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-Agente Grace, in posizione.-
La voce della sua compagna le parlò nell'orecchio.
Kaelee sorrise agli uomini d'affari che cercavano di fare colpo su di lei, da almeno venti minuti. -Scusatemi, signori. Vado a incipriarmi il naso, una fanciulla deve essere sempre presentabile.- disse con una risatina civettuola, sfiorando il braccio dell'uomo più vicino a lei, con la punta delle dita.
-Lei è bellissima, non ha bisogno di rendersi presentabile.- disse, uno degli uomini. Aveva una voce roca e graffiante, non il genere che Kaelee preferiva.
La donna rise nuovamente, poi si allontanò con passo leggero. Mentre camminava, verso il bagno delle signore, si guardò in giro alla ricerca delle sue compagne, le vide entrambe circondate da gruppetti di uomini di mezza età. Esattamente come lo era lei, fino a poco prima.
Quando arrivò al bagno controllò che fosse vuoto, poi parlò nell'auricolare. -Agente Doris e Agente Elizabeth, a rapporto nei bagni.- disse, in tono autoritario.
-Ricevuto.- risposero all'unisono.
Mentre aspettava le sue compagne tirò fuori il rossetto, ripassandolo sulle labbra carnose. Le sue compagne la trovarono così, china in avanti che si sistemava il trucco.
-Ti prendi troppa cura di te stessa...- disse Dyan, con un sorrisetto, avvicinandosi anch'essa allo specchio per sistemarsi i capelli.
-E tu troppo poca, Doris.- ribattè Kaelee, con un ghigno disegnato sulle labbra rosse e fresche di rossetto.
-Dio, quanto odio quel nome. Non potevo assomigliare a una con un bel nome?- borbottò Dyan, scuotendo la testa contrariata.
-Fanciulle, vi prego, abbiamo un lavoro da portare a termine.- disse Natalie, in tono canzonatorio.
Dyan sbuffò e si tirò su la lunga gonna rossa, scoprendo le cosce e un piccolo contenitore di stoffa legato ad una di esse, all'altra invece era fissata una pistola calibro 22.
-Doris, cosa fai? Non possiamo in questo bagno! Suvvia, siamo donne per bene!- esclamò Kaelee, fingendosi imbarazzata e coprendosi la bocca con le mani.
-Ah, smettila scema! Non sei il mio tipo.- rispose Dyan, ridacchiando.
Natalie scosse la testa, sorridendo anche lei. -Ragazze...-
-Sì sì, ho capito.- borbottò Kaelee, mentre Dyan distribuiva le cimici che aveva tirato fuori dal borsellino che aveva alla coscia, per poi riabbassare la gonna.
-Agente Grace, qual'è la tua posizione?- disse Kaelee, parlando nel suo piccolo auricolare.
-Agente Grace, a rapporto.- rispose Jessica, in un sussurro, all'orecchio delle altre tre.
-Grace, posizione?- chiese, nuovamente Kaelee, mentre le altre due ascoltavano in silenzio.
-Sono nel bagno privato del nostro obbiettivo. Ho posizionato la prima cimice, mi appresto a fargli bere il sonnifero. Vi contatterò appena avrò il via libera.- disse Jessica, senza quasi respirare.
Addescare gli obbiettivi, di solito, era il compito di Kaelee, essendo la più richiesta. Ma questo aveva espresso interesse verso Jessica, e lei non lo sopportava.
-Ricevuto.- rispose Kaelee.
Le tre spie si guardarono per qualche secondo, poi Dyan sorrise. -Buon lavoro, ragazze. Siate sexy come solo voi sapete essere.- disse, ripetendo quello che si dicevano sempre prima di una missione.
Kaelee e Natalie sorrisero e annuirono, poi tutte e tre uscirono dal bagno e tornarono a mischiarsi tra gli ospiti della gigante casa di Thomas Jacobson: il loro obbiettivo.

Kaelee, durante i cinque anni di missioni sul campo, aveva visto tante case di quel genere. Tanto grandi da avere un bagno per gli ospiti come quelli dei ristoranti di lusso. I padroni di quelle case erano imprenditori, bancari, politici e succhiasangue di ogni tipo. Sperperavano il denaro, senza preoccuparsi di altro se non di loro stessi. Accumulavano soldi, e odio, poi un giorno, non contenti di ciò che hanno, diventano dipendenti da qualcosa. Non importa cosa, che sia droga, gioco d'azzardo o puttane, e alla fine rimangono senza soldi.
La maggior parte delle volte entravano in affari con la mafia, attirandosi i guai proprio sotto l'uscio di casa.
Per fortuna il GAI non si occupava di uomini tanto inutili, ma di ladri dello stato.
Il signor Jacobson aveva fatto rubare oggetti in dotazione agli Agenti del GAI, perciò, ovviamente, aveva pagato qualcuno all'interno. Kaelee, Dyan, Jessica e Natalie erano lì per scoprirlo, mettendo cimici in tutte le stanze. Lavoro lungo e pericoloso, dati tutti gli ospiti.

Uno degli uomini con cui stava parlando poco prima cominciò ad avvicinarsi a lei. -Audrey...-
-Oh, mi dispiace, ma sto cercando una cara amica. Tornerò a cercarti dopo.- disse lei, con la solita voce sensuale e civettuola.
L'uomo si fermò e annuì impercettibilmente, ma non aveva un'espressione felice.
Kaelee lo salutò con un sorriso di scuse, poi si girò e si mischiò tra gli invitati. Una volta arrivata alla fine della sala svoltò in un corridoio deserto, e si mise a mettere cimici nelle stanze che trovava.
Stava cercando lo studio di Jacobson, e sperava di trovarlo lei e non le altre. Le piaceva rendere il lavoro un gioco, chi alla fine vinceva si faceva offrire da bere dalle altre.
Aprì una porta ed esultò. L'ufficio!
Si infilò dentro con cautela, chiudendo piano la porta alle sue spalle, camminò fino alla scrivania in mogano, era una di quelle enormi, con un piccolo spazio per le gambe, in mezzo. Fece il giro e spostò di poco la grossa sedia in pelle nera,poi si abbassò, cercando di non sgualcire il vestito. Applicò la cimice all'interno del quadrato per le gambe, non l'avrebbe vista mai lì, poi si rialzò e premette il tastino dell'auricolare. -Qui Agente Audrey, mi dovete da bere. Ho trovato l'ufficio.- ridacchiò a bassa voce, non avrebbe ricevuto risposte, ma sapeva che dall'altro lato le sue compagne stavano imprecando a bassa voce.
Kaelee si guardò intorno e vedendo una libreria si strinse nelle spalle, poteva rimanere cinque minuti. -Vediamo che cos'hai, brutto bastardo.-
Si avvicinò ai libri e notò che non erano mai stati toccati, erano lì per fare scena. Inoltre, come lei sospettava, dopo averne tirato fuori uno, si accorse che erano finti, legno rilegato per far bella figura. Kaelee fece una smorfia di disgusto e si spostò.
Stava per uscire quando sentì dei passi all'esterno, ma prima che si potesse nascondere qualcuno aprì la porta.
-Ah, eccoti. Ti ho trovata, finalmente.- esclamò l'uomo, con un voce sgradevole.
Kaelee lo riconobbe all'istante, era l'uomo che l'aveva avvicinata quando era uscita dal bagno. Fece un piccolo colpo di tosse e si ricompose, cercando di ricordare il nome di quel tipo. -Signor Handersen, come mai qui?-
-Potrei farti la stessa domanda, Audrey.- disse lui, avvicinandosi a lei e chiudendo la porta a chiave.
Kaelee deglutì, picchiarlo troppo forte avrebbe fatto saltare la copertura. Indietreggiò, fino a sbattere contro la scrivania. -Che cosa vuole, signor Handersen?- domandò con un filo di voce, facendo finta di essere spaventata. Non era certo la prima volta che succedeva una cosa del genere. Anzi, di solito doveva anche starci, dato che era con l'obbiettivo in quei casi.
-Sei venuta a cercare Thomas, vero? Non una tua amica.- ringhiò l'uomo, avvicinandosi sempre di più.
-No, mi sono persa signor Handersen. Glielo giuro.- piagnucolò Kaelee, e si sentì fiera dei corsi di teatro all'Accademia del GAI.
-Menti, ma non mi interessa. Ora siamo qui, e avrò ciò che voglio.- L'uomo riempì in fretta la distanza rimasta e la bloccò alla scrivania, stringendole una coscia con una mano e premendo il bacino contro di lei.

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