capitolo 6

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POV'S IRIS

Mi sveglio prima dei miei fratelli a causa dei dolori ovunque. Sono praticamente imprigionata tra i Jacopo e Ethan, entrambi tengono un braccio su di me che non mi permettono di muovermi.

Stanno leggermente russando quindi sono sicura che stiano dormendo.

-devo andare in bagno e prendermi gli antidolorifici, mi fa male tutto - penso. Lentamente cerco di togliermi le braccia di Ethan e Jacopo,cercando di non svegliarli.

Striscio lentamente verso l'estremità del letto. Striscio lentamente anche perché non posso andare più veloce, mi fanno male le costole e la spalla destra. Controllo l'orario e vedo che sono le 4:30.

Vado verso il mio zaino, prendo gli antidolorifici e una bottiglina d'acqua e vado nel bagno collegato alla stanza.

Non appena entro in bagno mi prendo subito l'antidolorifico. Mentre aspetto che faccia effetto mi guardo allo specchio e per poco non mi viene da vomitare.

Sposto lo sguardo verso la pancia scoperta dalla maglia.

-devo ricominciare a fare pallavolo, sono grassa. - mi segno mentalmente di chiedere a mio padre se posso iscrivermi al corso di pallavolo.

Faccio pallavolo da quando avevo 8 anni. Mi ha sempre aiutato a sfogarmi e amo un sacco questo sport. Sono un libero quindi mi butto anche sulle persone pur di prendere la palla. Ho ricevuto vari trofei ma li ho buttati tutti perché Van e "mia madre" non dovevano scoprire che facessi pallavolo. È sempre stato difficile giocare a causa dei pestaggi che ricevevo ripetutamente, ma ho sempre trovato un modo.

Quando il dolore sparisce decido di uscire dal bagno.

Noto che i miei fratelli stanno ancora dormendo e che non si sono accorti di star abbracciando un cuscino e non me.

Controllo l'orario dal telefono di Ethan e vedo che sono le 4:45. Non posso far a meno di notare lo sfondo del suo telefono. Siamo io, lui e Jacopo da piccoli. Mi salgono le lacrime agli occhi e decido di uscire dalla camera per fare una passeggiata per la casa.

Scendo le scale in assoluto silenzio e arrivo nel salone.

Sobbalzo quando vedo che c'è qualcuno seduto sul divano.

Guardando bene sembra essere uno dei miei fratelli.

Mi avvicino e accorgendosi di non essere solo, alza di scatto la testa.

"Iris" dice lui. Non essendosi ancora presentati non conosco i nomi di tutti i miei fratelli, tranne Jacopo ed Ethan.

Io faccio un cenno della testa.

"Siediti vicino a me" dice e mi fa spazio affianco a lui.

Io mi siedo esitante.

"Non mi sono ancora presentato: sono Elija, terzo fratello maggiore" dice gentilmente.

"Sono anche un medico, per qualsiasi cosa puoi venire da me" dice e mi guarda negli occhi, come se volesse leggermi anche l'anima.

-tra tutti i fratelli che potevo incontrare. Dovevo incontrare proprio il medico, cazzo. - penso rassegnata alla mia sfiga.

Io sorrido, non potendo parlare.

Lui, come se si fosse appena reso conto che non posso parlare, mi passa il suo telefono con l'app "note" aperta.

"Se vuoi dire qualcosa, scrivi qui" dice.

Io annuisco e scrivo:
"Come mai sei sveglio a quest'ora?"

e gli passo il telefono.

"Non riuscivo a dormire a causa dei mille pensieri che mi girano per la testa" dice.

"Tu invece?" mi chiede.

-e mo che rispondo?-

"Non avevo sonno" scrivo inventandomi una scusa al momento.

Lui mi guarda dubitoso ma annuisce.

"Ti va di venire in camera mia? Così parliamo un po' '" propone.

Io annuisco esitante.

-che cosa potrà mai accadere - penso.

"seguimi" dice e si alza. Io lo seguo in silenzio.

Saliamo le scale e superiamo la stanza che al momento condivido con i miei gemelli.

-Come reagiranno quando si renderanno conto che io non sono con loro? - penso mentre entro nella camera di Eljia.

Lui entra dopo di me e si chiude la porta alle spalle.

Io mi guardo intorno, stupita dalla grandezza di questa stanza.

Di fronte ci sono dei scalini che portano ad una specie di "ufficio", con una scrivania e delle sedie.

Prima degli scalini, a destra c'è un letto matrimoniale mentre a sinistra c'è un'armadio gigante.

La stanza è illuminata da led rossi.

Sento mio fratello ridacchiare allora mi giro verso di lui.

"Ti piace la mia stanza?" Chiede ridacchiando. Io annuisco sorridendo.

"Dai sediamoci sul letto" dice e non me lo faccio ripetere due volte. Anche se ho preso gli antidolorifici non significa che io sia guarita.

Mi siedo sul letto e Eljia si mette accanto a me.

"Ehi Iris" dice lui, e mi giro per guardarlo negli occhi.

"Mi dici come mai hai perso la voce?" Mi chiede e mi passa il suo telefono così posso scrivere.

"Te l'ha detto già papà, ho fatto un incidente" digito e giro il cellulare verso di lui.

"Lui potrà anche crederti, ma io no" dice e io spalanco gli occhi.

-Iris non devi far vedere che sei rimasta sorpresa da ciò che ha detto. Ma sei cretina?! - mi rimprovero mentalmente e decido di scrivere.

"Non capisco di cosa tu stia parlando" digito e giro di nuovo il telefono verso di lui.

"Iris non mentirmi, lo so che c'è qualcosa dietro" dice e io entro in panico.

Cerco di non guardarlo negli occhi perché sembra come se potesse leggermi anche l'anima.

"Piccola, guardami negli occhi" dice e mi prende il mento tra il pollice e l'indice.

Mi alza la testa e i miei occhi si incastrano in quelli di Elija.

"Di me ti puoi fidare" dice. È come se mi stesse facendo un incantesimo, perché all'improvviso mi viene voglia di parlare.

Sto per dire una parola quando sentiamo urlare.

"IRIS DOV'È??!"

-grazie a dio-


Il ritorno della principessa scomparsa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora