginarci fuori di lì, liberi nel mondo, mondo che forse non avremo mai il privilegio di vedere.

L'ultima lama - Il Re NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora