Capitolo 5: Il vento della rovina

231 22 125
                                    

Una luce asettica e priva di calore filtrò in quella stanza.
Lame di gelo attraverso le fessure delle tapparelle.
Il minaccioso rombo dei reattori gravitazionali, titanici quanto campi da calcio, era a malapena udibile da la dentro.

Mira incrociò le braccia, silenziosa, quasi a volersi proteggere.
La grammatica del suo corpo non lasciava spazio all'interpretazione.
I muscoli rigidi, tesi quanto corde di violino; le spalle gravate a terra dalla tensione.
Sentì chiaramente i battiti del proprio cuore rimbombarle fin dentro i timpani, il sangue scorrerle rumorosamente nelle vene quanto le ripide di un fiume.
Un' unica lacrima di sudore le solcò il collo, rigandole quella pelle liscia e rosata di puro timore.

Erano passati quasi dodici anni dalla fondazione di "Adad", ben diciassette, da quando quel carismatico bambino di nome Alis le aveva consegnato una nuova esistenza.
All'interno della loro organizzazione non v'era persona che non conoscesse la sua storia; tutta la merda a cui quegli avanzi di galera dei genitori l'avevano condannata.
Gli abusi, le botte, la prostituzione infantile, la malattia; suo fratello che nel vano tentativo di proteggerla veniva massacrato con una mazza di legno, lasciato come spazzatura a sanguinare fra l'immondizia e le siringhe di droga usate che riempivano quella casa degli orrori.
Aveva poco più di sette anni quando quella coppia di stronzi arrivò a scambiarla per un paio di dosi con gli schiavisti del deserto.

Quella ragazza covava in se il ritratto sputato dell' Inferno; in pochi avrebbero potuto davvero comprendere l'entità del suo patimento.
Chiunque altro si sarebbe spezzato;
non lei. Lei continuava in ogni modo a tentar di cambiare quella fogna di mondo.
Dentro Adad, non v'era persona che non l'ammirasse dal profondo del proprio cuore; il rispetto nei suoi confronti quasi religioso, il coraggio e la dedizione che dimostrava quotidianamente erano una fonte di ispirazione capace di smuovere persino le montagne.

Erano trascorsi diciassette anni dall' inizio della sua nuova esistenza.
Quasi due decenni dal giorno in cui, al fianco di Alis, smise di aver paura.
Aveva visto la morte in faccia così tante volte da perderne il conto; la sua lama di nere fiamme s'era incrociata con quella di migliaia di formidabili avversari, sopravvivendo e diventando più mortale e affilata scontro dopo scontro.
Lei era "Il Nero Sole", ed esser spaventata non faceva più parte della sua natura.

Mentre quella luce smorta ne illuminava pallidamente il viso però, per la prima volta da quel remoto passato, la sua pelle si ricoprì nuovamente di brividi.

I due uomini più importanti della sua vita se ne stavano lì, seduti uno di fronte all'altro a scrutarsi con occhi di fiamma, pronti a saltarsi alla gola da un istante all'altro.
I loro intenti emanavano strane sensazioni, una suggestione tanto forte da provocare negli altri vere e proprie allucinazioni; le sagome di due bestie mostruose pronte a scannarsi a vicenda.
Nessuna magia; nessun strano o incomprensibile potere alla base di quel fenomeno.
Soltanto lo scontro fra le loro indissolubili volontà.
In tutta la sua esperienza, Mira non aveva mai osservato qualcosa di tanto intenso.

La sua gola si strinse in un nodo, gli angoli delle labbra iniziarono naturalmente a contrarsi vero il basso per il nervosismo.
Si fece più vicina ad Alis, mezzo metro dietro la sua scrivania.

Lui era l'unico e inarrivabile leader di "Adad", la personalità magnetica che aveva attratto a se oltre un milione di combattenti, pronti a morire in qualsiasi momento per la realizzazione del suo sogno.
Le sue iridi vermiglio sembravano lapilli incandescenti.
Il loro intenso riflesso rossastro continuava a incresparsi ovunque; sulla scrivania in mogano, sulle pareti opache della stanza, su quelle lunghe ciocche di capelli argentati che gli ricadevano morbide sul viso.
Le maniche arrotolate della camicia lasciavano in bella mostra quei suoi muscolosi avambracci colmi di cicatrici e venature sporgenti.
Pure in quella situazione la sua fierezza spiccava come un faro nella notte.
L'intensità del suo sguardo era capace di far tremare persino le bestie selvagge più pericolose e indomabili quali Draghi e Chimere.
L'orecchino di croce nera, il simbolo che lo identificava come erede al trono dell' impero Atlasiano, svettava come un monito sul suo orecchio sinistro.

From Dust to AshesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora